Usura ed estorsione: retata della Polizia a Fondi
Nei guai cinque persone, tre delle quali in carcere e due ai domiciliari
Eseguite dalla Polizia di Stato al termine di una complessa attività investigativa cinque ordinanze di custodia cautelare, tre in carcere e due agli arresti domiciliari per i reati di usura ed estorsione. Il Dirigente del Commissariato P.S. di Fondi illustrerà i particolari dell’operazione nel corso di una conferenza stampa prevista per le ore 11.00 presso la Questura di Latina.
AGGIORNAMENTO: Nella mattinata odierna, personale della Polizia di Stato del Commissariato P.S. di Fondi, ha tratto in arresto per i reati di usura ed estorsione in concorso
Maiuri Franco, nato Roma il 21.2.1945, pregiudicato Maiuri Emiliano nato Roma il 24.8.1973;
Magnifico Lorenzo nato Terracina il 4.4.1985;
Bove Ladislao, nato Monte San Biagio il 13.2.1959 pregiudicato;
Maider Youssef, nato a Fondi il 23.2.1990.
Per i primi tre è scattata la misura cautelare della custodia in carcere, mentre per gli altri due è stata disposta la misura degli arresti domiciliari. Tutti infatti risultano indagati per usura perché in concorso tra loro si facevano dare dalla vittima, titolare di un centro scommesse di Fondi, interessi usurari in corrispettivo di prestazioni di denaro fornite a titolo di prestito e garantite da un assegno iniziale di 20.000euro.
In particolare il Maiuri in veste di finanziatore principale con l’appoggio degli altri facenti parte del gruppo e co-finanziatori, fornivano alla vittima complessivamente circa 200.000 euro erogati in più soluzioni ciascuna dell’importo di 20.000 pattuendo la restituzione per capitale ed interessi di 29.000 euro per ogni dazione ed elargendo ulteriori prestiti di 9.000 e 6.000 per i quali venivano pattuiti i medesimi interessi usurari. Inoltre, tutti dovranno rispondere, di concorso in estorsione perché hanno tutti hanno posso in essere continue minacce, con appostamenti sotto l’abitazione e pressanti richieste di restituzione di denaro, minacciando di morte il figlio nonché il nipote dello stesso, mostrando loro una pistola che avrebbero usato per ucciderli, costringendo la vittima al pagamento dei debiti usurari.
L’indagine prende il via dalla denuncia sporta dall’ex titolare di un centro scommesse fondano, che riferiva di essere stato vittima di usura e di reiterate minacce da una persona di Monte San Biagio da lui conosciuta in passato, solo col nome di battesimo, perché frequentante il proprio esercizio e a cui nell’anno 2011, trovandosi in difficoltà economiche, aveva chiesto un prestito iniziale di 20.000 euro. La rihicesta era stata poi reiterata in altre occasioni, diventando un “incubo economico”, da non poter più onorare date le esigue finanze della vittima per l’esorbitante importo lievitato negli anni fino a 360.000 euro, attuando una vera e propria “strategia del terrore” tesa all’acquisizione illecita di beni immobili appartenenti anche ai familiari della vittima.
Alcuni prestiti difatti non erano ancora stati onorati ed interamente estinti. Il denunciante, in uno stato di profonda ed evidente prostrazione psichica, riferiva inoltre che l’usuraio lo chiamava ripetutamente per ottenere il pagamento delle rate dicendogli più volte che, dato che i soldi non erano i suoi, per il recupero avrebbe interessato persone della malavita romana e napoletana ed era pronto a tutto con l’arma che deteneva in casa, ingenerandogli forte timore per l’incolumità sua e dei suoi familiari. Tale situazione si ripeteva infatti in più occasioni tant’è che il leader del gruppo spalleggiato dagli altri arrestati in previsione di azioni violente monitorava continuamente la moglie, il figlio minore ed il nipote della parte lesa anche sotto le abitazioni degli stessi e degli altri familiari giungendo ad ipotizzare vergognosamente di far prostituire la moglie della vittima per “saldare” il residuo debito.
Nei vari incontri infatti, opportunamente monitorati dalla polizia giudiziaria, eloquente è l’atteggiamento gravemente intimidatorio posto in essere dal principale indagato nei confronti della vittima che subisce oltre alle aggressioni verbali anche le minacce di morte a lui ed al suo nucleo familiare. Tanto che il commerciante decide di trasferirsi in altra abitazione sparendo dalla circolazione e non rispondendo più al telefono, scatenando l’ira dell’usuraio che si attiva freneticamente con gli altri indagati per rintracciarlo sul territorio.
Gli altri soggetti risultano nel corso delle indagini, pienamente coinvolti, difatti co-finanziatori consapevoli dell’illiceità dell’intera operazione. Indiscusso è il tasso usurario rilevato con interessi superiori al 50% del capitale da restituire nel termine di 10 mesi, come è risultato dalle attività intercettive sul gruppo intero. Il precipitare della situazione che vedeva il capo del gruppo fare continuo riferimento all’uso delle armi e l’intimidazione operata dal medesimo nei confronti del nipote della vittima, in procinto di essere sequestrato fisicamente per indurre lo zio a pagare il debito, determinava la Squadra di polizia giudiziaria, a una perquisizione d’iniziativa ex art. 41 T.U.L.P.S. , il cui esito positivo appare rappresentativo, difatti nell’abitazione dell’indagato veniva rinvenuta una pistola giocattolo mod. P38 priva di tappo rosso e predisposta ad eventuale modifiche, cui il capo del gruppo faceva continuamente riferimento nel corso delle indagini.
Pertanto, al termine di tutte le attività info-investigative, il personale della Squadra di polizia giudiziaria coordinava ed eseguiva 5 ordinanze di cui sopra, con la collaborazione di equipaggi del Reparto Prevenzione Crimine “Campania” che hanno preso parte alle attività. Gli arrestati, dopo le formalità di rito, venivano associati presso la Casa Circondariale di Latina e nel caso dei due domiciliari, presso le rispettive abitazioni.