“Una insegnate ha rimproverato uno studente 14enne perché utilizzava il cellulare. Il ragazzino ha reagito contro la professoressa aggredendola e colpendola con un pugno al viso. La docente ha perso l'equilibrio, è caduta a terra ed è svenuta per alcuni secondi”. Questo è quanto accaduto mercoledì 4 ottobre 2017 nell'istituto Alberghiero di Monserrato, nell'hinterland di Cagliari. Abbiamo chiesto al Dirigente Scolastico dell’Istituto Comprensivo Madre Teresa di Calcutta di Valmontone, Antonietta Fusillo, un’opinione in merito alla suddetta notizia di cronaca e, inoltre, nell’istituto di M.T.di Calcutta di Valmontone come viene gestito l’utilizzo del cellulare?
“Nel nostro istituto le linee guida e le indicazioni ministeriali sono state traslate, come da molti altri colleghi Dirigenti, direttamente nel regolamento d’istituto. Pertanto l’uso del cellulare non è consentito. Questa è la norma da cui non si può prescindere. E’ evidente che insieme a questa abbiamo fatto, e continuiamo a fare da anni, un lavoro di sensibilizzazione degli alunni e delle famiglie alla problematica. Come per tanti regolamenti e leggi, se si prescinde dalla comprensione delle motivazioni e dal suo significato, le battaglie per la loro applicazione diventano epocali. Ecco pertanto che, più e più volte, abbiamo ragionato con gli alunni e con le famiglie sul senso educativo di questa norma e pertanto la proibizione si sta lentamente
trasformando in ‘consapevolezza’”.
La Dirigente Fusillo ha aggiunto: “Quando capita, perché non siamo fuori dal mondo, l’alunna/o consegna il telefono all’insegnante che a sua volta convoca il genitore per la riconsegna, congiuntamente al Dirigente scolastico, segnalando l’infrazione e ragionando insieme ai diversi soggetti sulle motivazioni. Questo nel corso degli anni ha portato a ottimi risultati e pertanto è ormai tradizione del nostro istituto anche in tutte le uscite scolastiche, anche di più giorni, il cellulare venga consegnato solo per 30 minuti al termine della giornata, per garantire il contatto con la famiglia, e per il resto rimane depositato nei luoghi di soggiorno. Le famiglie pian piano sono state ‘educate’ a questa disciplina e tante ansie trasmesse ai figli, spesso proprio dai genitori, sono venute meno. A onor del vero bisogna dire che, più di qualche volta, per questo abbiamo ricevuto l'apprezzamento delle famiglie, memori di una infanzia senza tecnologie, che hanno visto tornare a valorizzare i rapporti di scambio verbale tra i ragazzi e le ragazze non mediati dall’uso dello strumento”.
Antonietta Fusillo conclude: “In tutto ciò non perdiamo di vista però la realtà attuale e il consapevole uso delle tecnologie. Questo è stato più volte valorizzato con progetti che addirittura hanno previsto proprio l’uso dello smartphone per l’assunzione di competenze digitali (come da competenze chiave). Frequenti i lavori come produzione di video e utilizzazione di applicazioni nonché elaborazione di videoclip. Questo naturalmente anticipando consapevolmente, quelle che spesso appaiono come innovazioni o ‘scoperte’ generiche dal mondo dell’informazione o ministeriale. Per concludere crediamo che la scuola da sola non sia in grado di stravolgere le abitudini e le necessità di status symbol o simili ma in accordo con le altre agenzie educative può almeno stimolare alla riflessione. Consapevoli che non è certo una ‘ricetta’ originale le nostre parole d'ordine sono ‘consapevolezza e condivisione delle regole’ unica chance per applicarle”.
Rimprovera studente per l'uso del cellulare, picchiata la docente
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