C’è qualche correlazione tra trombosi e la somministrazione vaccinale della proteina Spike?
La Scienza è una creatura meravigliosa a cui ci si deve accostare con umiltà e grande amore. Ogni suo più piccolo segnale va colto con attenzione, perché chi la vuole conoscere sa che non finirà mai il suo lavoro.
Questo è esattamente l’atteggiamento opposto a quello adottato dalla Scienza Ufficiale e da Protocollo. Una versione burocratica e normativa di qualcosa che si pone come Verità autoreferenziale e definitiva.
Proprio per questo motivo non si è avuta alcuna eco della scoperta fondamentale del Salk Institute la quale prova sperimentalmente che la proteina Spike, DA SOLA, senza cioè essere accompagnata dal virus di cui costituisce il ricoprimento, è fonte di trombosi.
Questa notizia avrebbe dovuto, di fronte ai devastanti casi verificatisi di recente proprio di morte per trombosi (uno fra tutti, quello di Camilla Canepa), costituire un elemento di riflessione pubblica. Invece niente.
Il Salk Institute for Biological Studies è uno dei più prestigiosi istituti di ricerca scientifica in campo biomedico a livello globale che si trova in California, dunque stiamo parlando di una fonte autorevole e attendibile.
Per far capire meglio di cosa si tratta, occorre ricordare che i vaccini attualmente in uso in Italia sono sì diversi, ma agiscono seguendo la stessa filosofia e procedura: indurre le cellule umane a produrre esse stesse la proteina Spike, che “in natura” ricopre il virus, al fine di stimolare il sistema immunitario che la riconosce come estranea a combatterla e ad essere così pronto alla reazione a una eventuale infezione del virus. Come affermato per esempio nella pagina informativa dell’Ospedale del Bambino Gesù, la proteina Spike viene dichiarata innocua.
Ma alla luce dei risultati del Salk Institute e dei casi riportati dalla cronaca, è possibile essere ancora certi di questo?
Uno studio di ricercatori di Oxford ha messo in luce la sostanziale somiglianza fra la proteina Spike “naturale”, cioè quella ricoprente il virus e quella indotta nell’uomo.
La ricerca vorrebbe tranquillizzare sui meccanismi vaccinali, ma quanto prodotto dal Salk Institute induce a ben altre considerazioni.
Inoltre è evidente che non sarà mai possibile trovare una correlazione con un vaccino di cui si ignorano le dinamiche dei suoi costituenti fondamentali.
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