S di Slam, S di Storia, S di Sinner. L’azzurro batte Daniil Medvedev in 5 set e vince gli Australian Open 2024 entrando ancora di più nella storia dello sport italiano, 48 anni dopo Adriano Panatta nel maschile singolare. 36 36 64 64 63 in punteggio dopo 3 ore e 46 minuti.
Dopo un torneo vicino ai limiti della perfezione, Sinner, arrivato alla sua prima finale Slam da favorito, non parte bene. Davanti a sé un giocatore in grado già di vincere uno Slam da sfavorito (quando allo US Open 2021 negò il Grande Slam a Novak Djokovic) e che due anni fa proprio agli Australian Open era a un passo dalla vittoria prima della rimonta leggendaria di Rafael Nadal.
Pronti via e l’esperienza del giocatore russo fa la differenza. In campo un Medvedev tatticamente molto diverso dal suo solito: più vicino alla riga di fondo campo, aggressivo in risposta e inscalfibile al servizio, rifiutando scambi interminabili dove di solito fa la differenza. Il resto lo fa la tensione del tennista italiano: un rendimento deficitario al servizio (54% di prime in campo), sempre ad inseguire la palla e il primo set si chiude 63 in 36’ con Medvedev in costante controllo della partita. Sinner ha perso due volte la battuta in un set, quanto tutte le volte nelle precedenti partite del torneo.
Il secondo set segue un andamento molto simile, almeno per un po’. Jannik annulla 4 palle break nel primo turno di servizio, trovando rifugio in qualche variazione come la palla corta. Smorzata che però non basta nella palla break del quarto gioco: 3-1 che diventa rapidamente 5-1. Dall’angolo gli allenatori Vagnozzi e Cahill dicono a Sinner di provare qualcosa di diverso in risposta e ciò porta i suoi frutti: dopo ben 15 punti consecutivi vinti al servizio Medvedev cala leggermente il suo rendimento e Sinner si procura le prime palle break dell’incontro. Il secondo tentativo è quello buono: 5-2 e viso anche più disteso. Sinner anche nel decimo game si procura una palla che lo riporterebbe in partita ma Medvedev, nonostante un doppio fallo sul set point, mantiene la calma e chiude. Doppio 6-3 in un’ora e 26 di partita, durissima per l’azzurro.
I segnali di ripresa dati da Sinner a fine secondo set, più un Medvedev meno infallibile, rendono il terzo set equilibratissimo. Non ci sono palle break da affrontare, con Sinner che ritrova il suo miglior servizio (68% di prime e 89% di punti vinti con la prima) e che cerca di evitare il rovescio mortifero dall’avversario. Così il russo, pungolato sul lato del dritto, concede. Nel decimo game tre errori gratuiti aprono una porticina (set point) che Sinner sfrutta al meglio: prima a 207 km/h, risposta in allungo di Sinner che poi porta il russo al quarto errore di dritto. La Rod Laver Arena, per la maggior parte di fede “sinnerista” esplode: 6-4 e partita, divenuta ormai battaglia, che va al quarto set dopo 2h12’.
Il numero 3 al mondo prende tempo con un toilet break, tipico del giocatore che deve spezzare il ritmo della partita: un ulteriore sintomo che la partita ha cambiato faccia. Sia nel primo turno di servizio che nel secondo rischia di subire il break ma ne viene fuori, chiede un medical time-out per delle vesciche ai piedi ma comincia ad accusare fisicamente un torneo in cui è stato in campo quasi sei ore in più del suo avversario (prima della semifinale 20h34’ a 14h45’).
Mai domo il russo, si costruisce una palla break nel settimo game, annullata da Sinner con l’ace, ma sul 5-4 si ricrea la stessa situazione del set precedente, con la tattica di logoramento da fondo ancora più cercata da parte di un Sinner evidentemente più fresco fisicamente. Alla prima chance sfonda col dritto: 6-4 e dopo 3 ore e 6 minuti si va al quinto.
Dopo un’ulteriore pausa presa da Medvedev, il quinto e decisivo set si apre con i giocatori che tengono il servizio nonostante scambi durissimi da fondo. Al sesto game Sinner accelera, sale 0-40 e alla seconda chance c’è il break: 4-2, che diventa 5-2 dopo un scambio durissimo vinto dopo aver sfiancato un Medvedev sulle ginocchia. L’ultimo game di servizio non trema e il primo Championship point è quello buono: può alzare le braccia al cielo dopo 3 ore e 46.
Dopo Nicola Pietrangeli (Roland Garros 1959 e 1960), Adriano Panatta (Roland Garros 1976), Francesca Schiavone (Roland Garros 2010) e Flavia Pennetta (Us Open 2015), Jannik Sinner è il quinto italiano in singolare a vincere una prova del grande Slam, il quarto dell’era Open e il primo nella storia nella prova australiana, alla 111° edizione. Primo azzurro in assoluto anche a rimontare sotto di due set, quando tutto sembrava perduto.
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