Val di Susa: Guerriglia e denunce, è il “solito” corteo No Tav
Il M5S cerca di salvare la faccia, ma il movimento resta sul lato sbagliato della Storia
Qualche tempo fa andava di moda la barzelletta dell’uomo che andava contromano in autostrada e si chiedeva come mai andassero tutti nella direzione sbagliata. Ecco, i No Tav sono esattamente come il guidatore controcorrente. Anzi, forse perfino peggio: perché non solo vanno nel verso opposto a quello della stragrande maggioranza dei cittadini d’Italia e d’Europa, sono proprio sul lato errato della Storia. Non a caso il movimento è appoggiato dai grillini che, sulle questioni importanti, sono come l’inverso di una cartina al tornasole: se loro prendono una posizione, bisogna fare l’esatto contrario.
Perfino il Premier Giuseppe Conte, dato dai rumours come poco incline al completamento dell’opera, ha infine dovuto ammettere che bloccarla sarebbe peggio, con ciò riconoscendo implicitamente l’utilità della linea ad alta velocità e, soprattutto, facendo carta straccia dell’imparzialissima analisi costi-benefici approntata dal pentastellato Danilo Toninelli: che, per inciso, si è rifiutato di sottoscrivere la lettera inviata all’UE per confermare l’impegno dell’Italia nella realizzazione della Torino-Lione. Missiva che dunque porta la firma di un dirigente del MIT, ma non del Ministro competente (sic!).
Il tutto a conferma di quanto la Tav, più che un tema divisivo per il Governo, sia più che altro un’ossessione ideologica del M5S. Nell’ordine, Luigi Di Maio ha dapprima ordinato ai senatori del MoVimento di uscire da Palazzo Madama durante l’informativa del Presidente del Consiglio sul caso dei fantomatici fondi russi alla Lega; poi ha passato la palla all’Aula, nella speranza – piuttosto remota, a dire il vero – che siano i suoi colleghi onorevoli a togliergli le castagne dal fuoco; infine ha presentato in Senato un’assurda mozione che impegnerebbe il Parlamento a fermare l’Alta Velocità, contraddicendo così la risoluzione del Capo del Governo.
È del tutto evidente che una simile mozione non passerà mai, e che l’unico scopo di questa sceneggiata sia quello di non perdere del tutto la faccia davanti al popolo No Tav, di cui i Cinque Stelle rappresentano da sempre gli azionisti di riferimento sul piano politico. Gli stessi galantuomini che, durante il “pacifico” corteo in Val Di Susa, hanno violato sotto il diluvio la zona rossa del cantiere di Chiomonte e scatenato l’usuale guerriglia a suon di pietre, petardi e bombe carta contro le forze dell’ordine, che hanno risposto con un lancio di lacrimogeni.
Erano 500 gli agenti schierati dal Viminale, e fa specie che debba essere impiegato un simile contingente per una manifestazione che doveva essere «fatta con la testa e non con la pancia», come aveva auspicato il leader storico del movimento Alberto Perino. D’altronde, però, i siti degli attivisti avevano promesso problemi di ordine pubblico, e un ex rappresentante delle istituzioni come Nilo Durbiano, già sindaco di Venaus, aveva alzato l’asticella dell’irresponsabilità al punto da definire il placet del Governo alla Torino-Lione come «un’istigazione alla violenza». E tutto ciò senza considerare la galassia di antagonisti e anarchici che da sempre gravita attorno ai No Tav.
Il Ministro dell’Interno Matteo Salvini non si è fatto intimidire. Aveva garantito che non ci sarebbe stata alcuna tolleranza nei confronti dei teppisti: alla fine sono stati denunciati 46 dimostranti, tutti (o quasi) vicini, pare, a un centro sociale torinese.
Il leader del Carroccio ha voluto ringraziare gli agenti che hanno evitato incidenti gravi e garantito a tutti la libertà di manifestare. Un poliziotto è stato l’unico ferito di giornata – e ringraziamo che non sia andata peggio: il sangue del Vice Brigadiere dei carabinieri Mario Cerciello Rega è ancora troppo fresco per dimenticare.
In serata, il segretario della Lega ha ribadito il suo pensiero, pur dissonante con l’alleato di Governo giallo-verde: «la Tav si farà, indietro non si torna». A meno che non si imbocchi l’autostrada contromano, of course.