Una moglie, tanti mariti: cos’è la poliandria
Siamo fantasiosi in quanto ad accoppiamenti, ma i costi e il tempo dovuti alla cura dei figli fanno sì che la maggior parte degli uomini “si accontenti” di una moglie
Nel mondo sono pochissime le culture in cui si pratica la poliandria, una moglie e tanti mariti, con indubbi vantaggi di libertà ed economici per i maschi. Secondo voi, conviene essere uno dei tanti mariti piuttosto che l’unico uomo di vostra moglie?
Prendete questo articolo come un esercizio intellettuale o se volete una provocazione. Rovesciando la realtà si possono fare riflessioni utili sulla nostra condizione sociale. Non voglio perorare la causa della poliandria nella nostra società, ma verificare con voi, come queste sia delle convenzioni sociali imposte da motivi economici di sopravvivenza e niente affatto dalla natura, come spesso si sente dire. Tant’è che le forme di procreazione nella sfera biologica sono tantissime e per niente rigide.
Sesso e matrimonio, non sono la stessa cosa
Un uomo e una donna servono a procreare, si ma questo è relativo alla nostra specie e ad altre non a tutte. Inoltre non è detto che non si possa procreare attraverso un rapporto sessuale tra un uomo e una donna, pur avendo una struttura sociale che non preveda il matrimonio tra due sessi diversi.
Il sesso è una cosa, il matrimonio o le forme di convivenza possono non prevedere un contratto tra quel lui e quella lei. Nel passato i regnanti si sposavano tra membri delle casate nobili del mondo ma poi non è detto che la loro vita sessuale si svolgesse solo e soltanto tra marito e moglie. Ciascuno aveva le proprie libertà e nemmeno tanto segrete.
Poliandria o poligamia: sarebbe davvero vantaggioso disporre di un harem?
Molti uomini pensano che sia un grande vantaggio avere più mogli. Non parlo di amanti parlo di poligamia. Non dico l’harem del Sultano ma avere un numero sufficientemente vario di spose che convivono con lui.
Diciamo 4? Più o meno ci avviciniamo alla legge coranica che però presuppone sempre che vi sia una prima tra le pari e che l’uomo possa assicurare a tutte indistintamente lo stesso livello di vita e di spesa. Qui si capisce perché questa opportunità non venga di fatto accolta dalla maggior parte dei musulmani. Costerebbe troppo e si andrebbe incontro a molti problemi di convivenza con 4 mogli in casa.
C’è chi sostiene che avere più di una moglie e molti figli in età avanzata aiuterebbe gli uomini a vivere più a lungo. Io non lo credo. Credo anzi l’opposto e penso che chi è stato sposato concordi con me.
La poligamia batte la poliandria 1.047 a 4
Più raramente per non dire mai, si considera il caso opposto: una donna con più mariti.
Se non accade c’è una grossa difficoltà fisica che si frappone. Un uomo con molte donne può avere molti figli che le donne seguiranno. Una donna con molti uomini ne avrà comunque solo uno (o più) per volta e per un lungo periodo di tempo tra gestazione e primi anni di vita del neonato sarà molto distratta rispetto ai suoi eventuali partner.
Questo probabilmente è uno dei motivi per cui nel mondo, delle 1.231 differenti tipi di società umane catalogate dall’Ethnographic Atlas, solo 1.047 sono poligame. Monogame solo 180 mentre la poliandria è prevista solo in 4 società.
Notate che la monogamia non è in maggioranza! In verità ci sono 57 gruppi etnici in cui vige la poliandria ma saltuariamente. Quindi ufficialmente la poligamia batte la poliandria 1.047 a 4.
La poliandria è insomma decisamente minoritaria nelle società umane. Dal punto di vista evolutivo la cosa non sorprende, perché se è facile vedere i vantaggi riproduttivi della poligamia, non è chiaro quali siano quelli della poliandria.
Una donna con più mariti: a volte è una necessità
Fra i mammiferi, dove gravidanza e allattamento bloccano la riproduzione di una femmina per mesi o anni, ha infatti senso evolutivo che un maschio cerchi di controllare più compagne possibili, per evitare che si accoppino con altri maschi, moltiplicando così la diffusione dei suoi geni.
