Terremoto in Turchia, arriva la Protezione civile. Valeria, volontaria nel Lazio: “un grazie riempie il cuore”
Dopo la terribile scossa di terremoto in Turchia e Siria, i nostri volontari di Protezione civile si sono recati sul posto per i primi aiuti
Il Terremoto in Turchia e Siria ha scosso il mondo, da ieri sera la Protezione civile ha inviato in concerto con le autorità europee le prime squadre di soccorso.
Con le vittime che sono arrivate a oltre 5.000, danni incalcolabili e pericolo epidemie, L’Italia ha offerto subito la propria disponibilità a inviare aiuti per supportare le autorità locali nelle attività di ricerca e soccorso.
In particolare, nell’ambito del Meccanismo europeo di protezione civile, il nostro Paese ha offerto un modulo USAR Medium (Urban Search And Rescue – ricerca e soccorso in ambito urbano), messo a disposizione dal Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco e composto da 57 operatori, di cui 11 medici appartenenti ai Servizi sanitari regionali di Lazio e Toscana, e 12 tonnellate di attrezzature, che nelle prossime ore partirà per la Turchia con un team di 6 persone del Dipartimento della Protezione Civile.
Nel frattempo, un primo team avanzato, composto sempre da personale del Dipartimento della Protezione Civile e del Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco, è arrivato in Turchia, raggiungendo così le autorità internazionali già presenti nei luoghi dell’emergenza.
Valeria Simonetti, è una volontaria della Protezione civile di Castel Chiodato. Ha accettato di raccontarci come è la vita dei volontari della Protezione civile. Con lei abbiamo parlato di cosa significhi essere un volontario, delle attività che si svolgono e di come sia stato fondamentale il loro ruolo anche durante la pandemia.
Protezione civile, come diventare volontari
Allora, Valeria partiamo dal principio. Come di fa a diventare volontario di Protezione civile?
Prima è bene specificare che non tutte le associazioni di Protezione civile sono organizzate allo stesso modo. Ci sono alcune che sono comunali e al cui vertice troviamo il sindaco, poi ce ne sono altre che sono totalmente spontanee e sono gestite dagli stessi volontari, lì il presidente viene eletto e dura in carica dai 3 ai 5 anni, dipende dallo statuto.
Per quello che riguarda entrare a farne parte però è uguale per tutti, basta compilare un semplice modulo e si fa il primo passo dentro. Di solito si fa un colloquio con il coordinatore o il presidente stesso, per capire quali siano le predisposizioni di ognuno e le disponibilità.
Una volta dentro la protezione civile, vieni formato tutto l’anno, facciamo esercitazioni. Per esempio montiamo le tende da campo montiamo la vasca per i canadair. In questo modo se serve vieni subito messo in campo affiancando i volontari più anziani, più esperti.
Come funziona la disponibilità, venite chiamati o intervenite se siete di turno?
Noi possiamo intervenire solo se veniamo chiamati, non ci muoviamo in automatico, dobbiamo sempre essere avvisati dalla sala operativa che attiva le associazioni non solo in base alla vicinanza ma anche in base alle disponibilità di mezzi o alla specializzazione di ciascun gruppo. Se per dirti, c’è un incendio la squadra da allertare non è per forza la più vicina ma quella, vicina ovviamente, che ha l’abilitazione a intervenire per gli incendi.
Terremoto in Turchia e Siria, la Protezione civile per incendi e terremoti
Restiamo sull’incendio allora, se ne scoppia uno quali sono i volontari ad arrivare sul posto?
In estate ci sono proprio le squadre antincendio. In ogni squadra ci deve essere un capo squadra abilitato, cioè che ha fatto il corso con i Vigili del Fuoco e sa bene come intervenire e quando farlo. Gli altri possono non avere l’abilitazione dei Vigili del Fuoco ma senza dubbio hanno fatto i corsi interni e sanno anche loro come affrontare le fiamme.
E cosa accade per il terremoto penso a questo terribile in Turchia, dove si è recata la Protezione civile?
Non ci sono squadre per il terremoto, arrivati sul campo il responsabile della squadra deve coordinarsi con le autorità sul posto e poi definire i compiti di ognuno della propria squadra. Le prime cose da fare sono sicuramente montare le tende e le cucine, ma sempre sotto indicazione. In casi di emergenza è fondamentale non agire di testa propria per non intralciare, paradossalmente, i soccorsi.
Tu sei nella squadra antincendio vero?
Si, questa zona (Castel Chiodato, Mentana, Monterotondo) soffre molto della piaga degli incendi estivi. Così ho fatto il corso per l’abilitazione e spesso mi trovo faccia a faccia con le fiamme. Generalmente la Protezione civile, attivata dalla centrale operativa arriva sempre prima dei Vigili del Fuoco, e credimi gli incendi fanno paura, le fiamme sono altissime e il fuoco si propaga sempre più velocemente di quanto vorresti.
Parliamo di prevenzione agli incendi? Cosa si fa e come si fa soprattutto come farla
La mano dell’uomo è sempre causa dell’incendio. La cosa che mi fa più rabbia è proprio sapere che sebbene la prevenzione sia fondamentale, la noncuranza di molti provoca incendi a volte devastanti. Non parliamo del piromane, ma anche i proprietari dei campi possono involontariamente provocare incendi. Se tagli l’erba per esempio, controllare prima di andarsene che non ci siano ancora piccole parti ardenti fa la differenza tra una normale attività di pulizia del campo e il provocare un incendio di grandi proporzioni. Sono pochissimi quelli che fanno delle linee frangi fuoco tra un terreno e l’altro ma questo semplice gesto evita che le fiamme si propaghino. Tutti dovremmo essere formati, non solo i volontari. Anche i cittadini potrebbero con poco impegno fare molto.
Il supporto ai cittadini durante il Lockdown
Cosa è significato essere la Protezione civile durante il Covid?
La pandemia ha messo a dura prova la nostra tenuta. Immagina la paura che si respirava in quei primi mesi. Noi eravamo in strada, a portare spesa e medicinali alle persone che non potevano farlo in autonomia, spesso gli anziani. Avevamo certo tutte le precauzioni e i dispositivi di protezione ma è stato difficile.
Il protocollo prevedeva la sanificazione a ogni intervento del mezzo che usavamo. Mascherine e guanti che andavano messi e tolti assicurandoci di non contaminare nulla. Mentalmente la pressione era enorme, ma il grazie da parte delle persone che ricevevano il nostro aiuto ripaga tutto.
Cosa ti auguri per il futuro della Protezione civile?
Che sia sempre più piena di giovani, sono loro il nostro futuro. Io li vedo, hanno quella scintilla meravigliosa che dobbiamo saper cogliere, i ragazzi sono pronti ad aiutare a mettersi a disposizione. Purtroppo però si fa poca sensibilizzazione con i giovani.
Dovremmo andare nelle scuole, fare delle giornate in cui si fanno venire i ragazzi a fare i corsi. Fare formazione nelle scuole perché germogli il seme della solidarietà che ci porterà senza dubbio a una società migliore.
E una volta entrati, dovremmo saperli lasciare liberi di rendersi disponibili anche se questo inizialmente significa lasciarli in pace e non dargli addosso se una sera vanno a ballare e la mattina non sono disponibili. Dovremmo essere più inclusivi ecco, questo secondo me porterebbe tanti più giovani nella Protezione civile.