Una forma comunicativa che dura da secoli. Ha coinvolto generazioni, ha cercato di educarle, le ha invitate a riflessioni. Le ha sedotte. Il teatro da tempo è certamente una risorsa culturale, una viva espressione comunicativa, sempre nuova. Il teatro nel mondo, il teatro a Roma.
Eschilo, Sofocle. Ma anche Aristofane, Euripide, Shakespeare, Goldoni. Il valore della commedia tanto quanto quella tragedia. Negli anni, costantemente rinnovate nella loro tradizione. Per lasciare un segno, un’impronta. Per raccontare storie state tramandate nei secoli e divenute esperienza, significato. Dalla riabilitazione di alcuni culti dionisiaci alle rappresentazioni di vita quotidiana. Tra stereotipi e racconti di attualità. Immersi nelle leggende. Nella cultura del mito, della religione.
Il teatro da sempre prova a resistere, tra mille incombenze burocratiche e una tecnologia imperante. Che compromette, insieme a un gusto sempre più indifferente da parte del pubblico, un’esistenza che meriterebbe invece di essere sostenuta e alimentata.
Perché il teatro è il luogo dove tutto è finto, ma niente è falso. Un luogo che ci riconcilia con il bello, fatto di passione. Di emozioni. E quelle no, non possono, non devono lasciare il passo a nuove forme di sentire, di concepire la vita.
Financo in una società liquida, tendente alla consumazione effimera e materialistica di qualsivoglia componente della vita.
Cosa significa oggi dirigere un teatro? E soprattutto a Roma e nel Lazio? Lo abbiamo chiesto ad Andrea Maia, fondatore e direttore artistico del Teatro Golden sito a San Giovanni, nel cuore di Roma.
“E’ un bel tema. Da poco tempo, dall’immediato post pandemia noi abbiamo due associazioni oggi che possono interpretare e tutelare le attività di teatro nel territorio” – ci dice Andrea Maia – “Parlo di ATIP (Associazione Teatri Italiani Privati) e UTR (Unione Teatri di Roma). Sono due associazioni a cui anche noi del Golden facciamo riferimento. Hanno portato avanti alcune tematiche che riguardano i teatri. Bisognerebbe fare una distinzione: dirigere un teatro significa sì occuparsi della parte artistica, ma anche putroppo della parte burocratica e finanziaria. Per la prima, possiamo dire che le scelte effettuate da un teatro di Roma seguono una linea editoriale. Una linea di genere, ma che tiene conto anche della dimensione del teatro stesso”.
Nello specifico?
“Un teatro medio piccolo farà delle scelte ovviamente calibrate sulla platea a disposizione. Un teatro più grande potrà effettuarne delle altre. Roma ha una situazione teatrale abbastanza singolare e unica in tutta Italia. Abbiamo più di 100 teatro. Dai 50 posti ai più di 2000 posti. Così la città è in grado di soddisfare più o meno tutte le esigenze richieste. Da compagnie e pubblico”.
Qual è l’aspetto più bello del suo lavoro? Quello creativo suppongo…
“La parte artistica è certamente la parte bella del nostro lavoro. Quella burocratica è un po’ più complicata. Entrano in campo dei temi che noi rappresentanti di teatro, insieme alle varie associazioni portiamo avanti, sempre più convintamente”.
Su quali temi state concentrando il vostro lavoro in questo momento?
“Si parte dal tema nazionale del Tax Credit applicato anche al teatro e non solo al cinema. Un tema sul quale l’ATIP e l’UTR stanno lavorando ultimamente. Si tratta dell’individuazione di alcune procedure che consentono alle produzioni di recuperare alcuni investimenti effettuati per alcuni progetti. Oppure il lavoro si concentra su alcuni temi locali. Nello specifico mi riferisco all’attenzione che le amministrazioni locali dovrebbero avere nei confronti di territorio e teatro privato. Parlo di tutta quella serie di finanziamenti, stanziamento fondi per l’innovazione tecnologica, efficientamento energetico, abbattimento barriere architettoniche e così via. Ma il lavoro è anche orientato nei confronti di alcuni temi che sono legati al riequilibrio del rapporto tra settore pubblico e privato, nell’ambito delle funzioni svolte dalle imprese dello spettacolo dal vivo. Oppure ancora, il lavoro è rivolto al tema del circuito regionale, una valutazione complessiva dello stesso circuito, molto importante perché si producono spettacoli che potrebbero girare per la Regione Lazio“.
E’ importante il rapporto con le istituzioni…
“Diventa fondamentale. Devo dire che piano piano, attraverso l’attività di queste associazioni lo scenario sta migliorando. C’è stato un periodo buio, di non rapporto col Comune di Roma. Per diversi anni non abbiamo avuto alcun contatto. Ma adesso attraverso queste associazioni si stanno aprendo la comunicazione. Abbiamo un dialogo più aperto anche con la Regione Lazio. Speriamo di raggiungere dei risultati. Il teatro ha bisogno di sostegni e attenzione, ma anche di promozione. Anche relativamente alla formazione del pubblico giovane. In quel caso non servono fondi, ma una semplice attenzione nei confronti di idee per creare un bacino d’utenza nuovo e giovane“.
Come si fa a solleticare la curiosità e ad accalappiare l’attenzione delle nuove generazioni in una società dominata dal digitale e dalle tecnologie?
“Attraverso un lavoro che deve cominciare dalla scuola. La scuola deve inserire progetti teatrali ed educare gli studenti, attraverso laboratori. Non soltanto durante le ore del mattino. I giovani dovrebbero andare a teatro con gli amici, con le famiglie, alla sera. Il Teatro Golden da 13 anni porta avanti un evento importante per questa finalità. Mi riferisco al Festival del laboratorio teatrale nelle scuole. Tutti gli anni selezioniamo delle scuole che mostrano in questo Festival il lavoro di un anno, durante un appuntamento che dura 5 giorni, comprensivo di giuria e premiazione. Questo avvicina i giovani. Non solo all’attività artistica, ma anche al teatro. Godendo della magia e dell’atmosfera del teatro. Ma tutto questo comporta soldi e fatica per gli organizzatori”.
Queste nuove forme sperimentate durante il lockdown che sfruttano il digitale, hanno e avranno modo d’esistere nel futuro? Sono possibili per un rilancio del teatro?
“La storia ci dice che ciò che è stato fatto sulle piattaforme è stato un insuccesso. Le iniziative istituzionali, sorrette da ingenti finanziamenti non si sono rivelate efficaci. Il teatro vive sul palcoscenico, dal vivo. Ma non escludo qualche buona idea vincente in futuro che riesca a esaltare un certo tipo di teatro. Non tutto è adatto a queste modalità. Ma qualcosa si potrà ottenere”.
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