I nonni erano arrivati da San Marino a Tivoli come scalpellini nelle cave di travertino. Ma lui era un “tiburtino” Doc. Ha portato il nome di Tivoli e di Roma nel mondo, rappresentando un’epoca d’oro della canzone italiana.
Sulle colline a 30 km da Roma c’è Tivoli, l’antica Tibur, sulla sinistra dell’Aniene. Una citta di 56mila abitanti ricca di storia e di tesori come Villa Adriana, che prende il nome dell’imperatore che la volle per passarci i mesi estivi. Allora come adesso è immersa nei boschi e in un paesaggio aspro, solcato da ruscelli e cascate. Osservandola ti immagini l’imperatore Adriano che passeggia nelle stradine tra il Teatro Marittimo e le fontane, con i loro giochi d’acqua, come fosse un luogo lontano dal mondo, un angolo di pace.
Nel Museo Gregoriano Egizio molte opere originali con cui l’imperatore amava adornare le sue stanze e quella di Osiride-Antinoo, il suo giovane amante, che Adriano aveva trasformato in una semi divinità egizia. Tivoli ha un bellissimo centro storico e poi la spettacolare Villa d’Este con il viale delle 100 fontane che porta al punto panoramico sulla Città Eterna. Poi si sprofonda in un dirupo con un’oasi naturale d’acqua, cascatelle, resti archeologici e flora di mille colori, attorno al Tempio di Vesta, e siamo a Villa Gregoriana.
Oltre all’Imperatore molti altri personaggi avevano qui la loro residenza estiva, come il poeta Quinto Orazio Flacco. Ma molti secoli dopo qui è nato un ragazzo col ciuffo che forse non potremo definire poeta mq certamente un cantore degli anni ’60-’70 per quelle generazioni: Antonio Ciacci, in arte Little Tony. Era il 9 febbraio 1941 e c’era ancora la guerra. I suoi vivevano a Tivoli ma erano cittadini di San Marino da sette generazioni, originari di Chiesanuova, quindi “stranieri” a tutti gli effetti. Ma di quegli stranieri speciali che non hanno problemi né di lingua né di cultura per ambientarsi in Italia.
Ovviamente. Anzi diremmo stranieri privilegiati, perché avere la cittadinanza sanmarinese ti mette al riparo da molti problemi fiscali. Anche per questo, credo, Little Tony, italianissimo e romanissimo, non chiese mai la cittadinanza italiana.
Ufficialmente nacque all’ospedale San Giovanni Evangelista di Tivoli, ma pochi sanno che la verità fu un’altra. Era il 1941 e la famiglia Ciacci viveva a via San Valerio, nel rione San Paolo. Papà Novino, classe 1906, cantante e chitarrista conosciuto e stimato specie nei ristoranti della Capitale e dei Castelli e mamma Candida Latini, casalinga, classe 1916, avevano già Alberto, il maggiore nato nel 1938. Antonio venne al mondo davanti alla cosiddetta Fontana di Gemma, nell’allora via Maggiore, oggi via Domenico Giuliano, all’altezza di via dei Sosii. Fece prima Tony a venire alla luce che Candida a raggiungere a piedi l’ospedale di via Parrozzani.
Era una Tivoli povera, che nel 1944, due anni dopo la nascita di Enrico, l’altro fratello di Little Tony, sarebbe finita sotto i bombardamenti. Una Tivoli in cui i Ciacci si erano imparentati con una dozzina di famiglie. D’altronde, Novino, il papà, era l’ultimo di nove fratelli Nullo, Assunta, Marino, Marina, Rosina, Gianna, Settembrino, Alba e Maria. Nove figli di Giuseppe, scalpellino, che a inizi ‘900, insieme al fratello Luigi, era arrivato a Tivoli passando per Roma, direttamente da San Marino.
I primi Ciacci arrivati a Tivoli acquistarono due appezzamenti di terra tra Ponte Lucano e la zona del Barco, una miniera d’oro! Luigi e Giuseppe divennero presto tra i maggiori cavatori del territorio. Poi anche la vena proficua finì. In quella cava, di travertino da estrarre non ce n’era più. Marmo, acqua solfurea, Tivoli e San Marino, la musica: tutte costanti nella vita di Antonio Ciacci. Del piccolo Stato tra Emilia Romagna e Marche l’artista era cittadino grazie alle origini proprio di quel nonno scalpellino.
