Trail Running, 200km, ce ne parla Marco Ricasoli, l’atleta di Valmontone
Si è tenuta ad Attigliano (TR), dal 27 al 29 ottobre 2017, la 7^ edizione di “Ecotrail, le vie di San Francesco”
Si è tenuta ad Attigliano (TR), dal 27 al 29 ottobre 2017, la 7^ edizione di “Ecotrail, le vie di San Francesco”, trail running organizzata da TrailItalia, comune di Attigliano e con il supporto dell’a.s.d. Ecomaratona dei Monti Cimini, una tra le più importanti gare del panorama nazionale inserita nel circuito Over Challenge. La manifestazione organizzata dal comune di Attigliano ha attraversato i borghi dell’Umbria minore. Un viaggio sulle montagne dell’Amerino con vedute mozzafiato della valle del Tevere. Per qualcuno è stata un'occasione per visitare i luoghi che videro il passaggio di San Francesco durante la sua predicazione, ma anche un grande evento per gli amanti dello sport Outdoor.
La manifestazione sportiva Eco Trail ha avuto forma competitiva, gli atleti che hanno partecipato alla dura prova dovevano avere una preparazione fisica necessaria a superare situazioni che richiedevano grande capacità di autonomia fisica e psicologica: lunghezza del percorso di ben 200 km e della difficoltà (9.000 mt dislivello) infatti dovevano percorrere le sconnesse strade delle montagne previste nel programma. La gara ha avuto, appunto, un percorso di 200 km con tempo limite di 50 h a partire dalle 19:00 del 27 ottobre da Attigliano ed è terminata nella stessa piazza comunale. Il percorso ha interessato i territori dei Comuni di: Giove, Porchiano del Monte, Lugnano, Macchie, Amelia, Collicello, Frattuccia, Avigliano, Farnetta, Dunarobba, Sismano, Le Mulinelle, Poggio Camerata, Toscolano, Santa Restituta, Morruzze, Acqua Loreto, Civitella del Lago, Bachi, Montecchio, Guardea, Alviano.
Tra i 67 atleti alla partenza, 16° all’arrivo con un tempo di 44 ore e 13 minuti, Marco Ricasoli 41enne di Valmontone, unico atleta della zona casilina a prendere parte e portare a termine l’Ecotrail di 200km. Partito in gruppo, in compagnia di tre amici, Daniele, Antonio e Simone, Marco ha affrontato la gara senza ambizioni cronometriche, velleità agonistiche, ma spinto solo dalla voglia di stare bene, vivere all’aria aperta.
D: Marco quando hai iniziato a praticare questo sport?
R: Pratico attività sportiva, maratona, ultramaratona e trial dal 2009. In quell’anno una dottoressa di Tor Vergata, essendo un donatore di sangue, per abbassare il livello di colesterolo e perdere chili (a quell’epoca pesavo 119 chili), mi consigliò di camminare e stare attento all’alimentazione. Era il 21 marzo 2009 e così da quella data ho iniziato questa attività sportiva. Ho partecipato alla prima mezza maratona nel novembre di quell’anno, a Livorno; la prima maratona il 21 marzo 2010. L’ho iniziata in modo allegro, scanzonato, un po’ ironico, con la voglia di divertirmi. La gara di trial si svolge in zone montate, collinari, nei boschi e va dai 10 ai 200 Km. Faccio gare di triathlon dallo sprint fino alla distanza più lunga, la versione Iron Man: 38 km. di nuoto, 180 km. di bicicletta, 42 km. di maratona.
