Sembrano non esserci dubbi: Mario Piccolino, 71enne avvocato noto per le sue battaglie a sostegno della legalità, è stato brutalmente freddato. Sarebbe stato un colpo di pistola alla testa a ucciderlo nel pomeriggio di ieri a Formia, presso la propria abitazione-studio di via Conca. Agghiacciante la ricostruzione dell'omicidio fornita da "Il Corriere della Sera": un uomo, le cui generalità non sono ancora note, si è presentato nello studio dell'avvocato, dicendo a un collega che condivideva l'ufficio con Piccolino di essere un suo cliente. Aggirato questo ostacolo, il killer si è presentato davanti al 71enne, uccidendolo senza scrupoli con un colpo di pistola, che sarebbe compatibile con i modelli in dotazione alle Forze dell'Ordine. Secondo le prime testimonianze, l'assassino sarebbe un uomo giovane di bassa statur , che indossava dei bermuda.
Mario Piccolino era un personaggio scomodo: attraverso il suo blog freevillage.it esprimeva il suo punto di vista sulle vicende di Formia, città nella quale viveva da diverso tempo (le sue origini sono romane) e sulla lotta all'illegalità in generale. Per quanto riguarda la cittadina pontina il 71enne aveva sempre denunciato l'influenza del clan dei Casalesi, con due famiglie che si spartiscono il controllo della città. Inoltre, sempre attraverso il blog, ha sostenuto l’iter di assegnazione del patrimonio confiscato all’avvocato Cipriano Chianese, che a Formia vantava un ingente patrimonio immobiliare e interessi economici vari.
Le sue nette prese di posizione già in passato gli avevano creato problemi: nel 2009, per esempio, si verificò un'altra aggressione nel suo studio, quando Piccolino fu picchiato alla testa con un cric. Per questo fatto finì sotto inchiesta Angelo Bardellino, che sarebbe legato anche egli alla camorra. Nel 2012, inoltre, l'avvocato ricevette una tipica minaccia di stampo camorristico, visto che gli vennero recapitate delle viscere e teste di pesce. Ieri, purtroppo, l'episodio fatale.
La Polizia è al lavoro per risalire l'assassino, la Procura della Repubblica di Cassino guida l'indagine che dovrà fare luce sulla sua morte, che alla luce dei precedenti – sembra brutto dirlo – può definirsi una morte quasi annunciata. Un episodio che deve indurre tutte le istituzioni a una riflessione sulla piaga che affligge alcune zone del nostro paese, dove la legalità non ha cittadinanza.
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