Vaccinazioni. Medici di Famiglia in stato di agitazione contro la Regione Lazio
I cittadini siano liberi di ricevere la propria dose dal medico di famiglia
La Federazione Italiana Medici di Famiglia del Lazio dichiara lo stato di agitazione della categoria dopo aver constatato, da parte della Regione Lazio, “il mancato rispetto degli accordi integrativi sottoscritti relativamente alla vaccinazione anti SARS Cov 2 negli studi dei medici di famiglia”.
E’ quanto si legge in una nota. “Nonostante i nostri ripetuti appelli, la Regione Lazio – si legge nel documento che sarà inviato dalla FIMMG alle prefetture provinciali – sceglie di aprire ogni giorno nuovi hub per la somministrazione di vaccini contingentando le dosi richieste ai medici di famiglia.
Se negli hub viene utilizzato per tutti il vaccino Pfizer a prescindere dall’età e dalle patologie, questo viene invece centellinato o del tutto negato ai medici di medicina generale che hanno dovuto disdire gli appuntamenti.
Ci chiediamo quanto costi in termini di denaro pubblico e di personale mantenere un siffatto sistema di vaccinazione che, nonostante i proclami, in quattro mesi, ha raggiunto solo 1.505.885 somministrazioni per la prima dose e solo 738.000 (dati Salute Lazio) con entrambe le dosi su 4.947.992 cittadini (dati Istat) da vaccinare con 2 dosi”.
Secondo i dati della FIMMG del Lazio “attualmente la medicina di famiglia ha vaccinato 191.785 cittadini in 2 mesi (dati assessorato) il triplo di qualsiasi hub vaccinale che ha iniziato mesi prima, con costi decisamente inferiori e con enormi difficoltà nel rifornimento dei necessari vaccini”.
Medicina di Famiglia che “da più di un anno è in prima linea insieme alle istituzioni nel fronteggiare la drammatica pandemia che ha colpito il Paese, attraverso le USCAR, poi con la vaccinazione antinfluenzale ed antipneumococcica (1.320.000 dosi in neanche 60 giorni), nell’effettuazione di migliaia di tamponi gratuiti per il cittadino per una diagnosi appropriata e precoce, con una enorme mole certificativa e burocratica, fin dall’inizio della pandemia, con notifiche e certificati di fine isolamento che hanno coadiuvato i sistemi aziendali travolti dalle richieste”, continua la FIMMG Lazio.
“Abbiamo continuato, sia pur con le debite precauzioni legate alla diffusione del contagio, a svolgere la nostra attività ordinaria, sobbarcandoci di oneri a noi non direttamente riconducibili, dovuti alla difficoltà di accesso ai servizi aziendali e alla riduzione dell’attività specialistica ambulatoriale nelle ASL.
Da dicembre i medici di famiglia si sono resi disponibili a somministrare i vaccini anti SARS Cov2 inizialmente in 1700 ora sono diventati oltre 3000. Gli hub sono utili strumenti, ma lo sono ancor più se legati alla rete delle 500 UCP oggi presenti nel territorio regionale, mappate, geolocalizzate e disponibili alle quali aderiscono 3980 medici di medicina generale, oltre il 92% del totale. Lo sono se adeguatamente riforniti di vaccini”.
Infine, “se il Lazio oggi è una regione virtuosa lo si deve non solo allo sforzo e all’impegno innegabile dell’Assessorato e di ogni singolo operatore sanitario, alla capacità di risposta degli ospedali, e all’impegno dei volontari e dei cittadini volonterosi, ma anche alla medicina generale”. (Com/Rel/ Dire)