Union of Equality, con il decalogo l’UE voleva far scomparire le diversità
L’UE ha ritirato il decalogo sulla comunicazione politically correct su gender e radici cristiane con cui voleva far scomparire le diversità
Un giorno non troppo lontano potreste essere raggiunti da un avviso di garanzia nel quale vi si informa di un procedimento penale in fase di indagine a vostro carico con l’imputazione di “auspicio indiscriminato e lesivo della sensibilità altrui di festività religiosa non inclusiva “. Questa ipotesi di fantasia potrebbe sembrare eccessiva. Non più di quanto lo sia lo spingersi negli ultimi anni verso un politicamente corretto paradossale e francamente spesso inutile. Frasi come “la ricchezza è nella diversità” o “la bellezza delle differenze” stanno subendo, nel loro senso più profondo, uno stravolgimento totale.
“Union of Equality”: il decalogo redatto dall’Unione Europea
Al punto che l’Unione Europea ha redatto un decalogo che promuove un linguaggio nel rispetto delle diversità dal titolo “Union of Equality”. Del rischio di una deriva parossistica del politicamente corretto avevamo già scritto un anno fa, ma che l’Europa potesse arrivare a chiedere ai propri cittadini, allo scopo di non offendere o ledere la sensibilità altrui, di evitare frasi come” Buon Natale” o “ Signore e signori” perché potrebbero raggiungere persone non cristiane o rappresentanti di una sessualità diversa dal “lui” o dal “lei” , suscita, se non sgomento, quantomeno una domanda: cui prodest?
Perché la questione fondamentale è di capire a chi giova realmente tutto questo. Per anni ci siamo sentiti dire che le differenze andavano protette, tutelate, conservate, difese. Giusto. Il problema è che con questo tipo di atteggiamento esasperato, le diversità andranno pian piano scomparendo e uniformandosi sotto la pialla implacabile del politicamente corretto.
Se da un lato l‘Europa chiede di rispettare chi la pensa diversamente, chi esprime una religione diversa da quella Cristiana o non ne esprime alcuna, chi non si riconosce nei generi sessuali maschili e femminili, dall’altro di fatto promuove un processo di appiattimento culturale. Perché se è vero che l’ UE si giustifica affermando che solo in parte la popolazione in Europa è di religione cristiana, non si capisce perché, negli atteggiamenti potenzialmente lesivi delle differenze altrui, viene citato solo il Natale e non si raccomanda magari anche a un musulmano di non parlare di Ramadan o a un ebreo di non citare la Pesah ( Pasqua ebraica ). Forse semplicemente perché è evidente che l’Europa abbia delle radici cristiane che sarebbe magari anche giusto conservare. O forse no?
Di questo passo bisognerà fare anche attenzione a non augurare il buongiorno troppo alla leggera perché si potrebbe rischiare di incappare in un autolesionista che interpreterebbe Il saluto come una minaccia alle proprie aspettative negative. Ma la domanda più importante è: siamo davvero sicuri che augurare il buon Natale o salutare una platea con il consueto “Signore e signori” offenda davvero qualcuno?
Abito in un paese musulmano e da sempre, ogni 25 dicembre, tra amici e conoscenti di fede islamica e non ci si scambiano gli auguri. Così come durante la festa del montone (o Festa del sacrificio , in arabo Eïd al-Kabīr) , una delle festività musulmane più importanti durante la quale ogni famiglia sacrifica un montone in ricordo del sacrificio di Abramo, i vicini di casa marocchini usano regalare una parte dell’animale (un cosciotto o degli spiedini) anche a chi musulmano non è. E se la memoria non m’inganna non credo che qualcuno, da una parte o dall’altra, si sia mai offeso per questo. Anzi.
Se una persona si risvegliasse oggi, dopo un coma di 30 anni, e accendesse la televisione penserebbe, guardando le pubblicità, ad un repentino cambiamento etnico e sessuale mondiale e che oggi la maggioranza degli esseri umani sia rappresentata da africani, afroamericani e omosessuali. Dal Babbo Natale gay che si innamora e bacia appassionatamente un uomo di mezza età, al Natale festeggiato esclusivamente da famiglie omosessuali e dalla pelle scura.
A vantaggio della comunità nera o gay o piuttosto per far aumentare i proventi di chi promuove i propri prodotti sfruttando la scusa dei diritti delle minoranze? Se fossi un nero o un gay vedrei in questa invasione di figuranti e attori uno sfruttamento commerciale e non una valorizzazione di chi rappresento.
“Un tulipano non combatte per essere diverso da una rosa”
Di questo passo la bellezza della diversità del genere umano, con i suoi colori e i suoi gusti, diventerà un po’ come una pietanza della quale non si riesce più a distinguere il sapore di ogni singolo ingrediente. Un minestrone insapore e incolore. “Un tulipano non combatte per impressionare nessuno. Non combatte per essere diverso da una rosa. Non ne ha bisogno. Perché è diverso. E c’è spazio nel giardino per ogni fiore” (Marianne Williamson).