Carolin Widmann è una delle più note esponenti della nouvelle vague di giovani violiniste che stanno insidiando lo storico primato degli uomini in questo campo.
Sabato 16 marzo alle 17.30 sarà all’Aula Magna della Sapienza per i concerti della IUC, insieme a un pianista di rango quale Dénes Várjon, suo abituale partner in sala da concerto e negli studi di incisione.
Proprio con i loro cd con musica di Schumann, pubblicati da un’etichetta cult qual è la ECM, questi due artisti hanno vinto una ricca messe di premi, che comprende gli ambitissimi Diapason d’or e Premio della critica tedesca per la migliore incisione dell’anno.
Le sue due prime Sonate per violino e pianoforte furono composte nel settembre e ottobre del 1851, la prima in cinque giorni e la seconda in una settimana, sotto l’impulso del sacro fuoco con cui il compositore tedesco creava la sua musica.
Vi si ritrovano gli slanci ardenti e gli improvvisi ripiegamenti, gli impeti e le tenerezze, le introspezioni psicologiche e i sogni fantastici che caratterizzano il più romantico dei compositori romantici. Anche qui sono presenti Eusebio e Florestano, i due personaggi fantastici che Schumann aveva immaginato per rappresentare la sua duplice anima: il primo malinconico e introverso, l’altro appassionato e impetuoso.
Di Claude Debussy si ascolterà la sua unica Sonata per violino e pianoforte, scritta nei cupi anni della prima guerra mondiale: il suo contributo alla lotta conto la Germania fu il rifiuto di ogni influsso musicale tedesco e il ritorno ideale al secolo d’oro della musica francese, quello dei clavicembalisti del Sei-Settecento.
La prima esecuzione ebbe luogo nel 1917, con Debussy al pianoforte, e quella fu l’ultima apparizione in pubblico del compositore, che sarebbe morto qualche mese dopo.
Sándor Veress è considerato il più significativo compositore ungherese della generazione successiva a Bartók, di cui egli seguì l’esempio, andando però ben al di là dell’imitazione.
La sua esistenza, segnata dalle guerre e dalle dittature, è stata contraddistinta dall’isolamento e questa è la ragione per cui la sua musica non ha avuto molta considerazione fino ad ora.
La Sonatina per violino e pianoforte fu composta a venticinque anni, nel 1932, ed è una delle opere più riuscite dei suoi anni giovanili, in cui, tra gli evidenti influssi di Bartok e della musica etnica ungherese, si avverte una nuova personalità sbocciare.
Carolin Widmann, nata a Monaco di Baviera, svolge una brillante carriera internazionale, che la vede ospite di grandi festival come quelli di Salisburgo e Berlino e delle migliori orchestre, tra cui Gewandhaus Orchester, London Philharmonic, Orchestre National de France, Orchestra dell’Accademia di Santa Cecilia, Tonhalle-Orchester di Zurigo, Czech Philharmonic di Praga, Vienna Radio Symphony, BBC Symphony, Stockholm Philharmonic e Orquestra Sinfonica do Estado de São Paulo, collaborando con grandi direttori quali Sir Simon Rattle e Riccardo Chailly.
La Widmann si presenta in duo col pianista ungherese Dénes Várjon, le cui interpretazioni sono state definite dal New York Times "eleganti, appassionate e sempre di grande impatto".
Sabato 16 marzo 2019. ore 17.30
Carolin Widmann violino
Dénes Várjon pianoforte
Schumann Sonata n. 1 in la minore per violino e pianoforte op. 105
Debussy Sonata n. 3 in sol minore per violino e pianoforte
Veress Sonatina
Schumann Sonata n. 2 in re minore per violino e pianoforte op. 121
Aula Magna dell'Università La Sapienza
Città Universitaria – Palazzo del Rettorato
Piazzale Aldo Moro 5, Roma
Ufficio Stampa dell'Istituzione Universitaria dei Concerti:
Mauro Mariani
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