Tassista violentata, stupratore confessa: “E’ stato un raptus”
Si tratta di Simone Borgese, un romano di 30anni che ha confessato
Dopo una caccia all'uomo durata due giorni è stato catturato il responsabile dello stupro della tassista avvenuto a Roma all'alba di venerdì. Simone Borgese, 30enne di Roma, ha confessato le proprie responsabilità dopo tre ore di interrogatorio davanti agli inquirenti della squadra mobile e al pm Eugenio Albamonte.
Si è giustificato dicendo: "E' stato un raptus". Cosa poco credibile, visto che ha indicato alla tassista una destinazione appartata come propria destinazione. L'uomo è stato rintracciato a casa dei nonni ed è stato portato in carcere con le pesanti accuse di rapina, lesioni e violenza sessuale aggravata.
A Borgese gli agenti della mobile diretta da Luigi Silipo sono arrivati grazie all'identikit fornito dalla vittima e alla testimonianza di un collega della donna che ha riferito di avere ospitato nei giorni, sul proprio taxi, l'aggressore che portava con sé una borsa identica a quella segnalata dalla tassista aggredita. Questo particolare ha consentito agli investigatori di risalire a Borgese.
IL COMUNICATO DELLA POLIZIA DI STATO. Nella giornata odierna (ieri, ndr), la Polizia di Stato ha eseguito il fermo di indiziato di delitto per violenza sessuale e rapina nei confronti di S. B., nato a Roma il 13.02.1985. Il trentenne, intorno alle ore 7 dell’8 maggio, si è fatto condurre dalla tassista M. M. in una zona appartata della cd. “Piana del Sole”, fingendo di dover andare in un casolare che si trova proprio al termine di una strada chiusa, non più asfaltata, in una laterale di via Pescina Gagliarda.
Appena imboccata la strada sterrata, invece, il cliente chiedeva di fermarsi e, a quel punto, aggrediva la vittima, immobilizzandola per i capelli, sferrandole un pugno e costringendola a un rapporto sessuale. Al termine, la rapinava del portafoglio, cercava di sottrarle anche le chiavi della macchina, il cellulare e gli occhiali da sole, ma la vittima, afferrandolo per la camicia, gli faceva cadere gli oggetti, mentre l’uomo scappava tra i campi adiacenti alla zona.
A seguito delle indagini ininterrotte della polizia, coordinate dalla Procura della Repubblica, supportate da attività tecniche, sopralluoghi, analisi delle rapine e dei furti ai danni dei tassisti e, in particolare, di quelle avvenute nella zona della violenza, si decideva di diffondere l’identikit dello stupratore, elaborato dal locale Gabinetto di Polizia Scientifica. Arrivavano diverse segnalazioni, una delle quali risultava di particolare interesse, in quanto effettuata da un tassista che affermava di aver condotto un cliente, somigliante a quello ritratto nell’identikit, in una delle strade limitrofe a via Pescina Gagliarda. Il tassista, inoltre, dichiarava che lo sconosciuto cliente non gli aveva pagato la corsa, ragion per cui si era fatto lasciare il numero di cellulare.
La dichiarazione del tassista veniva comparata con l’analisi effettuata sui furti e sulle rapine commesse in zona, nonché con le indicazioni ulteriori raccolte su strada dagli Agenti. Dagli accertamenti esperiti si accertava che il numero di utenza risultava intestato a S. B., poi riconosciuto – senza alcun dubbio – dalla persona offesa, a cui veniva sottoposto in visione un album fotografico. Dopo diverse ore di ricerche, S.B. veniva rintracciato in via Pineta Sacchetti angolo via Alciato, dove tentava di scappare in ogni modo, ma veniva prontamente bloccato dagli Agenti operanti che lo conducevano immediatamente in Questura.
Qui, dopo essere stato sentito dal Pubblico Ministero procedente, con la presenza dell’avvocato, veniva sottoposto a fermo di p.g. da parte degli Agenti della “IV Sezioni Reati sessuali e in danno di minori” della Squadra Mobile, in considerazione degli elementi raccolti. Il fermato ha ammesso le proprie responsabilità nell’atto e, a seguito di perquisizione effettuata presso il domicilio, è stato rinvenuto il vestiario indossato al momento della violenza e puntualmente descritto dalla vittima.