Spettacoli

The Undoing, le verità non dette: Grace e Jonathan hanno messo su una famiglia felice. Sicuri?

The Undoing

Serie, USA 2020, 6 episodi, durata totale 340’. Regia di Susanne Bier. Con Nicole Kidman, Hugh Grant, Donald Sutherland. Dal romanzo Una famiglia felice di Jean Hanff Korelitz. Prodotto da HBO, distribuito in Italia dall’8 gennaio da Sky e Now TV.

Nicole Kidman, Hugh Grant, Donald Sutherland. Non ce n’è già abbastanza per decidere di andarselo a guardare subito, a prescindere?

Sì, e fate bene. Perché gli si può rimproverare poco: qualche passaggio forzato qua e là, sull’altare dell’intreccio. Mentre ad accrescere l’appeal che la serie suscita, a buon diritto, nello spettatore, giocano, oltre allo smalto degli interpreti, molti altri fattori.

Per prima cosa, il film è un mystery thriller; che già di per sé attizza. Fin dalle prime scene aleggiano, su uno scenario apparentemente appagato ed edificante, una tensione, un disagio; coglibili nei personaggi ma trasferiti sullo spettatore.

Poi, si è costantemente accarezzati da atmosfere patinate in cui è immersa una dorata società newyorkese: case sontuose di gran gusto, con terrazze che affacciano sul Central Park e una Manhattan da cartolina. Pinacoteche di sogno (Sutherland ricco padre di Kidman passa ore e ore alla Frick Collection nell’Upper East Side, seduto a contemplare grandi tele di Turner). Sofisticati party di beneficenza.

Infine, cosa più importante: la storia è ben scritta, prendendosi molte libertà sulla trama del romanzo da cui è tratta. I dialoghi – tranne qualche caduta qua e là – sono credibili e funzionali allo stranimento in cui è immersa tutta la vicenda. E ben diretta da un unico regista (brava Susanne Bier), sempre in sintonia coi contenuti, mai alla ricerca di effettacci oggi di moda: i tempi sono giusti; primissimi piani che anticipano l’esigenza dello spettatore di investigare la personalità di chi ha davanti, di cogliere nella sua espressione vibrazioni illuminanti, verità nascoste; scorci di esterni calligrafici in contrappunto alle ambigue storie private; le apparenze possono ad ogni svolta essere trappole per lo spettatore.

Al centro della vicenda, un bel quartetto familiare che a prima vista ha tutto per essere felice: una coppia innamorata che vive il successo sociale e professionale con convinzione ma anche con humor; un figlio ragazzino, gentile e intelligente, orgoglio dei genitori; un padre di lei ricchissimo, raffinato, concreto ai limiti del cinismo ma generoso.

Eppure “The Undoing” in italiano suona “la rovina”. Di che? Di un’idea illusoria di successo e benessere, di un fragile fondale di scena, dell’impalcatura accuratamente messa in piedi da qualcuno dei personaggi?

C’è un crimine efferato; ma la sua gravità qui sembra sopravanzata dalla gravità della menzogna, che in America, diversamente che da noi, è un peccato grave, quasi un’empietà. Di più non vi diciamo.

Gli interpreti non fanno torto al glamour del loro nome: perfetti nella parte. Forse da Hugh Grant avremmo voluto – pur mantenendo la sua aria british – uno sconto sulle abituali mossette e faccine, adorabili nelle commedie che lo hanno reso famoso ma caricate qui, in uno dei suoi rari ruoli veramente drammatici. Kidman (che curiosamente interpreta la quarta Grace della sua carriera; sarà un nome che le si addice) al contrario fa economia di gesti ed espressioni (ma non di guardaroba), pur dando credibilità al suo personaggio. Qui pare anche che abbia fatto un patto col diavolo (o col suo chirurgo estetico), togliendosi una quindicina d’anni anche rispetto ai meno felici ritocchi precedenti. Sutherland evolve in uno splendido vecchio luciferino.

Un’ultima nota: un personaggio chiave, morbosamente sensuale, della storia è affidato a una giovane italiana che avanza a gran passi e ora si affaccia alla scena internazionale: Matilda De Angelis, che ultimamente potreste aver visto (se no fatelo, il film è carino) al fianco di Elio Germano ne L’Isola delle Rose, di Sydney Sibilia, su Netflix.

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Mario Conti

Eternamente dibattuto, fra il versante tecnologico e quello umanistico, che lo vede fotografare, viaggiare, condurre con la moglie Grazia presso la poliedrica ELI due format pubblici: Hortus Conclusus - un cenacolo di reading letterari, e ScrittoMisto - scrittori quasi per gioco si sfidano intorno a una traccia provocatoria. Vive fra Roma e Napoli, dove è nato, una sola città caotica sembrandogli troppo poco.

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