Ma questa possibilità non esiste per le femmine: avranno sempre una sola cucciolata alla volta, per quanti partner abbiano. Infatti, mentre non esistono mammiferi poliandrici, molte specie, dai cervi ai leoni, dai trichechi ai gorilla, formano degli harem.
Le specie poliginiche si riconoscono perché i maschi sono più grandi e aggressivi delle femmine, dovendo tenere a bada sia l’harem che i competitori. Fisicamente, l’Homo sapiens apparterrebbe a questo tipo di mammiferi e quindi dovrebbe essere poliginico, ma già fra i nostri “parenti” più prossimi le cose si complicano.
Le femmine di scimpanzé sfuggono al controllo dei maschi dominanti, accoppiandosi con chi vogliono, e fra i bonobo non c’è regola che tenga. Anche noi siamo fantasiosi in quanto ad accoppiamenti, ma i costi e il tempo dovuti alla cura dei figli fanno sì che la maggior parte degli uomini “si accontenti” di una moglie.
Dobbiamo distinguere l’aspetto naturale dall’aspetto culturale. I matrimoni sono un modello di vita sociale imposto dalla cultura. Gli accoppiamenti tra sessi diversi non dipendono da questo aspetto. In effetti nelle nostre società il matrimonio non garantisce di per sé la fedeltà e i casi di fuga dal talamo coniugale sono innumerevoli sia da parte degli uomini che delle donne.
Questo significa che non siamo monogami? Esattamente. Lo siamo per costrizione o convenienza culturale, spesso per apparenza ma non lo siamo nella nostra essenza naturale, fisica. Come del resto abbiamo visto che succede in natura per altre specie di primati.
La poliandria potrebbe essere una scelta di convenienza
Perché una società ricorra alla poliandria servono alcune circostanze. Se una popolazione si trova ad avere più maschi che femmine, queste sono spinte a prendere più mariti per evitare che troppi scapoli creino problemi.
Oppure, può essere che in una società molti maschi si assentino a lungo, per esempio per la caccia o il commercio: le donne possono prendere più mariti per non restare sole. Un’altra ragione, importante nelle società poliandriche dell’Himalaya, è quella di non dividere la scarsa e preziosa terra fertile: per evitarlo una donna sposa tutti i fratelli di una famiglia.
Un ulteriore motivo è stato scoperto studiando i Pembwa della Tanzania, che vivono di agricoltura, caccia e raccolta. Lì molte donne si spostano, con i figli, dalla casa di un marito a quella di un altro.
Così, se un marito non riesce a procurare abbastanza cibo, la donna si rivolge a un altro per far sopravvivere la prole. Nelle società umane è sempre il principio di sopravvivenza e di economicità che determina le strutture sociali, non il contrario.
La religione deriva dai bisogni per decretarne la intangibilità con dogmi e regole che noi pensiamo vengano da un dio e invece vengono dagli avi.
Doña Flor e i suoi due mariti
Sento spesso dire che a ogni donna non basta un solo marito. Non viene detta per proporre la poliandria legale ma per far notare come le esigenze fisiche e intellettuali di una donna siano così ricche e complesse che un solo marito non riesca a soddisfarle tutte ed è già tanto se ne soddisfa una.
Una pellicola brasiliana del 1976, Donna Flor e i suoi due mariti, regia di Bruno Barreto, con Sonia Braga, la bella protagonista sposa Vadinho, un dongiovanni e giocatore seriale. Il tipico uomo che affascina la donna per poi sfuggirle una volta sposati.
Infatti Vadinho la tradisce in continuazione, però a letto la rende felice. A causa del suo surménage il povero Vadinho un brutto giorno muore. Donna Flor si risposa con un uomo serio questa volta, senza grilli per la testa. Uno che la farà vivere sicura. Tuttavia dopo un po’ di tempo la donna sente nostalgia per l’ex marito dongiovanni.
