Tra Capena e Morlupo catturate in meno di due mesi quattro tartarughe azzannatrici e una vipera. Rettili molto pericolosi. La testuggine con il suo morso terribile può staccare anche un dito, il morso della vipera è velenoso per l’uomo.
A catturare un esemplare di tartaruga azzannatrice (Chelydra serpentina) l’etologo Andrea Lunerti. In meno di due mesi sono quattro le tartarughe pericolose catturate vicino Roma. Si tratta di rettili molto aggressivi con una capacità di morso dotata di una delle pressioni più forti del mondo animale, addirittura più forte del leone e dell’orso e poco meno della tigre del Bengala.
A vederle, ad un occhio inesperto, sono molto simili alle nostre pacifiche tartarughe e proprio per questo ancor più pericolose. Viene voglia di afferrarle e il rischio che l’animale spaventato attacchi è notevole. Un morso può staccare un dito di netto.
In quella zona, lo scorso maggio 2022 una signora che percorreva la strada da Capena a Morlupo ne aveva avvistata una sul ciglio della strada ed aveva avvisato l’etologo per recuperarla. Pare probabile che ci sia un insediamento non ancora ben identificato in quelle zone.
Attenzione, nel caso di avvistamento è buona norma provvedere a chiamare i Carabinieri Forestali che sono addestrati e sanno come gestire le poteziali aggressività della povera bestia.
L’animale trovato a fine maggio di quest’anno era ferito e stanco ed è stato trasferito in un rifugio per fauna selvatica, dove sarà curato. Andrea Lunerti ha le competenze necessarie per svolgere questo delicato lavoro perché di mestiere è un etologo, che lavora molto con il mondo del cinema, e sa come trattare qualsiasi tipo di selvatico, anche molto pericoloso.
Viene spesso coinvolto per catturare nidi di api o vespe, vipere, volpi, falchi, ogni tipo di selvatico finito in prossimità di case e giardini, o perché ferito o perché scappato da qualche allevamento.
Il 16 maggio scorso era stato chiamato sempre per recuperare un’altra di queste tartarughe nella fontana di un condominio, a nuotare con i pesci rossi, nel cortile di un palazzo di via Lorenzo Rocci, a Monteverde.
Qualcuno dei condomini se n’è accorto perché l’animale stava per azzannare la mano di una bambina mentre dava del mangime ai pesci rossi della fontana. È stato dato l’allarme e sono intervenuti i Carabinieri Forestali sempre con Lunerti.
La tartaruga è stata “affidata a una clinica di San Cesareo per i controlli sanitari di rito” ha spiegato Lunerti che, ha detto di essersi imbattuto in almeno quindici altri esemplari, nel corso degli ultimi 18 anni, nella provincia di Roma. “Quattro li ho catturati solo nella zona compresa tra Morlupo e Capena”. Ma non è un’operazione semplice.
La Chelydra serpentina o testuggine azzannatrice è comune in Nord America, dal Canada meridionale fino agli Stati Uniti centrali e orientali e dalle coste atlantiche fino alle montagne rocciose. Predilige acque dolci stagnanti o a corso lento con fondo melmoso e ricco di vegetazione.
Dotata di buona muscolatura, la testuggine azzannatrice basa la propria strategia di caccia sulla rapidità con cui riesce a muovere il collo, sorprendendo le sue prede. Di solito pesci e piccoli molluschi.
La bambina di Monteverde ha rischiato pertanto di provare la forza delle fauci dell’anfibio che, cresciuto in cattività, può assumere dimensioni ragguardevoli, di gran lunga superiori a quelle che avrebbe nel proprio habitat, naturale, ovvero i corsi d’acqua e gli stagni.
Queste tartarughe, sono l’ennesima specie aliena introdotta nella Capitale, “riescono a mordere anche sopra il loro carapace” ha testimoniato Lunerti. “Per questo è assolutamente sconsigliabile avvicinarsi per nutrirle. Innanzitutto perchè la fauna selvatica non va alimentata. Poi, aspetto tutt’altro che secondario, perchè potrebbe essere anche pericoloso provare a farlo.”
