È verde l’onda di ragazzi e ragazze partita da piazza della Repubblica, a Roma, diretta ai Fori Imperiali. Il colore sinonimo dell’ambiente è sui volti, sui cartelli e sulle bandiere del corteo dei giovani dei Fridays for Future, che hanno sfilato oggi nella Capitale a sei mesi dall’ultima grande manifestazione per chiedere un cambio netto di rotta verso politiche più ambientaliste.
“Siamo 30mila“, dicono gli organizzatori. Un evento che era programmato da tempo e che “per caso”, spiegano gli organizzatori, capita giusto a due giorni dalle elezioni. Non sono ammessi infatti i simboli di alcun partito. A partecipare sono soprattutto i giovani dei licei, a migliaia. Un fiume che si perde all’orizzonte quando la massa scende per via Cavour.
“Se ci bloccano il futuro noi blocchiamo la città”, intonano nelle prime file. Nel megafono un ragazzo dice: “Siamo stufi di governi che si riempiono la bocca di parole come transizione ecologica e poi portano avanti politiche inquinanti, investono in energie fossili”.
Il ‘serpente’ si ferma più e più volte nel suo percorso. La musica suona forte dalle casse del camion di testa. Sono perlopiù canzoni per ballare, non c’è niente di politico. Ai manifestanti la scelta piace, e in molti seguono il ritmo, altri saltano e battono le mani. L’atmosfera è di festa ma il messaggio che questo popolo lancia è tutt’altro che felice: “A chi governa vogliamo dire: non rubateci il futuro”, spiega uno dei manifestanti. “Si devono adottare politiche per azzerare le emissioni, basta investire sulle fonti fossili“, aggiunge un’altra voce dal corte dei Fridays for future.
In questa generazione, c’è chi teme veramente la fine, saranno loro ad affrontare le conseguenze dell’emergenza climatica in atto, non chi l’ha causata: “Siccità, desertificazione, eventi climatici estremi cambieranno per sempre il nostro pianeta“. Il problema, spiega una ragazza, “è l’egoismo di chi governa che non è capace di fare scelte per le future generazioni”. E allora, ‘Scegli eco, non ego’, suggerisce un cartello.
Filippo Sotgiu, uno degli organizzatori dei Fridays for Future, spiega che “chiediamo che il clima sia messo al centro del dibattito pubblico. Purtroppo in questo mese di campagna elettorale il clima non c’è stato. Nonostante il disastro nelle Marche che è stato un disastro climatico. I politici e anche i media -continua l’attivista – hanno deciso di ignorare la stretta correlazione che ci poteva essere tra le soluzioni alla crisi climatica e i problemi che hanno dominato questa campagna elettorale, come la crisi energetica, e l’aumento delle bollette e dei carburanti.
Noi abbiamo lanciato tante proposte che aiuterebbero a rispondere a entrambe le cose, come le comunità energetiche, una per Comune, per permettere alla gente di autoprodurre energia. Poi anche il trasporto pubblico gratuito, per dare un’alternativa alle persone al mezzo privato”. Insomma, “dobbiamo ricordare alla politica che, chiunque vinca, abbiamo poco tempo – conclude Sotgiu – Questa forse sarà l’ultima legislatura in grado di adottare misure per ridurre le emissioni”.
Fra i cori intonati dai ragazzi dei Fridays for Future, a Roma, anche uno rivolto alla presidente di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, e non per lusingarla. Il suo è il primo nome di un candidato alle elezioni che si sente durante la manifestazione fino a quel punto concentrata a lanciare un messaggio generale alla politica e a chi governa.
Un breve momento più di goliardia che di rabbia che sottolinea però un fatto inoppugnabile: la popolarità della candidata della coalizione di destra non arriva fino a questi giovani scesi in piazza per l’ambiente.
“Ha valori lontani da noi, ideali di una altra epoca”, spiega un manifestante. “Non crediamo al suo programma ambientale, non si è mai interessata di questi temi”, afferma un’altra. C’è chi la chiama “fascista” e chi la teme perché “ci priverà di diritti civili conquistati con lunghe battaglie”. “Non troverai nessuno qui disposto a dire due parole positive su di lei”, segnala uno dei manifestanti. “Non crediamo alle sue bugie” dice un altro.
Una spiegazione a questa avversità prova a darla Marzio Chirico, uno degli organizzatori dei Fridays for Future: “Tra i nostri militanti non c’è nessuno di destra ma questa è una piazza spontanea, c’è un po’ di tutto. Anche se la componente maggiore è di sinistra, ci sono sicuramente persone di altri orientamenti politici e anche chi non si interessa.
I temi ambientali – aggiunge – dovrebbero stare a cuore a tutti a prescindere dalla bandiera politica. Se ci sono militanti di destra che condividono le nostre idee sono benvenuti, si sentano liberi di venire a parlare con noi”. (Dire)
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