Riceviamo e Pubblichiamo:
La sorte della memoria di Giulio Regeni, ci interroga sul senso della Politica e dei Sentimenti, dei Diritti e della politica, quella che va sotto il nome di realpolitik. L’evoluzione degli eventi diplomatici, con la scelta del governo di far tornare l’ambasciatore italiano al Cairo, mostra un governo piegato alla cosiddetta ‘realpolitik’, quel principio ritenuto a volte necessario ma non necessariamente condivisibile, e in questo caso specifico del nostro connazionale Giulio Regeni, sta dimostrando la ‘pochezza’ del nostro governo, del quale il partito democratico ne è il pilastro fondamentale.
“l’Italia ha preso un impegno con la famiglia Regeni, con la memoria di Giulio Regeni, e anche con la dignità di ciascuno di noi nel dire che ci saremo fermati solo davanti alla verità”. (M.Renzi, aprile 2016) Queste parole le ho condivise, è come se fossero le mie e di tanti altri, che hanno chiesto al nostro governo di fare i passi necessari per arrivare alla verità, non qualsiasi verità!
A 16 mesi di distanza, non si sono fatti passi avanti significativi, però il governo italiano ha deciso di porre fine alla pressione diplomatica sull’Egitto, perché? Il ministro degli esteri, Alfano, ci ha detto che ‘l’Egitto è partner ineludibile dell’Italia e viceversa’, ma questo lo era anche quando si decise di ritirare l’ambasciatore. Le spiegazioni di Alfano, mi sono sembrate tutte piegate al bisogno di riaprire i rapporti con l’Egitto, per motivi legati all’immigrazione; sembra certo il peso che l’Egitto abbia su alcuni generali libici, forse anche per la vendita di armi allo stesso Egitto. Questo non è stato detto, ma si intuisce ed è molto probabile. Questa è la realpolitik! Svilire i Principi per esigenze che si considerano più importanti perché l’attualità politica richiede; questa è la spiegazione che sempre il potere dà. Ma appunto, la dà il potere.
Ma questo non è sufficiente, non stiamo cercando di evitare una guerra o cose simili, quello che vedo è solo una sopravvalutazione di alcuni problemi, tipo l’immigrazione, che ci angustiano e ai quali si cerca di porre un argine con una scelta miope (dal mio punto di vista), barattando Principi a favore di una scorciatoia per alleggerire un problema, che va affrontato e alleggerito ma non cosi. Diceva un tale che, non bisogna mai utilizzare l’uomo come un mezzo; questo svolgersi degli eventi, dimostra che è stato fatto.
Egregio segretario, la frase da lei pronunciata è importante ancora oggi, con questa scelta il governo Gentiloni, sta calpestando la dignità di Giulio, della famiglia, e di tutti quelli che considerano i Principi Umani fondamentali. La memoria, è parte essenziale della nostra umanità, è qualcosa che non è scambiabile, perché appunto, non è riducibile al semplice interesse politico.
Lei, dopo queste scelte del governo non è intervenuto sulla questione, colpevolmente secondo me, perché cosi, non facendo niente, lasciando che le polemiche quotidiane relegassero nel dimenticatoio la questione Regeni, Lei si comporta come Ponzio Pilato! Di questi tempi difficili, forse, Lei dovrebbe avere maggiore coraggio, e rispetto per quei Principi che aveva espresso in quella dichiarazione, che ebbi a far mia; mi sarei aspettato una consequenzialità a tale proposizione, ma cosi non mi sembra che sia; purtroppo.
Come conseguenza immediata, ho deciso di riconsegnare la tessera di iscritto al Partito democratico nel circolo si Artena; da tale gesto, non viene meno il rapporto di vicinanza ed elettore del partito democratico, ma è un segno concreto di contrarietà e condanna politica e morale, per tali scelte e silenzi.
Con rispetto e simpatia
Renato Centofanti
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