Tivoli, Ponte Lucano: alcune associazioni chiedono chiarezza

Ponte Lucano è divenuto un monumento a rischio: la costruzione del muro nel 2004 ha alimentato molte polemiche. Alcune associazioni presentano un documento al Comune

E' stato inserito fra i cento monumenti del pianeta da salvare dall'organizzazione americana World Monument Fund. Dopo più di 2000 anni la sua esistenza è in pericolo. Da patrimonio consegnatoci dalla storia rischia di divenire una delle tante, e dolenti, storie di sprechi all'italiana. E' la spiacevole vicenda di Ponte Lucano, uno dei simboli della città di Tivoli. posto sull’antico tracciato della via Tiburtina, la cui costruzione è attribuita a Marco Plautio Lucano, diumviro con Tiberio Claudio Nerone. Un'opera di assoluto livello che sorge sulle rive del fiume Aniene, la quale insieme al Mausoleo dei Plauti (costruito anche esso in età augustea) va a formare un capolavoro architettonico tra i più belli al mondo. Fu qui che nel 1150 si incontrarono Papa Adriano IV e Federico Barbarossa per dirimere le controversie tra il Papato e l'Impero, in quello che oggi definiremmo un vertice tra i leader di due superpotenze.

Si tratta, insomma, di un sito che andrebbe gestito e conservato come un fiore all'occhiello, ma la realtà dice tutt'altro. "Accadrebbe in qualunque altro Paese civile al quale fosse capitato di avere un’eredità tanto preziosa. Ma non in Italia". Lo ha scritto quasi un anno fa il giornalista de "Il Corriere della Sera" Sergio Rizzo, che ha dedicato un articolo nel quale veniva fatto notare che sul ponte sono transitati personaggi, oltre ai già citati Papa Adriano IV e Federico Barbarossa, del calibro di Wolfgang Goethe e Giovan Battista Piranesi.

Poi, da trent'anni a questa parte il ponte è divenuto inaccessibile ed è cominciata un'intricata, ambigua e contraddittoria vicenda, culminata con la costruzione dell'ormai famoso, per i cittadini di Tivoli, muro della discordia, sul quale ai giorni nostri un gruppo di associazioni, che si sono riunite nel Comitato per il Restauro la Tutela e la Valorizzazione dell’area di Ponte Lucano sta dando battaglia. Andando con ordine: nella seconda metà degli anni Ottanta, quando le esondazioni dell'Aniene che allagano il piazzale di Ponte Lucano danneggiano i nuovi edifici commerciali e industriali sorti in quegli anni sorti presso il fiume. Il Comitato fa notare come questi edifici fossero in buona parte abusivi e mette in evidenza che un importante ruolo sia stato giocato dalla prospettiva di sottrarre alla zona di esondazione i terreni pregiati presso Villa Adriana destinati alla lottizzazione Nathan, bloccata poi dalla Soprintendenza Archeologica nel 1989. Fatto sta che nel corso degli anni, attorno al patrimonio architettonico-culturale di Ponte Lucano sono sorti edifici esteticamente discutibili e poco o nulla compatibili con il meraviglioso paesaggio della zona. Nel frattempo, con il trascorrere degli anni si sono accumulati rifiuti di ogni tipo, liquami e siringhe.

"Le esondazioni dell’Aniene e la loro dinamica – fanno notare le associazioni – sono indubbiamente collegate al restringimento artificiale del fiume e all’abbondante scarico di materiale (ben documentato dai risultati dei dragaggi effettuati negli ultimi anni) che causa l’innalzamento dell’alveo". La soluzione al problema individuata dalla Regione Lazio è stata la costruzione di un muro, che fucompletato nell’estate del 2004 attraverso i lavori dell'ARDIS (Agenzia per la difesa del suolo della Regione Lazio). Con questa opera si auspicava di proteggere il ponte dalle esondazioni dell'Aniene ma il prezzo da pagare è altissimo: la zona di Ponte Lucano diventa inaccessibile.  Il Comitato fa notare come i lavori siano stati eseguiti senza neppure uno studio preliminare dei flussi nell’asta del fiume, con il risultato di imprigionare il complesso monumentale dietro un muro di cemento alto circa 4 metri. Oltre al danno anche la beffa, per giunta:

"L’opera – evidenziano le associazioni – si è rivelata inoltre inefficiente dal punto di visto idraulico: la sede stradale si allaga come e peggio di prima". Nel suo articolo pubblicato dal Corriere della Sera, Sergio Rizzo ricorda che la "Regione Lazio ha costruito il muro riempiendo l'area di cemento senza il benestare della Soprintendenza. Il WWF e l'Associazione Italia Nostra sporsero denuncia, archiviata tuttavia con la motivazione che opere come il muro in questione "costituiscono esercizio di discrezionalità amministrativa".