La tartaruga è l’animale più longevo di tutti i vertebrati. Mediamente vive dai 70 agli 80 anni, ma può superare tranquillamente i 100. La tartaruga palustre può vivere sino a 150 anni e in alcuni casi sino ai 200. In genere vivono di più le testuggini, cioè le tartarughe terrestri.
Alcune possono essere di dimensioni più grande delle normali tartarughe che conosciamo, ma sono comunque tutte pericolose. Secondo l’esperto prediligono la zona tra Capena e Morlupo perché ricca di fossi, ingrossati per via delle piogge. È l’ambiente ideale per loro, sempre in cerca di lumache, molluschi e piccoli pescetti. Il fatto di tutti questi avvistamenti lascia presagire che vi sia una zona di ripopolamento nei pressi di Roma o una fuga da qualche allevamento. Non è normale trovare questi rettili nelle campagne romane. La loro introduzione è vietata.
“Vorrei approfittare per informare le persone del posto ed in particolare gli agricoltori, di fare attenzione a dove mettono le mani. Questi animali hanno una velocità fulminea e con il loro becco corneo sono in grado di recidere una falange” ha dichiarato Andrea Lunerti.
Con l’arrivo della primavera e le temperature via via più calde, anche i serpenti tendono a “risvegliarsi”. Può capitare quindi di ritrovarsene uno in giardino, soprattutto se si abita in zone rurali o comunque circondate di verde e campagne.
La maggior parte dei rettili fanno parte della famiglia dei biacchi, comuni serpenti non velenosi ma spesso confusi con quelli velenosi (e inutilmente uccisi).
Succede, a volte, anche di trovarsi di fronte una vipera. È quanto accaduto ai proprietari di un appartamento in zona Porta di Roma, periferia nord est della Capitale, che hanno sentito abbaiare incessantemente il cane in giardino e hanno notato che ad allarmarlo era, appunto, il rettile.
La segnalazione è scattata mercoledì e nel giardino dell’appartamento è intervenuto di nuovo Andrea Lunerti, che ha recuperato la vipera in sicurezza.
“Non spaventiamoci ogni volta che vediamo un serpente – mette in guardia Lunerti – le vipere sono comunque molto rare vicino ai centri abitati, tre su Roma in più di tre anni, e soprattutto non tentiamo di ucciderle. Le statistiche ci dicono che la maggior parte dei morsi all’uomo avvengono durante i tentativi di uccisione del serpente da parte di quest’ultimo”.
Sarà la stagione, sarà il caldo, sarà anche che stiamo cementificando vaste aree di campagna e di bosco, lasciando sempre meno spazio ai selvatici che vengono a cercare cibo dove noi lasciamo la spazzatura. Serpenti, topi, cinghiali e processionarie: così le strade di Roma si trasformano in una giungla ad ogni primavera inoltrata.
Una segnalazione passata ha riguardato un serpente visto nell’Istituto Majorana, poco lontano dal Parco Campagna in via di Mezzocammino. A notarlo sono stati gli studenti che lo hanno visto dietro una panca dello spogliatoio.
Il giorno precedente un altro avvistamento, nella stessa zona ma in un’altra scuola: nel cortile dell’istituto comprensivo Guglielmo Pallavicini, nel IX municipio.
L’animale era nascosto tra l’erba alta e incolta. Il nodo infatti da sciogliere per gli istituti romani sono proprio gli interventi di manutenzione nelle aree verdi degli istituti scolastici. Così senza manutenzione si rischia l’invasione di animali indesiderati.
Della presenza di topi, gabbiani e cinghiali siamo tutti consapevoli. Si fanno derattizzazioni ma l’area è grande e la capacità di resilienza di questi animali è stupefacente. L’unica soluzione è mantenere pulita l’area, senza lasciare l’immondizia per giorni e settimane, sul ciglio stradale.
È il cibo abbandonato che attira i selvatici, la sporcizia e il degrado che favoriscono la presenza di topi, gabbiani e piccioni che a loro volta richiamano serpenti e cinghiali.
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