Le prime esibizioni le fece nei ristoranti dei Castelli, come faceva suo padre, o nelle sale da ballo, nelle balere e nei teatri d’avanspettacolo. Insomma fece quella che in gergo si chiama la gavetta e che oggi nessuno più vuole fare.
Nel 1958, durante uno spettacolo allo Smeraldo di Milano, viene notato da un impresario inglese, Jack Good, che lo convince a partire con i suoi fratelli per l’Inghilterra, dove nascono Little Tony and his brothers. Gli spettacoli hanno tale successo da indurre Little Tony a rimanere in Inghilterra per alcuni anni. E’ lì che il cantante si appassiona al Rock’n’roll. Uno degli autori di Elvis Presley gli scrisse il brano Too Good, che arrivò nella top 20 inglese nel 1959. Tra il 1958 e il 1960 incise numerosi singoli come Lucille, Johnny B. Goode, Shake rattle and roll. Rientrato in Italia, nel 1961 partecipa al Festival di Sanremo in coppia con Adriano Celentano cantando 24 mila baci del regista Piero Vivarelli, che conquista il secondo posto.
Anni dopo ricorderà “A 16 anni sono andato a Londra senza una lira e senza sapere una parola di inglese a misurarmi con gente come Cliff Richard. Prendevo il treno a carbone e andavo a Manchester da dove andava in onda il programma Boys Meet Girls che ha fatto la storia del rock. L’anno dopo il programma si intitolava Wham! – è da qui che George Michael ha preso il nome della sua prima band – e io ero ospite fisso.”
Nel 1962 è un successo discografico Il ragazzo col ciuffo: “Mi han detto che ti piacciono i ragazzi col ciuffo, mi han detto che ti piacciono i tipi come me…” Allora i successi musicali si trasformavano in film con trame banalissime, sempre le stesse. Due ragazzi di ceti sociali diversi si incontrano e si amano ma le famiglie si oppongono. Poi l’amore trionfa. Favole moderne con una struttura che è un archetipo antichissimo, sempre valido. Little Tony, così come Gianni Morandi, Al Bano e Romina Power, Nino D’Angelo, Dino, Bobby Solo, partecipa a molti di questi “musicarelli”
Torna a Sanremo con Quando vedrai la mia ragazza in coppia con Gene Pitney e ottiene un buon successo estivo con Non aspetto nessuno, portata al Cantagiro, e col retro La fine di agosto. Nel 1965 è semifinalista a Un disco per l’estate con Viene la notte, canzone composta da Gianni Meccia. Il vero trionfo arriva nel 1966 quando porta al Cantagiro Riderà. La canzone non vincerà la manifestazione, ma venderà oltre un milione di copie. Un pezzo pop francese che fa capire che Little Tony non è solo rock ‘n roll. Sull’onda di Riderà Little Tony lancia Cuore Matto e poi La spada nel cuore nel 1970. Composta da Mogol e Donida, conquistando un ottimo quinto posto, in coppia con Patty Pravo. Il momento magico sembra però passato anche se gli anni sessanta l’hanno proiettato definitivamente nella storia della canzone italiana.
Per qualcuno, che non aveva ben compreso il fenomeno di quegli anni, Little Tony era un Presley de noantri. In realtà Antonio Ciacci aveva alle spalle una scuola lunghissima ed imprimeva alla sua carriera un senso di profondo professionismo. Era maniacale nella cura delle sue performances. Attento ai dettagli. Fu uno dei più grandi cantanti di quei favolosi anni ’60. Il mito di Elvis aveva invaso tutti i paesi dell’area occidentale. Contrariamente agli americani che dividevano il rock tra bianchi e neri, le nuove generazioni di musicisti europei si ispirarono al rock sia bianco che nero.
Alle radici del rock che erano nel Rhytm and blues e nel gospel di artisti come Chuck Berry, Fats Domino, Little Richard e Bo Didley ma anche in Presley, Jerry Lee Lewis, Gene Vincent e Bill Haley. I giovani si dividevano tra Mods e Rockers. Già nei primi anni sessanta si diffondono le prime band inglesi che sbaraglieranno il mondo della musica giovanile, i Beatles, gli Yardbirds, gli Animals e i Rolling Stones. Un vento che cambiò tutto il mondo dello spettacolo.
