Categorie: Spettacoli

Teatro dell’opera di Roma “Aufstieg und Fall der Stadt Mahagonny”

E' in scena al Teatro dell'Opera di Roma fino al 17 ottobre Aufstieg un Fall der Stadt Mahagonny, Ascesa e caduta di Mahagonny (musica di Kurt Weil e libretto di Bertolt Brecht), del regista Graham Vick, che chiude questa fortunata stagione operistica 2014/2015 del Teatro Costanzi, contraddistintasi dalla varietà delle proposte e dal grande successo di pubblico. Ascesa e caduta di Mahagonny è un'opera complessa e potente che il regista Graham Vick ha voluto contemporaneizzare, ambientandola ai nostri giorni, riuscendo con successo ad attualizzare il messaggio di denuncia sociale che Bertolt Brecht lanciava alla società capitalistica del tempo, rendendolo di fatto universale, sottraendolo alle categorie mentali dell'epoca, alla stretta contrapposizione ideologica capitalismo/marxismo.

Mahagonny diventa così l' espressione della caduta del nostro mondo consumistico, l'estremo epilogo di una civiltà che ha fatto della ricerca di saziare il ventre a ogni costo un principio e un fondamento etico. L'ambientazione moderna di Graham Vick sembra quasi futuristica,  Mahagonny appare come una ipotetica città del futuro che nasce per essere la città dove tutto è permesso, dove non c'è sofferenza, dove si può godere la vita senza lavorare, ma che in realtà è una città trappola, ereditando ed esasperando le devianze e gli eccessi di quella civiltà consumistica e mediatica, basata sul denaro, da cui i suoi cittadini fuggono.

La ricerca della felicità dei cittadini di Mahagonny, è la ricerca della libertà che si realizza come opposizione a ogni regola e divieto, nella totale anarchia, che non fa che renderli ancora più prigionieri e schiavi dei loro bisogni e passioni. I personaggi sono moderni, sempre in bilico, perennemente sull'orlo del crollo e quanto mai realistici pur nella loro esagerazione, negli eccessi, nella violenza, nell'essere accecati dall'egoistico soddisfacimento dei bisogni animali: mangiare, amare, combattere, bere. La forza e la potenza di Mahagonny messa in scena da Graham Vick è proprio quella di riuscire a far sorridere lo spettatore degli aspetti più paradossali e agghiaccianti della società consumistica in cui si vive, come se non gli appartenessero, e nello stesso tempo a svegliarlo, almeno per un momento, da quell'effetto ipnotico che quotidianamente in essa subisce.

Indimenticabile è la scena iniziale della fondazione di Mahagonny dove sfilano all'aeroporto di arrivo, una umanità variegata e folkloristica, richiamata da una fitta campagna pubblicitaria televisiva, che non vede ora di togliersi le maschere: il ragazzo che non vede ora di spogliarsi per mostrare la succinta lingerie femminile che indossa, il prete che non vede ora di togliersi la tonaca per poter amare liberamente il suo uomo, prostitute che, bisognose di un riscatto, sono pronte a mostrarsi per ciò che sono, una folla umana descritta con realismo, colore e ironia. La denuncia dei paradossi della civiltà consumistica e delle distorsioni nell'uso del potere dei mass media come strumento di condizionamento delle masse, raggiunge il culmine di drammaticità e forza espressiva, nel finale del terzo atto, dove il giudizio e l'esecuzione di Jimmy, il protagonista, che si è macchiato del reato capitale di non avere più soldi, sono ambientati nel setting di un moderno programma televisivo a premi.

Vibrante il duetto  tra Jimmy e Jenny nel terzo atto, espressione di una autenticità umana sopravvissuta alle macerie di Mahagonny, e inaspettato, coinvolgente il finale, che non può non provocare nel pubblico, reso all'ultimo parte attiva dello spettacolo, una profonda riflessione sul destino della nostra attuale civiltà. Come lo stesso regista ha affermato nella conferenza stampa: non è colpa dei politici, di Dio, ma siamo noi che dobbiamo assumerci la responsabilità per la nostra vita e per il bene comune. L'umanità ha ancora il potere di cambiare le cose adesso.

Redazione

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