L’Italia festeggia quest’anno i 700 anni dalla morte del maestro Dante Alighieri. Più che celebrare la morte del sommo poeta, si vuole celebrare un simbolo di redenzione e rinascita ma soprattutto di genialità. Dante Alighieri è un genio ma anche i geni sono passati da quella fase di “sperimentazione” che più comunemente viene chiamata fallimento. Walt Disney ha disegnato migliaia di volte un prototipo che poi è entrato nella storia con il nome di Topolino. A ogni disegno buttato nel cestino, Disney si ripeteva: “Avanti, sempre avanti!”.
Nel film All’Alba perderò, prodotto da Daniele Muscariello per Henea Productions, il sommo poeta avrà un ruolo centrale e fonte ispiratrice onirica dell’attore principale. Il regista e autore del film Andrea Muzzi affronta il fallimento come un’esperienza da capitalizzare in una preziosa opportunità di crescita. D’altronde, dietro ogni progresso c’è sempre un fallimento!
Il film racconta la vita di un regista, Andrea Gregoretti, che all’ennesimo insuccesso professionale cade in depressione fino a sognare di essere premiato nella notte degli Oscar come “Fallito dell’anno”.
Il ricordo di un ex compagno di classe che in un dettato fece 24 errori in una sola parola, risveglierà in Gregoretti l’entusiasmo per una nuova idea; raccontare le gesta dei fuoriclasse della sconfitta.
Si tratta di uomini che hanno perso ma lo hanno fatto in un modo unico, spettacolare. Ad esempio, il pilota di formula uno Taki Inoue, l’unico ad essere stato tamponato dalla macchina della safety car durante un Gran Premio. Per Gregoretti il mondo si divide in due categorie: vincenti e perdenti. Della prima fazione fa sicuramente parte il sommo poeta, la cui statua austera e sprezzante campeggia in molte piazze italiane.
Per Gregoretti, Dante Alighieri è un modello diseducativo. Artisti di così alto livello infatti creano solo frustrazione nelle persone che non riusciranno mai a raggiungere quelle vette. Meglio celebrare altre gesta, come quella dell’ex compagno di classe, al cui cospetto tutti ci sentiamo migliori, quasi meritevoli del premio Nobel.
Nel finale del film, però, Gregoretti sarà costretto a rivedere la sua idea e sarà proprio l’apparizione onirica di Dante a farlo riflettere. Il confine tra vittoria e sconfitta non è così marcato ed anche i grandi hanno capitalizzato una batosta per sbocciare definitivamente.
E’ il caso di Paul Cezanne che fino a quarant’anni era considerato dai critici un pittore di poco talento e poi si è trasformato in un artista di fama mondiale. Come è stato possibile? Cezanne è un fiore tardivo. Al fiore per crescere serve l’acqua ed il sole, al fiore tardivo, invece serve solo una cosa; fallire. Il fallimento è il suo nutrimento, è tramite le sconfitte che capisce la sua strada, trova la sua forza. E pure Dante Alighieri confiderà a Gregoretti di essere passato dalla cocente delusione di una sconfitta prima di essere venerato come sommo poeta. Insomma, Dante, insegnerà al regista la più utile delle lezioni della vita; osa perdere per vincere!
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