The Public House di Fabio Arcangeletti, un angolo di Scozia a Tivoli
Passeggiando tra i vicoli del centro storico di Tivoli possiamo ritrovarci davanti alla porta rossa di un caratteristico pub scozzese
Oggi ci spostiamo in provincia, vi porto nella mia Tivoli, a pochi km da Roma, famosa nel mondo per le meravigliose Villae che ospita. Villa D’Este e Villa Adriana, siti Unesco, e Villa Gregoriana, sito FAI. Proprio passeggiando tra i vicoli del centro storico di questa cittadina possiamo ritrovarci davanti la porta rossa di un caratteristico pub scozzese e, incuriositi, decidiamo di entrare. Scopriamo di essere nel luogo perfetto per poterci rilassare e magari scambiare due chiacchiere con il vicino di sgabello o con chi è dietro il bancone, sorseggiando un’ottima birra accompagnata da un buon panino.
La filosofia in una birra
Siamo nel ritrovo di chi vuole ascoltare la storia della persona al proprio fianco, stringere rapporti e condividere esperienze. Siamo a Tivoli ma sembra di essere in Scozia e ci accompagna in questo bellissimo viaggio Fabio Arcangeletti, amante della terra britannica e creatore di questo locale.
Come nasce l’idea di questo pub?
Da giovane ho sempre frequentato pub e associato l’idea di convivialità e condivisione così, una volta capito che questa era la mia strada, ho voluto ricreare un posto dove si potesse condividere una qualsiasi esperienza di vita o semplicemente “cazzeggiare” o addirittura poter rimanere in silenzio a riflettere davanti una buona birra in tranquillità. Il mio obiettivo era ed è poter regalare del tempo alle persone. “The Public House” significa “La Casa Pubblica” dove ognuno può condividere la propria storia davanti una pinta di birra e un buon panino.
Qual è la filosofia di “The Public House”?
Diluire la vita una pinta alla volta. Frequentando la Scozia me ne sono innamorato e ho voluto caratterizzare il locale con quello stile e quella filosofia. Abbiamo qualche birra scozzese, siamo un whisky bar con molte proposte scozzesi, proponiamo anche piatti tipici scozzesi. Siamo un punto di ritrovo per chi ama questa terra. La parola pub è un’abbreviazione di Public House, ho voluto portare il vero pub britannico e la sua filosofia, ovvero condividere non solo una birra ma soprattutto il tempo.
Che tipo di birre e di whisky, del quale tu sei un grande amante, proponi?
Lo scorso anno ero riuscito a trovare un accordo con uno storico birrificio scozzese, Belhaven, ma a causa della Brexit l’accordo è saltato. Però sono riuscito a trovare altri birrifici molto famosi in Scozia e comunque avendo, il pub, una forte connotazione anglosassone abbiamo anche birre inglesi e irlandesi. Puntiamo molto sulle birre a bassa gradazione alcoolica che consentono quella che io definisco la “bevuta sociale”, ovvero ti permettono una pinta in più senza però ubriacarti e continuare a stare in compagnia.
Soltanto una birra su sette è ad alta gradazione, le altre oscillano tra i 4° e i 6°. A rotazione abbiamo anche birrifici artigianali italiani, in questo momento stiamo proponendo Rebel’s, un birrificio italiano che è qui nel Lazio ed è una delle maggiori realtà emergenti italiane. Per quanto riguarda il whisky, innanzitutto, dimentichiamo lo shot bevuto velocemente che ti lascia un cattivo ricordo. Se si beve la giusta dose, lentamente, con la giusta atmosfera ti lascia un qualcosa in più, è una vera e propria esperienza, diventa un bellissimo viaggio!
La Scozia è la patria del whisky ma, fortunatamente, inizia a muoversi qualcosa anche in Italia. Siamo diventati Ambasciata Ardbeg, una delle distillerie più famose al mondo; in Italia ci sono soltanto 5 o 6 punti vendita dove trovare la loro linea di whisky comprese le edizioni limitate e la loro filosofia e noi siamo tra i prescelti, unicità a Tivoli. Spesso nelle degustazioni abbiniamo ai whisky prodotti tipici italiani in modo che si possa elevare sempre di più questa esperienza.
Abbiamo addirittura acqua fatta arrivare direttamente dalla Scozia per diluire alcuni whisky. A gennaio inoltre inizierà un nuovo progetto, infatti ho raggiunto un accordo con un imbottigliatore indipendente scozzese che verrà direttamente da Edimburgo per fare una degustazione qui al Public House. Più avanti sveleremo tutti i dettagli.
