Un drammatico incendio ha sconvolto il pomeriggio di ieri a Genzano, ai Castelli Romani. Le fiamme, improvvise e violente, si sono sviluppate all’interno di una stanza al secondo piano della Rsa “San Giovanni di Dio” in via Fatebenefratelli 3, un ex ospedale psichiatrico oggi riconvertito in residenza sanitaria assistenziale accreditata. L’incendio ha causato la morte di un paziente di 76 anni, ricoverato nella struttura da ben 55 anni, sin dal 1969, a causa di gravi disturbi psichici.
L’anziano, secondo le prime informazioni fornite dagli inquirenti, non avrebbe avuto scampo. Nonostante il tempestivo intervento del personale sanitario, il 76enne è deceduto a causa delle profonde ustioni riportate. La dinamica esatta dell’accaduto è ancora oggetto di indagini, ma le prime ipotesi lasciano pensare a un evento accidentale.
A indagare sul caso sono i carabinieri della compagnia di Velletri e quelli della stazione di Genzano, con il coordinamento della Procura di Velletri. Al momento, non si esclude nessuna ipotesi. L’attenzione degli investigatori si concentra su cosa abbia provocato l’innesco delle fiamme. Una delle piste seguite è che il fuoco possa essere stato causato dallo stesso paziente, forse per l’utilizzo improprio di una sigaretta o di un accendino. Tuttavia, non si escludono altre possibilità, anche legate a un eventuale cortocircuito o a problemi nell’impianto elettrico.
Gli investigatori hanno già acquisito le testimonianze del personale sanitario e dei vertici della struttura. È stato richiesto un controllo approfondito sui protocolli di sicurezza interni e sulle condizioni della stanza in cui è avvenuto il rogo. A tal proposito, si cercherà di capire se il paziente deceduto avesse mostrato segnali di instabilità nei giorni precedenti e se il personale avesse adottato tutte le misure di sicurezza previste dalla normativa.
L’allarme è scattato intorno alle 17:30, quando il personale della Rsa ha avvertito il forte odore di bruciato e ha notato il fumo fuoriuscire dalla stanza al secondo piano. Gli infermieri e gli operatori sociosanitari (OSS) sono intervenuti immediatamente, mettendo in sicurezza gli altri pazienti presenti nella struttura. I due ospiti che condividevano la stanza con la vittima sono stati evacuati in fretta e, fortunatamente, non hanno riportato ferite.
Le fiamme sono rimaste circoscritte alla stanza della vittima, ma il fumo ha invaso l’intero piano, costringendo il personale a intervenire con tempestività per evitare ulteriori danni. I vigili del fuoco di Nemi e Velletri sono giunti sul posto e, una volta domate le fiamme, hanno condotto un sopralluogo tecnico insieme ai carabinieri, per individuare il punto di innesco e comprendere se ci siano state negligenze.
La Rsa “San Giovanni di Dio” di Genzano non è una struttura qualunque. Sorge in un edificio storico che in passato ha ospitato un ospedale psichiatrico. Oggi la struttura è accreditata come residenza sanitaria assistenziale (Rsa), con un’offerta che prevede anche la cura di pazienti affetti da Alzheimer e altre patologie degenerative.
Il paziente deceduto era ricoverato nella struttura dal 1969, il che fa pensare a un passato di trattamento psichiatrico, dato il tipo di struttura originaria. Da 55 anni viveva in quella stanza e, a quanto emerge, il personale conosceva bene le sue condizioni di salute e la sua storia clinica. La lunga degenza e il tipo di assistenza di cui aveva bisogno fanno presupporre che fosse una persona non completamente autosufficiente.
Questo aspetto sarà importante per la valutazione delle responsabilità: verrà verificato se le misure di sicurezza interne e i dispositivi di controllo siano stati applicati correttamente. Si indagherà anche su eventuali violazioni nelle procedure antincendio e di sorveglianza del paziente.
La notizia ha scosso profondamente la comunità di Genzano e dei Castelli Romani. La vicenda ha suscitato riflessioni sulla gestione delle Rsa e sulla sicurezza degli ospiti, soprattutto quando si tratta di persone con patologie psichiatriche. La lunga permanenza del paziente nella stessa struttura (55 anni) ha acceso interrogativi sulla qualità della vita nelle Rsa e sulla sorveglianza dedicata ai pazienti a rischio.
Il personale e la dirigenza della Rsa, nel frattempo, si sono detti disponibili a collaborare con le forze dell’ordine per chiarire la dinamica del rogo e comprendere se ci siano responsabilità interne.
Dopo lo spegnimento dell’incendio, è stata effettuata un’ispezione approfondita della stanza dove si è sviluppato il rogo. I vigili del fuoco di Nemi e Velletri, insieme ai carabinieri della stazione di Genzano, hanno lavorato fino a tarda serata per raccogliere prove e indizi utili a comprendere la causa dell’innesco.
Le prime ipotesi parlano di un’accensione accidentale, forse causata da una sigaretta o da un accendino. Se questa ipotesi verrà confermata, si cercherà di capire come il paziente sia entrato in possesso dell’accendino o della sigaretta, dato che, generalmente, le norme di sicurezza all’interno di strutture sanitarie di questo tipo vietano ai pazienti di avere con sé oggetti infiammabili o accendini.
I vigili del fuoco hanno messo in sicurezza l’intero piano, controllando gli impianti elettrici e il sistema di ventilazione. Non ci sono state evacuazioni generali della struttura, in quanto il rogo è rimasto circoscritto a una singola stanza.
Nei prossimi giorni, la Procura di Velletri riceverà le relazioni tecniche dei vigili del fuoco e dei carabinieri di Genzano, che contribuiranno a stabilire la dinamica dell’incendio. Il magistrato di turno valuterà anche se sia necessario disporre ulteriori accertamenti tecnici o autopsia sul corpo della vittima per determinare le cause esatte della morte, anche se tutto sembra portare verso il soffocamento da inalazione di fumi tossici e le ustioni letali provocate dalle fiamme.
L’attenzione della Procura sarà focalizzata sulla ricostruzione dei protocolli di sicurezza interni, sulla gestione dei pazienti con patologie psichiatriche e sulle modalità di controllo e sorveglianza adottate dalla Rsa. Sarà anche verificato se la vittima fosse sotto sorveglianza e, se sì, con quale frequenza veniva monitorata.
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