Con il tempo e con l’età Tony si trasforma via via in un grande interprete popolare della canzone all’italiana, restando però sempre legato alle sue origini rockettare, facendo spesso coppia negli show con l’amico Bobby Solo. Cede a pezzi più tradizionali ma questo fa parte del percorso di ogni artista di successo. Il corpo non si dimena più ma il ciuffo non si taglia. Resta un ragazzone fortunato, cui sono piovuti addosso una valanga di soldi, che lui utilizza per una delle sue passioni, le auto fuoriserie, di cui ha una collezione invidiabile.
Nel frattempo però è diventato padre e, negli anni a venire, la figlia Cristiana, che sembra il suo ritratto al femminile, tornerà spesso a parlare di un rapporto complesso tra lei e suo padre. Un padre così sarebbe stato difficile tenerlo a casa a giocare con la prole. Che Cristiana abbia subito la sua assenza mi pare fin troppo ovvio. Lei lo vedeva vanesio, innamorato più della musica che della famiglia. Tutte cose risapute e fin troppo evidenti. Ma non si può avere “la botte piena e la moglie ubriaca”, come dice il famoso proverbio.
Molti negli anni ’60 furono i padri artisti o impegnati nella politica, o nei viaggi psichedelici o reali, assenti o distratti rispetto ai figli. Tony era uno sempre con la valigia in mano, sempre in un angolo del mondo, tra festival, concerti, spettacoli tv, manifestazioni motoristiche.
Il suo manager e amico Pasquale Mammaro ne parla con toni affettuosi: “Tony era una persona autentica, coerente nella vita e sul lavoro, rispettoso e grande ascoltatore della gente: era avanti anni luce! Gli ero particolarmente affezionato al punto che è stato anche il mio testimone di nozze“. Nel 2008 partecipa al suo ultimo Festival di Sanremo con una canzone che è un po’ un bilancio della sua vita: Non finisce qui, per festeggiare 50 anni di carriera.
Nel brano parla della sua vita, le passioni vissute, le tante cose fatte, i grandi amori, la figlia speciale, che si trova sul palco nel coro a cantare con lui. Mentre il fratello Enrico lo accompagna alla chitarra come sempre. Lo stesso anno durante uno spettacolo in Canada a Ottawa subisce un infarto dal quale si riprende. Poi, nel 2011 l’ultimo pezzo inciso, È Impossibile, registrato poco prima della fine della sua vita, con una voce già sofferente, quando la malattia aveva già preso il sopravvento.
In occasione del decennale della scomparsa di Little Tony, il 27 maggio dell’anno scorso, la Città di Tivoli, ha ospitato uno speciale evento commemorativo. La celebrazione è sembrata doverosa perché Little Tony ha sempre onorato con la sua presenza e il suo lavoro la città di Tivoli, dov’è nato e dove riposa. Per l’occasione un’area verde adiacente al Ponte Gregoriano è stata intitolata al famoso artista: “Il giardino di Little Tony”.
Oltre tutta una serie di eventi musicali, l’amministrazione locale ha voluto dedicare anche un busto in bronzo nello stesso Giardino, opera dello scultore Paolo Brozzi, collocato in piazza Garibaldi, dove un tempo c’era il teatro in cui il giovane Antonio Ciacci si esibiva in serate di beneficienza a favore del Villaggio Don Bosco.
La sua ultima apparizione pubblica avviene il 9 marzo 2013, nel programma I migliori anni di Carlo Conti. Canta Riderà e Cuore matto. Prima di cantare Cuore matto, ricorda il giorno in cui andò a fare le prove per poi inciderla. Era poco convinto della canzone, che considerava una canzoncina. Dopo le prove si sedette e dietro di lui sentì una voce dirgli: “Hai una canzone che venderà milioni di dischi, è un’idea… fantastica!”. Era Domenico Modugno che gli prediceva un grande successo, com’è poi stato. Morì la sera del 27 maggio 2013 alla Clinica Margherita di Roma, dov’era ricoverato per la cura di un tumore. È stato tumulato nella cappella di famiglia del cimitero di Tivoli il 30 maggio.
Le foto di Tivoli sono di Adriano Di Benedetto
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