Inerzia, abbandono, disordine, delinquenza. Questo è oggi Trastevere, uno dei quartieri storici più tradizionali di Roma e noti nel mondo. Da tempo il rione sembra scivolare senza fine verso il burrone di un degrado inevitabile e inarrestabile, a malapena oscurato dall’atmosfera festosa della movida romana.
Sabato sera, 29 Ottobre scorso. Piazza Trilussa, è mezzanotte circa, la fontana dell’Acqua Paola scivola dolcemente coi suoi gradini gremiti di spettatori dello spettacolo dell’universale dipendenza verso Ponte Sisto, nel cuore pulsante e vivo di Roma: come ogni sera la piazzetta è invasa da romani e turisti che bevono, danzano e cantano allegramente.
Un clochard della zona, noto a chi vive o solo frequenta le serate nel quartiere, già ubriaco e rintronato dall’alcool del pomeriggio, si aggiunge alla tappezzeria umana circostante, lanciandosi in una interpretazione come sempre buffona. Ma questa volta il disgraziato viene deriso, partono i primi sputi, quindi gli insulti, e quando il gioco si fa pesante, scattano pugni e calci di una ferocia senza senso.
A quel punto esplode una rissa tra chi prova a difenderlo e chi ha scatenato quello spasso straziante: un branco di minorenni e maggiorenni, bevuti e fumati. Finalmente, quando il delirio scema, arrivano i soccorsi e portano via il senzatetto in codice giallo. Non è ancora dato sapere se a quell’ora le forze dell’ordine avessero già timbrato il cartellino di uscita.
Un ragazzo, testimone con altri suoi amici dell’ultimo episodio di barbarie cittadina a Trastevere, si è espresso così: “Quella sera a Trastevere tirava una brutta aria. Da un po’ di tempo abbiamo tutti questa sensazione, non siamo tranquilli”.
Da un po’ di tempo.
Oggi a Trastevere il tempo non si è fermato al seicento, epoca in cui venne costruita quell’incantevole piazza Trilussa dagli architetti Van Santen detto il Vasanzio e Giovanni Fontana, per volere di papa Paolo V Borghese. Il quartiere allora e almeno sino a qualche anno fa, viveva ancora di uno spirito gioioso e popolare in cui i residenti, come tanti amici comuni camminavano di giorno per vicoli e vicoletti sentendosi a casa propria, e la sera per una bella passeggiata, che scemava fino al suono di una fontanella gorgogliante.
Non certo un paradiso, ma nemmeno l’inferno che oggi molti descrivono in cronaca. A seguito di sanguinose liberalizzazioni, a braccetto di una progressiva avidità commerciale che segna oggi il nostro quotidiano, passività e noncuranze politiche a ogni livello, comunali e statali, Trastevere è caduta vittima dei tempi, divenendo ostaggio della nota movida romana: un modo inspiegabilmente scellerato di divertirsi che ha portato a episodi come quello appena descritto: ormai uno dei tanti.
Lo scarto sulla visione da poco albeggiante dei vicoletti e piazzette di questo una volta meraviglioso quartiere, è straziante. Se si seguono le tracce dei postumi della sbornia umana precedente, appare un quadro devastante. Appena faticosamente risollevato dall’operato degli operatori dell’Ama, sul volo di gabbiani o altri predatori dentro sacchetti di rifiuti abbandonati nelle strade dagli esercizi commerciali. Tra cicche, plastiche e vetri rotti di bottiglie di alcolici venduti in barba a divieti.
Che cosa fare.
All’epoca di questo nuovo Governo, un esecutivo che si richiama evidentemente alla destra e a suoi principi, che con tempestiva celerità si è imposto di regolamentare nel primo Consiglio dei Ministri il fenomeno dei rave, non vi è qui alcun tentativo di richiamare alcun cambio di regime per scandagliare metodi di risoluzione al problema della movida. La sicurezza, la legalità, non è un fenomeno di sinistra o di destra. E’ piuttosto questo il tempo di richiamarsi al ritorno ad un certo ordine civile.
Una capitale come Roma, tra le più affascinanti del mondo, una città di queste dimensioni e di cotanta pregevole storia, non può ridursi alla volgarità di un quartiere come Trastevere per il richiamo al divertimento generale. Il danno è fatto: il circo che abbiamo raccontato viene riportato oggi in centinaia e migliaia di video che fanno il giro del web.
E’ tardi e un passo indietro, quanto meno limitare i danni di questo scempio, sembra strutturalmente difficile se non impossibile. Il vecchio rione ha perduto le proprie botteghe, gli spazi tradizionali, bar e trattorie tipiche, a favore di una bassezza dilagante fatta da minimarket a tappeto, orribili bar e ristoranti da cucina al massacro. I pochi residenti rimasti vivono di giorno a contare i danni, di notte in trincea.
Per uscire da questo vicolo cieco occorre una grande trasformazione dei tempi. Perché il fenomeno di abbrutimento è ovunque, non solo a Trastevere, ma sulle curve di uno stadio come pure sui banchi di Montecitorio, dove ormai si espongono striscioni durante una seduta parlamentare come in un incontro di calcio.
Servirebbe un cambio di politica a ogni livello, uno strappo trainato da una rivoluzione culturale, un vero rovesciamento sociale verso un semplice e forse modesto ritorno alla bellezza fine a se stessa. La nostra è la contemplazione probabilmente di un sogno su questi tempi di consumo scellerato senza freni e senza emozioni. Ma trattasi di un un tempo che va analizzato profondamente, in fretta e non solo filmato dai telefonini.
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