Una nostra lettrice, mamma di una bambina, studentessa in una scuola nel Comune di Valmontone (Roma), ci scrive per raccontarci un episodio che ha addolorato sua figlia, alla quale per una dimenticanza sanabile senza difficoltà è stato impedito di partecipare alla prima gita insieme ai compagni di scuola.
Caro Direttore, sento l’urgenza di raccontare una vicenda personale in seguito a uno spiacevole avvenimento riguardante mia figlia Andrea, alunna in prima media presso la scuola Cardinale Oreste Giorgi di Valmontone.
Andrea doveva partecipare a una gita scolastica per la quale aveva già dato l’adesione tramite un’autorizzazione firmata dalla sottoscritta e consegnata da lei stessa a scuola. Nell’autorizzazione si conferma l’importo da pagare e quanto segue: “l’autorizzazione consegnata è un impegno alla partecipazione”. La modalità di pagamento per il versamento della quota di partecipazione alla gita era attraverso Pago Pa, da effettuarsi nei giorni dal 2 al 4 ottobre scorsi.
Accade che alla sottoscritta sfuggiva di effettuare il pagamento. Il 5 ottobre, non appena mi sono resa conto della dimenticanza, mi recavo subito in segreteria per effettuare il pagamento visto che Pago Pa non lo consentiva più. La segreteria sosteneva che ormai eravamo fuori termine e che Andrea non avrebbe potuto più partecipare alla gita. Non potevo neanche immaginare quanto grande sarebbe stato il dispiacere per la mia bambina, che aspettava da giorni, ansiosa di poter fare la prima gita scolastica della sua vita.
A quel punto, mi rivolgevo alla Preside chiedendo aiuto ma quest’ultima rispondeva in modo scortese e sgarbato con le seguenti parole: “Signora se è già venuta in segreteria io adesso che cosa le dovrei dire?”. Che cosa mi ha chiamata a fare, sua figlia farà altre gite!”. Niente da fare, anche se chiedendo ad altre mamme ho scoperto che riaprire il pagamento era un’azione possibile ed era già avvenuta in passato.
Vorrei fare emergere che è stato fatto un torto ad una bambina di 11 anni negandole di partecipare alla gita scolastica durante il primo anno della scuola media. E, sottolineo, non perché non si è potuto, ma perché la Preside non ha voluto. Né, tantomeno, ha provato a fare qualcosa, negandomi ogni possibilità. La Preside ha solo assunto nei confronti della sottoscritta un atteggiamento arrogante e sgarbato.
Esempio questo di una scuola che umilia e non educa. Che ci sia stata una mancata puntualità da parte della sottoscritta non c’è alcun dubbio. Infatti, con onestà ho scritto che mi è sfuggito il pagamento nella scadenza stabilita dalla scuola, non mi sono trincerata dietro scuse o giustificativi. Ho cercato aiuto a scuola per risolvere il problema ritenendo scontato di poter effettuare, anche se in ritardo, il pagamento.
Al contrario, ho trovato indifferenza e disinteresse. Non voglio attribuire colpe, biosgna affrontare la questione in maniera serena, allo scopo di recuperare il dialogo tra istituzione scolastica e genitori nelle circostanze in cui è necessario risolvere i problemi. Le difficoltà ci possono sempre essere e a tutti può capitare una dimenticanza, una svista o un problema. E in questi casi, a maggior ragione ci si deve adoperare per recuperare la situazione in senso positivo perché l’indifferenza ai problemi dei ragazzi è un comportamento che può produrre anche conseguenze gravi.
Anastasia Cerci, mamma di Andrea
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