Un taxi pieno di risate: Guidi e Ingrassia al Teatro Marconi

“Taxi a due piazze”, storica commedia brillante di Ray Cooney, nella versione di Iaia Fiastri, tra equivoci e bugie senza tempo

Due figli d'arte ormai affermati al servizio di un testo rodatissimo: Gianluca Guidi nel ruolo di un tassista (visto che l'ambientazione è a Roma, sarebbe più corretto il termine "tassinaro"), uomo qualunque, bugiardo, fedifrago e addirittura bigamo nel ruolo che già fu del padre Johnny Dorelli. Divertente e divertito nella recitazione, coinvolgente nella mimica e in alcune sonorità vocali, Guidi è a suo agio nei dialoghi più serrati e in alcuni "scilinguagnoli" che strappano più di un applauso. 

La sua crescita e maturità artistica lo vedono ormai spaziare con disinvoltura dalla recitazione, alla regia (sua, appunto quella di questo spettacolo) e al canto (molto abbiamo apprezzato il suo recital "That's life" dedicato a Frank Sinatra e lo spettacolo "Oscar" dedicato a Wilde) rendendolo ormai autonomamente riconoscibile al pubblico, svincolato dalla popolarità ed eredità paterna.

Giampiero Ingrassia ha il ruolo del vicino di casa un pò impiccione e coinvolto, contro la sua volontà, in una serie continua di situazioni equivoche ed esilaranti per cercare di coprire le malefatte di Guidi ai danni delle due mogli Carla e Barbara: la prima, canonica e in vestaglia, l'altra, "sensualmente etrusca di Viterbo",  in abiti succinti; entrambe inconsapevoli l'una dell'altra e ignare della meschina bugiardaggine del comune marito.

Ingrassia dimostra una naturale comicità fatta di mimica facciale e di gestualità volutamente estremizzata (personalmente, ho trovato irresistibile la nuotata a dorso sul pavimento per allontanarsi da una situazione più che imbarazzante).

Quello che, però, colpisce di più, oltre alla naturalezza della recitazione, è la voce stentorea di Ingrassia che, in alcune situazioni che richiedono incisività timbrica e vocale, ricorda proprio quella del grande Ciccio alle prese con Franco Franchi nel corso dei leggendari bislacchi duetti nella TV in bianco e nero.

Il testo di "Taxi a due piazze", ormai datato oltre trent'anni fa, è sempre funzionante perchè sempre attuali sono le eterne contrapposizioni uomo-donna, il tema dell'adulterio, i problemi legati alla vita di coppia, la infantile (a volte) meschinità degli uomini persi nel proprio egocentrismo maschile e l'incorreggibile ingenuo romanticismo delle donne pronte a credere (naturalmente fino a quando lo vogliono loro) a qualsiasi bugia del partner.

Difficile dire chi  le spara più grosse ed è impossibile contare il numero di menzogne dette in questa piece  (Rossi-Guidi, ad un certo punto, ammette candidamente di non riuscire più a trovarne altre). E d'altro canto è noto che, se dici una bugia, probabilmente, a breve, ne dovrai dire un'altra e cosi via.

Ma come spesso accade in questi casi (e questa appare  la vera morale), come nel mito di Cassandra che, pur prevedendo correttamente eventi futuri infausti non veniva più presa sul serio), lo stesso personaggio centrale Mario Rossi, bugiardo seriale per necessità, nel momento in cui dice l'unica verità della sua vita non viene creduto.

Bravissimo tutto l'affiatato cast degli attori Renato Cortesi (il brigadiere), Silvia Delfino e Francesca Bellucci (le due mogli), Claudio Zanelli (il tenente) e Stefano Bontempi (lo scultoreo vicino di casa gay di Barbara).

   

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