Rimpiange i suoi tradimenti e le sue mascalzonate che però comportavano furori erotici che la soddisfacevano completamente. Allora Donna Flor si rivolge a una fattucchiera alla quale chiede che faccia tornare indietro dall’al di là il suo ex. Ovviamente un completo ritorno è impossibile però la fattucchiera ottiene che Vadinho possa tornare ma solo per la ex moglie. Lei può riaverlo ma esclusivamente per i travolgenti momenti di passione, mentre segue il rapporto col secondo marito.
Il triangolo sentimentale nella letteratura e nella storia
Nella letteratura e nella cinematografia storie che ci parlano di questa “opportunità” del femminile ce ne sono a bizzeffe. Mi piace ricordare qui una delle più belle, romantiche e pulite storie d’amore a tre. Jules et Jim, diretto dall’anticonformista Francois Truffaut, una pellicola simbolo della New Wave francese, ci racconta le storie di vita del bohémien francese Jim e del suo timido amico americano Jules e il triangolo amoroso che formano con la fidanzata di Jules e poi moglie, Catherine, interpretata da una giovane Jeanne Moureau.
Nella storia esistono casi di donne illustri, potenti ed emancipate che hanno vissuto attivamente un ménage à trois: la straordinaria epopea che vede il giornalista comunista americano John Reed coinvolto nella storia d’amore con Louise Bryant, a sua volta attratta dal poeta Eugene O’Neill, quando Reed decide di seguire l’avventurosa fase della rivoluzione sovietica. Gala, nata Elena Dmitrievna D’jakonova fu amata contemporaneamente da Max Ernst e dal poeta Paul Eluard, per poi ritrovarsi compagna del pittore Salvador Dalì.
Nel 1925 Paul Éluard e Max Ernst, rendendo omaggio alla donna da entrambi amata, pubblicarono l’opera Au défaut du silence, contenente venti schizzi di Ernst raffiguranti Gala e diciotto poesie di Éluard, reputate da Philippe Soupault i più bei versi mai scritti dai tempi di Baudelaire.
Caterina la Grande, imperatrice di Russia, con Gregory Poterakin, il suo deputato preferito e Peter Zavadofsky, il suo giovane segretario. L’attrice Marlene Dietrich con il marito Rudi e lo scrittore Erich Maria Remarque. Elfride, moglie del filosofo Martin Heidegger, che ebbe una relazione extra-coniugale dalla quale nacque un figlio accettato dal marito. In seguito, Heidegger ebbe molti legami tra cui con Hannah Arendt. Infine il caso recente dell’attrice Tilda Swinton che ha convissuto assieme al fidanzato, poi divenuto marito e al padre dei suoi figli.
Jean Paul Sartre e Simone de Beauvoir, che ognuno ami come sa
La storia d’amore tra Jean Paul Sartre e Simone de Beauvoir fu un legame molto forte e un amore che è durato cinquantaquattro anni, sempre vissuto con un principio di libertà assoluta, da una grande sincerità e da un grande rispetto reciproco.
Non vissero mai assieme sotto lo stesso tetto, furono coppia solo di sentimenti e non di forma. E chissà quante altre storie ci sono che non sono giunte fino a noi. Attualmente, in Occidente, la relazione con più uomini appare come una scelta consapevole femminile.
Un segnale forte dalla Canadian Polyamory Advocacy Association che lavora per il riconoscimento della poliandria e della poligamia, con l’obiettivo di rendere legale il matrimonio plurimo. Concludendo, il vero tradimento non consiste nell’avere più partner, ma quando si illude il proprio compagno (o compagna), fingendo di avere una relazione felice e soddisfacente.
Che ognuno ami, a modo proprio. Quando si dice che una maggior diffusione della cultura attraverso i classici e il teatro e la cinematografia di qualità sarebbe il vero antidoto alle violenze contro le donne e ai femminicidi lo si può capire da quel che ho appena sottolineato. Finché alcuni uomini incolti non comprenderanno che nessuno è proprietario di una donna e dei figli, non usciremo dal gorgo della violenza folle e omicida.
Poliandria nel ménage di coppia, all’uomo succede di scoraggiarsi
Nelle coppie succede molto spesso che dopo i primi tempi di passione l’abitudine prenda il sopravvento e i difetti dell’uno e dell’altra si facciano più evidenti.
