Categorie: Cronaca

Università Popolare degli Studi di Milano unita contro la violenza sulle donne

L’Università Popolare degli Studi di Milano – Università di Diritto Internazionale, anche quest’anno si pronuncia contro ogni genere di violenza perpetrata su qualsiasi donna o ragazza. E lo fa durante la Giornata promulgata dalle Nazioni Unite ogni 25 novembre contro la violenza di genere.

L’Università Popolare degli Studi di Milano, rappresentata dal suo Rettore il Prof. Avv. Giovanni Neri, ha partecipato mercoledì scorso in un incontro curato dalla associazione “No Violence” e trasmesso in diretta su Radio Italia. 

Professore Ordinario di Criminologia e Sistema Penale, il Rettore ha affrontato questa delicata questione sociale basandosi su un profilo criminologico.

Il docente ha spiegato in diretta come le donne, a livello vittimologico, siano vittime preferenziali. Soggetti facilmente aggredibili da una mentalità criminale. Lo sono anche numerose minoranze: i bambini, gli anziani, gli stranieri.  E il professore ha sottolineato come  buona parte della legislazione penale italiana abbia curato poco gli aspetti della applicazione di misure di sicurezza preventiva.

Dovremo lavorare ancora molto per cambiare questa visione di insieme e raggiungere un quadro normativo che sia davvero esaustivo.

Insieme al professor Neri sono intervenute testimonianze come quello dell’ex Miss Italia Nadia Bengala, della autrice Mediaset Barbara Calabresi, dell’arch. Barbara Cardone l’attrice Floriana Rignanese. Tra gli ospiti anche Umberto Canino.

Un appuntamento, dunque, quello della Giornata Internazionale del 25 novembre significativa e da ricordare,  non fosse altro perché è importante non dimenticare che ancora oggi, in Italia, sono migliaia le donne che subiscono violenza soprattutto tra le mura domestiche. E altrettante quelle che subiscono discriminazioni sul luogo di lavoro.

Violenze che hanno una ricaduta deleteria sull’intera società, che ne impedisce la crescita e il progresso sociale.

In occasione della Giornata abbiamo incontrato anche la criminologa Prof.ssa Maria Gaia Pensieri, professoressa presso l’Università  meneghina. 

La professoressa Pensieri ha ricordato che da inizio anno solo in Italia e secondo i dati EURES ci siano stati ben novantaquattro femminicidi, circa uno ogni tre giorni. E senza contare le migliaia di donne sottoposte a violenza fisica e psicologica che non rientrano in queste statistiche in quanto vittime silenziose di una mattanza collettiva. Perpetrata per lo più da partner o ex partner.

L’importante ruolo dell’educazione delle nuove generazioni

Sempre secondo la docente, è opportuno educare le nuove generazioni a un rispetto maggiore verso la persona, qualunque essa sia E una effettiva protezione di coloro che denunciano le violenze. Solo così si potranno arginare le aggressioni e offrire uno strumento evoluto per permettere a chi è minacciata di difendersi dagli attacchi di mariti, fidanzati o ex.

Abbiamo poi intervistato la dr.ssa Ada Fichera, autrice di un libro pubblicato da Bonanno Editore dal titolo “Al di là del silenzio” sul tema della violenza di genere.

Ex allieva dell’Università Popolare degli Studi di Milano – Università di Diritto Internazionale ha trattato questo fenomeno in un saggio ricco di interviste e testimonianze a un Centro-antiviolenza, ad avvocati, magistrati, psichiatri e psicologi, proprio per dare un quadro multidisciplinare a un problema che ci riguarda tutti da vicino.

Italia in ritardo nell’applicazione delle norme contro la violenza

La dr.ssa Fichera ci ha ricordato che quando iniziò la stesura della prima edizione del saggio, circa una decina di anni fa, non esisteva ancora in Italia alcuna legge contro lo Stalking.  L’Italia era, dal punto di vista legislativo, indietro rispetto a tutti gli altri paesi comunitari.  E ci ha spiegato che oggi le denunce sono sicuramente più frequenti, ma chi denuncia è ancora poco o per nulla tutelata. Denunce provocano un aumento statistico di minacce e aggressioni da parte della controparte.  Violenze fisiche o sessuali che (secondo i dati Istat) provengono da partner o ex partner. Lo hanno subito il 13,6% delle donne italiane, oltre 2 milioni 800 mila nel corso della propria vita.

L’autrice ha parlato anche del movimento meetoo, del mobbing e dei ricatti sessuali sui luoghi di lavoro. Un bene che se ne parli ha spiegato la scrittrice, ma che senza controllo può diventare un boomerang: banalizzando il problema. E anche perché casi ben più gravi ma non sotto gli occhi dei riflettori possono passare inosservati. Le vittime sono spesso coloro che non hanno la forza per ribellarsi.

Su questi e altri argomenti l’Università Popolare degli Studi di Milano, svolge corsi di criminologia. Per maggiori informazioni consultare il sito dell’Università.

Redazione

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