Dopo la polemica scatenata dallo schiaffo in diretta di Will Smith a Chris Rock durante la notte degli Oscar, continua, soprattutto sui social, il dibattito sui confini della comicità. Se essa deve porsi o meno dei limiti. Questa volta l’episodio non giunge però dagli Stati Uniti, ma riguarda direttamente il nostro Paese.
“Che il cadavere di una pornostar fatto a pezzi venga riconosciuto dai tatuaggi e non dal diametro del buco del culo non gioca a favore della fama della vittima”. Con queste parole pubblicate sul proprio account Twitter, il comico Pietro Diomede è stato escluso da Zelig, in cui avrebbe dovuto esibirsi nel locale di via Monza il 12 aprile. Il riferimento è ovviamente nei confronti di Carol Maltesi (pornoattrice, in arte Charlotte Angie), brutalmente uccisa dal suo vicino di casa, Davide Fontana, a soli 26 anni.
“Successivamente alle numerose polemiche social, Diomede è intervenuto sull’argomento ai microfoni di mowmag.com, rilasciando le seguenti dichiarazioni: “Zelig? Mi ero proposto per una serata a microfono aperto prevista per il 12 aprile. Quando accettarono la mia partecipazione, chiesi: ‘Ma posso dire tutto?’ e mi risposero di sì. Aggiungendo di invitare gli amici e di portare gente. Ora, da come tutti ne stanno parlando, pare che mi abbiano cacciato dagli Arcimboldi.
Erano due anni che non mi esibivo su un palco per via della pandemia. Aspetterò ancora, non mi cambia niente. Intanto il mio nome è in trending topic su Twitter, cosa che non era riuscita nemmeno al programma quando è andato in onda dagli Arcimboldi con Claudio Bisio e Vanessa Incontrada. Per dire”.
“Le battute non si spiegano. Fanno ridere oppure no. E questo dev’essere. Ho visto che tutti stanno parlando di me da Selvaggia Lucarelli a Lorenzo Tosa, passando per Andrea Scanzi che mi ha definito ‘la parte peggiore di Pio e Amedeo‘. Su Scanzi penso che Pau dei Negrita, ai tempi, non gliene abbia date abbastanza.
Queste reazioni non me le spiego. Ho scritto di molto ‘peggio’, se è per questo e tanto ho ancora da dire: ho già pronte una serie di battute per quando tornerò libero di postare su Facebook. Per adesso, ho quattro profili, tutti bloccati. Comunque credo che tutti i particolari morbosi e davvero rivoltanti con cui la stampa italiana sta riportando la notizia della morte di Carol, sia la parte peggiore. Se proprio dobbiamo etichettare una ‘parte peggiore'”.
“Credo anche che se fosse morto un attore hard, mettiamo caso – facendo le corna – Rocco Siffredi, allo stesso modo ovvero fatto a pezzi, nessuno avrebbe avuto nulla da eccepire se avessi scritto: ‘Ah, ma come? L’hanno riconosciuto dai tatuaggi e non dal ca**o?’. Tutto il resto, ovvero quello che si sta scatenando su Twitter in queste ore, è pura ipocrisia. E l’idea di scusarmi non mi è passata neanche per l’anticamera del cervello. Non lo farò mai”.
“Will Smith? Penso che entrambi, sia Will Smith che Chris Rock, si siano comportati da tamarri di periferia. Dando, tra l’altro, un bell’assist ai razzisti americani. Quei due, così facendo, hanno alimentato lo stereotipo che già purtroppo esiste e che negli Stati Uniti è duro a morire.
La cosa che mi fa più sorridere di questo episodio è che chiunque abbia riportato la notizia, abbia parlato di Jada Pinkett chiamandola ‘la moglie di Will Smith’. Poi dicono che sia un problema scherzarci su perché è una donna e ha una malattia. Ok, ma intanto almeno cominciate a chiamarla per nome. Per me è lecito scherzare su qualunque cosa. Basta che faccia ridere. Poi ci terrei a dire che Jada Pinkett ha l’alopecia, mica un cancro. Sono stati in molti a fraintendere la cosa. Comunque, avrei scherzato anche sul cancro. Mi piacciono le battute sulla morte“.
“La morte fa parte della vita di ognuno di noi, non vedo perché debba necessariamente essere un argomento tabù. Poi, soprattutto, fa parte della mia vita. Nel senso che ho visto morire tutta la mia famiglia, madre, padre e sorella nel giro di pochissimi anni. Per cancro. Sì, come la moglie di Giallini che ho citato in un post preso d’assalto dal Tribunale di Twitter. Io quella battuta la farei davvero sul palco dei David dei Donatello. Perché a me fa ridere. E pensare che, prima che la mia famiglia andasse all’altro mondo, ero un musone, non scherzavo mai. Dopo, ho cominciato a fare battute. Credo sia stato il mio modo per esorcizzare quanto successo.
Non penso di avere il patentino sulle battute riguardo alla morte solo perché mi è morta la famiglia, non sono mica uno di Twitter! L’unica cosa che mi infastidisce è che la morte dell’ultimo familiare che mi era rimasto, mia sorella, risale al 2006, quando i social ancora non avevano il peso che hanno ora: pensi quanti like mi sono perso!”
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