Ci finisci dentro, senza neanche accorgerti che sei nel cuore di Trastevere, l'ombelico di Roma. Vieni attratto dallo spazio della piazza, dalla fontana al centro, dai ristoranti a margine di un lato che offre prospettive distorte dal disordine e dai raggi del sole di tarda mattinata. Sei davanti alla facciata di Santa Maria in Trastevere, ed entri, pensando che sarà come tante altre chiese di Roma, ma non è così. La Basilica è uno dei più antichi luoghi di culto di Roma, strettamente legata alla storia del rione "trans- Tiberim" .
Fu nel IV secolo che molti degli abitanti di TRASTEVERE, ebrei e pagani, si convertirono al cristianesimo e diedero inizio all'edificazione della prima parte della Chiesa. A spingerli nel compiere l'opera fu una antica leggenda(?) ebraica, trasferita poi ai cristiani: narra che proprio in quel sito, dove si riposavano i soldati, in un antica foresteria, nel 38 a.C., comparve una sorgente di olio che defluì per un intero giorno. Attualmente la scritta "FONS OLEI" posta sul lato destro della base del presbiterio indica il punto esatto dove sgorgò la fonte miracolosa.
Gli ebrei interpretarono l'avvenimento come una premonizione divina dell'avvento del Messia, infatti l'olio è il segno della misericordia del Signore che venne al mondo: Gesù Cristo (Cristo in greco significa unto). Ma incuriosisce notevolmente anche sapere quale spiegazione scientifica del fenomeno si potrebbe dare oggi, magari approfittando delle capacità di studiosi come il professor Mario Tozzi.
La Basilica di Santa Maria in Trastevere, più volte restaurata, offre, soprattutto al suo interno, uno spettacolo unico che non si deve assolutamente perdere, e rappresenta il centro nevralgico di Trastevere, l'antico rione del porto, con tutte le sue contraddizioni nate dall'incrociarsi di genti provenienti da tutto il mondo, con lingue e culture diverse, tipiche delle zone portuali e alla capacità di integrazione delle stesse con gli abitanti trasteverini. Oggi come allora tale prerogativa rende Trastevere, e quel punto particolare, unico, nel suo genere.
Infatti ne sono testimonianza gli esempi di grande generosità come quello di Francesca Romana che proprio qui svolse la sua attività a sostegno dei poveri, e di Calisto, lo schiavo che diventò Papa e la cui tomba fu ritrovata solo nel 1960, insieme a frammenti di pitture raffiguranti il suo martirio e la sua deposizione.
Vivere Trastevere non è solo beneficiare delle sue più evidenti attrazioni come i locali, i bar, i ristoranti tipici come appunto l'ottimo all'Arco di San Calisto, ma andare a cercare la sua storia, la sua essenza… Senza voltarsi indietro ogni tanto per vedere cosa ci siamo persi, vuol dire perdere il contatto con la storia vivente del rione, rappresentata dai particolari architettonici,ma anche dalle situazioni ambientali e dalle persone che animano il quartiere in un camaleontico mutare di usi e costumi.
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