D: Parlaci della gara dell’Ecotrail, le vie di San Francesco
R: Questa gara nasce ad aprile di quest’anno. Un nostro amico organizzatore coglie l’invito a riproporre una gara che era già stata fatta alcuni anni fa. Si chiama “Per le vie di San Francesco” e noi, a suo tempo, lo invitammo a portarla a 200 km. con 8.000 mt. di dislivello positivo, cioè la somma di tutte le salite sono state di 8.000 mt.. La preparazione è durata dai primi di aprile, da quando c’è stata l’ufficialità della gara. Quindi aprile, maggio, giugno, luglio, agosto, settembre sono stati mesi di preparazione fisica facendo allenamenti che abituassero il corpo a correre in condizioni diverse: alla mattina presto, alla sera tardi, subito dopo cena e subito dopo pranzo. Sono inoltre state organizzate delle gare a questa ultramaratona da 50, 70, 80 km. per abituare il fisico a sopportare distanza, stanchezza, orario. Un altro aspetto da affrontare è stata l’alimentazione. Essendo da tre anni vegetariano, all’interno del mio zaino portavo gli alimenti che ho usato durante la corsa per non avere problemi nei vari ristori do ve c’era di tutto.
Sicuramente il percorso era molto duro. Vi abbiamo partecipato in quattro: io insieme ai miei amici Daniele Leonardi, Antonio Testa e Simone Capria. L’obiettivo era portare a termine la gara utilizzando tutte le 50 ore a disposizione. Considerando che erano previste 2 notti, siamo partiti in modo calmo la prima notte cercando di preservare tutte le energie e stare attenti agli infortuni. La mattina del sabato, al primo punto vita ci siamo cambiati e abbiamo iniziato a correre affrontando tutta la giornata del sabato in modo più agonistico, visto che il clima era eccellente, era una giornata di sole, non faceva freddo, né ha piovuto. Il passare delle ore e i chilometri percorsi ci davano la speranza che l’obiettivo si stesse avvicinando. Ovviamente sono capitate le crisi per il freddo, il sonno, la stanchezza, però il fatto di stare vicini, di aiutarci a vicenda, di avere un approccio amichevole e scanzonato ci ha dato la possibilità di superare questi momenti di crisi. La parte più difficile è stata la seconda notte quando la stanchezza, il freddo, il sonno si sono fatti sentire, ma la forza di stare insieme, di scambiarci battute, ci ha fatto superare le salite, le discese, le allucinazioni che ci sono venute. Arrivata la domenica mattina abbiamo affrontato i chilometri, che non erano pochi, che abbiamo percorso con rinnovata energia perché il traguardo si faceva sempre più vicino.
E’ stato bello attraversare diversi borghi dell’Appennino Umbro: Giove, Amelia, Santa Restituta, Civitella del Lago. Sembrava più un viaggio che una gara perché si attraversavano le montagne, i boschi, i prati e i ristori erano previsti all’interno del centro storico di ogni borgo che ogni paese aveva curato mettendo a disposizione una stanza, una palestra. Tutti i residenti dei paesini erano volontari che ci hanno accolto, rifocillato, coccolato, spronato, dandoci la possibilità di continuare.
D: Questa disciplina deve essere insegnata ai più giovani e perché?
R: Purtroppo di giovani che vi partecipano non ce ne sono perché questa attività sportiva richiede tanta fatica e non ci sono esempi a livello nazionale per indurre i ragazzi a provare questa esperienza: camminare per ore nei boschi. Nessuno li fa avvicinare al trial, all’endurance, alla mezza maratona e alla maratona. Sono affascinati da altri idoli in altri sport. Perciò la percentuale di giovani è molto bassa ed è alta quella di persone ‘datate’. In questo sport l’Italia è indietro rispetto alle altre nazioni europee: quando ci si scontra con atleti di altra nazionalità il divario è sostanziale. Qui in Italia i bambini non vengono educati a tale attività come avviene all’estero.
D: Hai dei ringraziamenti da fare?
R: Per ultimo voglio ringraziare gli amici Daniele, Simone, Antonio per avermi accompagnato in questo viaggio, gli organizzatori Fabio, Raffaello e Lilia e tutte le comunità che ci hanno accolto e si sono prodigate per la riuscita della manifestazione.
E' severamente vietata la riproduzione, seppur parziale, dell'articolo.