Siamo sicuramente in un pub diverso dal solito, non usuale per noi italiani, come ha risposto la città? E come è stato il post Covid?
Per far decollare questo tipo di attività c’è voluto del tempo, è un tipo di locale che deve avere soprattutto una clientela fidelizzata e per creare questo devi far capire la filosofia e devo dire che dopo quasi 6 anni ci siamo riusciti nonostante il Covid ci abbia creato qualche problema. Tivoli non è ricettivissima per questo tipo di iniziative però se uno continua a martellare e riesce ad essere costante i risultati arrivano. Abbiamo anche turisti che vengono a trovarci e molti di loro, soprattutto britannici, tornano anche a distanza di tempo perché trovano un angolo della loro casa e per noi è la soddisfazione più grande.
Posso dire che pian piano la città sta rispondendo, la scorsa estate c’è stato un boom incredibile che non ci aspettavamo proseguito anche a settembre ed ottobre grazie al clima mite che ci ha aiutato molto. Per quest’inverno invece, con la recente inaugurazione della nuova sala, potremo avere gli stessi posti dell’estate senza dover mandare via la gente. Ovviamente sempre seguendo lo spirito della condivisione e mai soltanto della pura vendita ed in questo senso va anche la scelta del personale, ragazzi empatici con voglia di crescere e condividere, senza il “tristone” di turno.
In un locale come questo, il personale può essere considerato un valore aggiunto? Puoi spendere qualche parola sui tuoi ragazzi?
Loro sono fondamentali, senza di loro l’attività non esisterebbe! Ci potrei essere solo io ma non sarebbe la stessa cosa. E’ importante la passione che ci mettono e la difficoltà è proprio questa, trovare ragazzi che hanno questa passione, che vada al di là della fatica. Se non ci fossero Maria Chiara e Beatrice, ora sta iniziando anche un altro ragazzo, con il loro spirito e la loro passione sarebbe molto difficile conquistare il cliente. Quando escono foto dei ragazzi sui social ci sono sempre tantissimi commenti positivi pieni di complimenti ed è proprio questa la forza vera e propria.
Una delle mie soddisfazioni più grandi è vedere la loro crescita, se crescono loro cresce il locale e cresciamo tutti noi. Loro ci mettono il cuore e riescono a conquistare il cliente ed a fidelizzarlo, c’è anche chi viene solo perché si trova bene con loro. Mettono tutti tanto cuore e disponibilità ed io da parte mia cerco sempre di essere disponibile e quando possibile di premiarli, professo familiarità e condivisione con i clienti ma la stessa cosa deve succedere con loro.
Come hai già accennato questo sarà un inverno di cambiamenti, anche nella parte food. Ci puoi anticipare qualcosa?
Noi siamo e resteremo un pub ma vireremo leggermente sulla ristorazione sempre con piatti da pub, piatti anglosassoni, una cucina internazionale che qui a Tivoli ancora non c’è. Andremo a coltivare sempre più la nostra identità britannica, partiremo pian piano facendo cambiamenti poco alla volta, toglieremo qualche panino e inseriremo nuovi piatti mantenendo sempre lo stesso stile e la stessa qualità e cercheremo di far salire la fascia di età della nostra clientela che parte dai 25/27 anni, per mia scelta, e vorremmo arrivare anche ai 60/65 anni.
Non sarà una cucina gourmet ma saranno piatti da condivisione comunque ricercati ed attinenti all’ambiente britannico, di certo non avremo pasta o pizza, mentre invece si troverà sempre il panino “porco” che dia tanta soddisfazione!
Progetti futuri o sogni nel cassetto?
Il mio sogno è far vivere il pub anche di giorno, come succede per tradizione nei Paesi britannici. Vogliamo che la gente venga anche la domenica e pranzare con un piatto tipico britannico ed una buona birra. Bisogna far capire che il pub non è un luogo dove ubriacarsi, ma stare insieme. Per il momento, come anticipato prima, abbiamo inaugurato una nuova sala da 24 posti seguendo lo stesso stile caldo, accogliente ed elegante del locale ed è stata tutta progettata da me. Ora abbiamo anche una nuova cucina molto più grande ed attrezzata con tecnologie moderne.
Il sogno futuro invece è aprire a Roma centro, ma questa sarà una mia soddisfazione personale. Infine, sto cercando di creare un sistema comunicativo mirato, dove il cliente riceve solo le comunicazioni che lo interessano. Non voglio fare un marketing spinto, dobbiamo restare una Public House, questa è la nostra identità. Spesso, quando mi divago a pensare alla crescita o al futuro una cosa che mi aiuta è tornare all’origine, al fatto che io sono pub e questo è fondamentale!