La situazione creatasi provocò il malcontento di molti cittadini, che nello stesso 2004 culminò in una protesta pubblica, che ebbe il merito di suscitare l’interessamento della Presidenza della Repubblica e l’intervento del Ministero dei Beni Culturali, che nel 2005 firmò con gli enti interessati un protocollo d’intesa per il recupero del monumento. Ma da quel momento in poi non si sono registrate delle novità e il Comitato fa notare come ormai l'area di Ponte Lucano versa in uno stato di degrado che aumenta giorno dopo giorno. Addirittura, sempre nel 2004 si era pensato di risolvere il problema, almeno dal punto di vista dell'accessibilità per i turisti, di inserire alcuni oblò, dai quali poter vedere e ammirare il complesso architettonico. Il progetto fu accantonato, ma le altre problematiche sono tutte sul campo.

Arriviamo, quindi, ai giorni nostri: in questo mese di gennaio partiranno i lavori di sistemazione, dopo la delibera della Giunta comunale di Tivoli dello scorso dicembre. I lavori, progettati dal paesaggista Paolo Picchi, sono finanziati con i fondi comunali per un valore di 74mila euro. Si prevede, tra i vari interventi, la riqualificazione dell'ingresso al monumento e la piantumazione di piante e alberi. 

Sul tema, le varie associazioni hanno espresso un parere piuttosto negativo. In occasione dell'incontro fissato con l'Amministrazione comunale, i vari comitati hanno riassunto la propria posizione in un documento (che trovate tra le immagini in allegato). Per prima cosa vengono avanzate perplessità di metodo: il Comune è infatti accusato di aver agito autonomamente, senza consentire alle associazioni di avanzare proposte. Peraltro sono in molti ad accusare l'amministrazione di aver assunto un atteggiamento ondivago sulla questione, imputandole di aver  promesso in un primo momento l'abbattimento del muro, salvo poi ripensarci.

Entrando nel merito della questione,  le associazioni sostengono che "tralasciando le opinioni sulla condivisibilità o meno del progetto del dott. Picchi, non c'è dubbio che l'Amministrazione deve pronunciarsi con chiarezza sulla volontà o meno di impegnarsi a rimuovere il muro di Ponte Lucano. Se intende rimuoverlo è inutile spendere soldi pubblici, non pochi oltretutto: se non erriamo, buona parte della spesa prevista dal progetto Picchi dovrebbe essere sopperita con auspicati avanzi di amministrazione". Se le cose stessero effettivamente così. i movimenti ritengono che sia meglio attendere qualche mese e nel frattempo operare una bonifica della zona. Nel caso in cui la giunta comunale decidesse, invece, di mantenere il muro le perplessità del Comitato sono ancora maggiori.

"Sia il sindaco Giuseppe Proietti, sia l'assessore Barberini hanno ammesso – continua la nota delle associazioni – che il muro ha contraddetto alla sua dichiarata funzione: invece di evitare gli allagamenti dello slargo antistante li ha favoriti, recando un danno ai residenti, ai commercianti del posto e anche alle casse comunali. A tal proposito, non solo in qualità di associazioni ma anche come semplici cittadini avremmo auspicato che l'Amministrazione avesse reso noto quanto il muro ci è costato e quanto annualmente continua a costarci. Invece la priorità è stata attribuita all'imbellettare il muro stesso. Viene, dunque, spontaneo domandarsi che cosa si è deciso di imbellettare ma soprattutto in funzione di cosa avvengono questi lavori".

I firmatari del documento contestano che il muro è privo di definitive approvazioni e, tra le tante cose, dovrebbe presentarsi con un aspetto ben diverso dall'attuale. Ma, al di là delle questioni burocratiche, l'aspetto centrale della questione è che il muro "non solo ha inficiato la visuale di un complesso monumentale di assoluti rilievi e del paesaggio circostante. Questo elemento toglie pregio e fondatezza a ogni eventuale autorizzazione ed esclude perciò l'ipotesi del mantenimento del muro". Alla luce di queste considerazioni, le Associazioni giudicano irricevibile la proposta di partecipare fattivamente al progetto di un parco costruito in funzione del muro, dal momento che tale progetto contravviene alle norme della Costituzione e a determinate leggi inderogabili. Pertanto, la conclusione è la seguente: "Chiediamo a questa amministrazione di rivelare apertamente, e in maniera definitiva, se e come intende adoperarsi per la demolizione del muro".

La situazione è ancora in divenire e il tempo continua a passare. Ai segni del tempo, Ponte Lucano ha resistito per due millenni ma ora di tempo per sopravvivere ce ne è sempre meno. Al di là delle posizioni personali sulla vicenda, sarebbe una sconfitta per tutti se questo monumento cessi di esistere nella nostra epoca, a causa di complicate e contraddittorie vicende politiche e burocratiche.

*Il giornale è a disposizione di quanti intendessero replicare alle considerazioni sopra riportate

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