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Taser e Service tax

L'avevano chiamata Taser, già proprio come il nome dello storditore elettronico. Via l'Imu, avanti con Taser. Nella nota diffusa dal Governo al termine del recente Consiglio dei Ministri, si leggeva: "Sarà istituita l'imposta sui servizi comunali (Taser), che sostituisce la Tares". Ma l'acronimo scelto è durato poche ore, il tempo di accorgersi che digitando Taser su Twitter si sprecavano i giochi di parole e le battute ironiche.

Eccone tre. "Mesi di studio per chiamare l'imposta comunale Taser, come l'arma della polizia che ti paralizza con l'elettroshock. Espertoni di marketing" (@Iddio). "Doveva chiamarsi Taser, poi hanno pensato che l'elettroshock agli italiani per via fiscale anche no" (@lucasalvioli). "La nuova tassa si chiama Taser, come la pistola elettrica. E poi ditemi che al ministero non hanno il senso dell'ironia…" (@laelius)

Chissà, Taser era una sigla che negli austeri ambienti del Ministero dell'Economia doveva essere piaciuta molto. E' una 'tassa sui servizi' e allora vien da sé, Taser: acronimo secco, dal sapore quasi cinematografico, 'dà l'idea di un raggio laser' avranno pensato. Sarebbe bastato però fare una piccola ricerca su Google per comprendere che la scelta si stava rivelando troppo elettrizzante. Già, perché Taser è un acronimo già esistente ("Thomas A. Swift's electronic rifle") ed è la denominazione di quella pistola a scariche elettriche in dotazione alle forze di polizia americane che dovrebbe stordire il criminale ma che spesso e volentieri funziona talmente bene da uccidere il malcapitato. Amnesty International ne ha chiesto il ritiro sostenendo che solo tra Usa e Canada oltre 330 persone sono morte dopo essere state colpite dalle scariche elettriche di una Taser.

Un elettroshock agli italiani per via fiscale? Meglio evitare, avranno pensato a Palazzo Chigi. Via dunque Taser, spazio alla più anglosassone 'service tax'. In realtà, nel Regno Unito la tassa che i contribuenti versano per pagare i servizi locali si chiama 'council tax', ma poco importa. Peraltro, l'espressione non è nuova. L'Osservatorio neologico della lingua italiana attesta una sua presenza sui giornali fin dal giugno 2010. Ma se era giusto rinunciare all'improbabile acronimo Taser, perchè far pagare agli italiani una nuova tassa ma 'in inglese', come si è chiesta la parlamentare Giorgia Meloni? Sui blog qualcuno ha provato a dare una spiegazione: il fine è semplice, far sì che il cittadino medio non capisca.
 

Redazione

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