Uno striscione a Roma, a La Sapienza, per dire “no” ai test di accesso all’università. “Siamo contrari al numero chiuso perché crediamo che non possa essere un quiz a decidere il futuro di migliaia di studenti. I ragazzi che si diplomano hanno diritto a frequentare la facoltà per cui si sentono portati e per cui si vogliono impegnare- ha spiegato Liliana Armento, esponente di Link coordinamento universitario- E invece soltanto uno studente su 8 oggi riuscirà ad avere accesso alla facoltà di Medicina, gli altri dovranno ripiegare su altre facoltà, per cui non sono portati né hanno voglia di impegnarsi. Ciò vorrà dire che lasceranno l’università e andranno di fatto a ingrossare quei 2 milioni di persone che oggi in Italia non studiano e non lavorano perché non c’è un Paese che è in grado di assicurare loro né un diritto al lavoro né un diritto allo studio”.
“Il numero chiuso non è salutare”, come recitava la striscione, “perché da un nostro studio è’emerso che dal 2018 ci sarà in Italia il problema della carenza dei medici- ha detto ancora Armento- Ci saranno nel 2020 circa 50 mila medici in meno. Questo perché le barriere all’accesso sono troppo strette. Nei prossimi giorni continueremo a stare dinanzi alle facoltà dove ci saranno altri test, mentre l’11 ottobre saremo in piazza con la Rete degli studenti per rivendicare nuovi fondi di finanziamento all’istruzione e il 12 per ribadire che il diritto allo studio è un diritto costituzionale. Per tutti”.
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