Cronaca

Tornano gli abbandoni di cani e gatti? Inseriamoli nello stato di famiglia

Ci risiamo; con le vacanze estive, riprendono gli abbandoni degli animali domestici. Troppi cani e gatti, vengono abbandonati dai loro umani, soprattutto nelle zone del Centro Sud, dove nonostante l’instancabile lavoro delle associazioni di volontariato il problema sta crescendo a dismisura. Esiste ancora un divario enorme tra Nord e Sud Italia in tema di randagismo e i numeri ne sono la conferma.

Gli abbandoni riguardano soprattutto il Centro-Sud

L’ultimo rapporto di studio (2017) parlava di circa 500.000 cani/Gatti randagi in tutta la Penisola con la tendenza a decrescere nelle zone del Nord. Dei 98.596 cani presenti in Italia nei canili e rifugi il 67% si trova nel mezzogiorno, sono infatti oltre 66.200 i cani nel sud e nelle isole. Nonostante l’obbligo del Microchip e le pene severe per chi abbandona, purtroppo non si riesce a fare fronte a questo incivile fenomeno dilagante in tutta Italia.

Segno che la legge 281/91 seppur considerata una delle migliori a livello europeo, non è riuscita ad arginare il fenomeno, oramai dilagante. In realtà occorrerebbe incidere a livello strutturale con provvedimenti ad hoc, prendendo spunto dalle altre nazioni europee.

Cosa accade in Olanda e in Francia

In Olanda il problema dell’abbandono e del conseguente fenomeno di randagismo è stato risolto, vietando la compravendita di animali domestici e incentivando da un punto di vista fiscale l’adozione stessa. Anche la Francia ha emanato, recentemente, una normativa simile per cercare di contrastare il fenomeno.

Purtroppo, in Italia, il rimedio del microchip obbligatorio non è stato in grado di migliorare la situazione. Inesistenti i controlli, determinati dalla scarsità di personale. Inoltre la carenza di strumenti adeguati alla trasmissione dei dati tra i veterinari e le strutture sanitarie ha fatto sì che un cane o un gatto possono tranquillamente esistere finché il proprietario non decida di sbarazzarsene.

Una soluzione potrebbe essere quella di inserire il nostro “Fido” o “Micio” nel proprio Stato di Famiglia, certificando così la sua presenza e quindi il suo monitoraggio. Offrire sgravi fiscali o bouns a chi adotta potrebbe essere un’altra soluzione, visto che comunque i costi di un animale avviato al locale canile di competenza e la sua relativa custodia sono alti e gravanti su tutti.

Inoltre la valorizzazione delle associazioni di volontariato potrebbe portare ad un maggiore efficienza; dando la possibilità di avere un vero e proprio strumento operativo su tutto il territorio nazionale. Di certo nessuno di noi vuole più assistere a quelle scene strazianti di animali vaganti nelle strade, spesso ammalati e denutriti, abbandonati all’oblio e con il rischio di causare incidenti. Anche questa è politica.

Massimiliano Burri

Redazione

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