Gli uomini in particolare vengono posti sotto accusa continuamente dalle donne, che sono più dirette e più esigenti. All’uomo sembra che il cosiddetto tran tran, in molti casi, vada bene.
Se non ci sono avventure in vista, riuscire a navigare a vista tra i pericoli del matrimonio, è una loro specialità. Ne parla Kurt Smith, analista familiare. I mariti sentono che non riescono a rendere felice la moglie. Non ne fanno mai una giusta. Ogni decisione presa anche in buona fede, non incontra il favore della coniuge e si traduce in un nuovo rimprovero. Secondo l’analista le mogli potrebbero sforzarsi un po’ di più ma invece o per sadismo o per spirito di vendetta, lo incalzano e sembrano godere dei suoi errori.
Il risultato è che così facendo costringono l’uomo a non provarci più. Tanto è inutile.
Anche se l’uomo non fa niente, è in completo relax davanti alla tv a guardare una partita di calcio, la moglie lo assale con richieste che potrebbe benissimo evitare. Porta giù l’immondizia. C’è da portare fuori il cane. Hai chiamato tua sorella per sapere quando ci restituirà il servizio di coltelli? Tutte cose che si possono fare dopo…
Se dice la fatidica frase Lasciami stare! Può scatenare un terremoto. Se non la dice la si capisce lo stesso dall’atteggiamento. E Lei lo incalza.
Sarà per questo che dopo un po’ di anni di matrimonio, gli uomini vorrebbero passare più tempo da soli, con gli amici, chiusi nel garage a seguire un hobby, davanti a una serie tv. Questo spazientisce la moglie, che lo vorrebbe a sua disposizione per… massacrarlo di improperi e di rimproveri. Per questo si rendono disponibili per gli straordinari sul lavoro con la scusa dei soldi.
Le incomprensioni minano le basi del matrimonio
Sembra un cliché, ma la psicologa divorzista Kristin Davin ci conferma che le lamentele sulle mogli petulanti sono una costante nel suo studio di New York. Detto questo, forse la faccenda è un po’ più complicata.
“Spesso (ma non sempre) le donne si lamentano perché gli uomini non mantengono la parola. Quante volte avete parlato di fare qualcosa e lui si è impegnato a portare a termine un compito senza mai finirlo? Credo molto spesso” ha spiegato la dottoressa. “Le donne si sentono bloccate: continuano a provarci, a parlare con lui per affrontare la questione, ma invano. Lui interpreta la richiesta come una fastidiosa insistenza. Tu vuoi credergli ma lui non mantiene mai le sue promesse“.
A cosa porta tutto ciò? Nel giro di pochi anni alla separazione e al divorzio.
“Di solito le mogli hanno un limite di tolleranza per il tempo trascorso lontano dal partner. Quando un marito inizia a dedicare sempre più tempo ed energie al lavoro, significa che sta investendo sempre meno sul matrimonio. Molti mariti infelici con cui ho lavorato investono sempre più tempo sulla carriera o, in generale, perseguono interessi che non comprendono matrimonio e vita familiare“.
Le incomprensioni tra uomo e donna minano le basi della relazione. Appare sempre più evidente che ogni donna avrebbe bisogno di più mariti contemporaneamente per sentirsi soddisfatta. Un marito che la corteggia e le fa vivere una intensa vita di passioni. Uno che le compri tutto quello che le passa per la testa. Non solo regali e non necessariamente costosi ma per esempio uscire spesso a cena fuori, incontrare amici, passare serate divertenti.
Oppure fare di tanto in tanto un viaggio, magari avventuroso, in località amene del mondo. Un altro che la stimoli intellettualmente, suggerendole romanzi da scambiarsi e Film e spettacoli teatrali da guardare assieme. Un altro che si occupi secondo le sue direttive dell’educazione dei figli.
Si perché una donna non si sente realizzata se non ha almeno uno o due figli, salvo poi non rinunciare alle soddisfazioni fondamentali che possano riempire le sue giornate. In fin dei conti, se così fosse, si creerebbero quegli spazi di indipendenza per stare con gli amici e vedere il calcio alla tv, senza sentirsi rimproverati.
Sto scherzando? Si, chiaro, ma non sarebbe meglio così che sentirsi proprietari di una donna?