C'era una volta l'estate. Quella dei ghiaccioli che coloravano la lingua e delle gomme da masticare che nemmeno la Pirelli! Duravano la giornata intera… Era l'estate delle quattro stagioni studiate a scuola e delle vacanze estive senza “debiti”, solo cambiali. Era semplicemente l'estate.
Venticinque anni dopo, stamattina, ecco l'ennesima perturbazione che, ora anche da noi, è annunciata con un numero (“la perturbazione numero 3… la perturbazione numero 4…7, 9…” ché fa più chic) in un un attimo annerisce il cielo, spazza il paesaggio e scarica a terra elettricità e tonnellate d'acqua.
“Il solito temporale estivo” a detta di più di qualcuno. Una volta, forse, ora non più. Fenomeni atmosferici come questi sono il segno dei cambiamenti climatici che ormai e seppur denunciati da decenni dalla Scienza e dalla Ricerca, sono in atto e attendono ancora risposte degne di tale nome da parte di tutti i Governi occidentali. Quei fenomeni atmosferici che gli stessi Governi, negli anni, hanno contribuito pesantemente a creare in nome di un progresso che ha significato progressi economici anche nel conto in banca di molte multinazionali che continuano a “giocare” a Risiko con il nostro Pianeta senza curarsi troppo delle conseguenze di certi “atteggiamenti” industriali possono comportare nelle zone interessate dai loro progetti.
Un esempio? Ce ne sono mille, purtroppo, come quello che interessa il cosiddetto “bio carburante” per produrre il quale vengono eliminate foreste di proporzioni e dimensioni bibliche senza considerare l'impatto e soprattutto il futuro di quel territorio che non sarà più lo stesso. L'olio di palma e la “guerra dell'acqua” che è iniziata da tempo e che vede l'accaparramento delle fonti da parte di chi, contrariamente alla maggior parte degli Stati e dei Governi, ha l'occhio lungo e vede ben oltre le piccolezze di una politica mondiale pressoché assente, naturalisticamente parlando. Una politica divenuta il problema di se stessa, quasi che la salvaguardia della Natura fosse un dettaglio da affidare a qualcun altro. “Ma sì, che se ne occupino quei quattro matti” che non hanno niente di meglio da fare che perdere tempo dietro all'acqua (che comincia a scarseggiare anche da noi) ai terreni (avvelenati da pesticidi), alle foreste (cementificate o trasformate in palmeti dove è vietato l'ingresso).
Quasi il settanta per cento dell'ossigeno che respiriamo viene dagli oceani, il resto da boschi e foreste ecc. Con l'oceano sempre più vuoto di vita, che soffre una temperatura media da idromassaggio termale e farcito da isole di plastica galleggianti grandi come la Svizzera non si delineano grandi speranze all'orizzonte se non si cambia radicalmente prospettiva.
L'Italia, tanto per tornare a casa, è il Paese con il più alto tasso di desertificazione d'Europa. Significa che sta già avvenendo.
La mezza alluvione di oggi a Roma? Una goccia nel mare, se dopodomani non si riaccende l'irrigazione le colture andranno a farsi benedire. Già, ma a chi importa? Ai nostri figli certamente. E' questa l'eredità che abbiamo previsto per loro?
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