Valmontone, la Comunità “Francesco” dal 2003 opera al Villaggio della Rinascita

La Comunità “Francesco” da 20 anni ospita pazienti con l’obiettivo di migliorare la loro qualità di vita

Disegni e scritti degli ospiti della comunità "Francesco" di Valmontone

Disegni e scritti degli ospiti della comunità "Francesco" di Valmontone

Nel 2003 il comune di Valmontone (Rm) accoglie la struttura residenziale socio-riabilitativa h24 “Francesco”, nel quartiere “Villaggio della Rinascita”, grazie al coraggio, all’impegno e alla personalità del Prof. Paolo Loreti.

Inizialmente le difficoltà sono state diverse, soprattutto quella di scontrarsi, combattere contro lo stigma della paura della malattia mentale, contro gli atteggiamenti pregiudizievoli e i comportamenti discriminanti indirizzati verso il disturbo mentale in un territorio e in un quartiere di piccole dimensioni.

Ma, il nome del quartiere “Rinascita” ha segnato il destino della Comunità: gli eredi del Prof. Loreti, ovvero la moglie e i figli sono diventati i suoi testimoni e ad oggi vi sono altre strutture, un Presidio a Roma con un Centro Diurno, un gruppo appartamento, una SRSR H24 e una Comunità Terapeutica estensiva, Villa Monia a Marino.

Tutti questi progetti sono stati realizzati non senza l’esperienza e la professionalità del direttore Sanitario Dott. Salvatore Merra, che da sempre ha scelto il mondo della psichiatria lavorando nell’Ospedale Psichatrico di Gorizia, Racconigi, Vercelli, Biella e successivamente come Capo Dipartimento Salute Mentale ASL RM H Ciampino.

La Struttura Residenziale Socio-Riabilitativa “Francesco” è una struttura privata convenzionata, cosa che consente l’accesso di pazienti esclusivamente attraverso la Asl Roma 5 (distretto di Colleferro), tramite il Centro di Salute Mentale, non esistono pazienti privati.

Tutti i nostri ospiti arrivano dai diversi Dipartimenti di Salute Mentale, con i quali elaboriamo e condividiamo i progetti terapeutici e psicoeducativi personalizzati, con l’obiettivo di migliorare la qualità della vita degli ospiti, favorire il loro reinserimento nella società secondo un modello che considera l’interdisciplinarietà e il lavoro di rete con il territorio come punti fondamentali e imprescindibili.

Consideriamo la comunità non come un contenitore chiuso bensì come un luogo nel quale non medicalizziamo il disagio ma puntiamo invece nel creare coinvolgimento e supporto, stabilire relazioni empatiche e offrire occasioni per lo sviluppo delle potenzialità e delle risorse dell’individuo.

Io arrivo a Valmontone, presso la Comunità “Francesco” nel novembre 2004, proveniente dal Presidio di Roma dove avevo cominciato nel maggio del 2000.

Passare dalla realtà di una grande città, una metropoli come Roma, ad un piccolo quartiere di provincia, da grandi progetti a piccoli progetti, credevo di dover riconsiderare molte cose, ma mi sbagliavo: qui c’è il contatto umano, ci sono le  persone.

Gli esercenti dei negozi, dei locali, dei bar con i quali ci chiamiamo per nome, c’è l’ufficio postale e diversi nostri ospiti sono autonomi nelle piccole commissioni; c’è la Chiesa di San Sebastiano per organizzare la Messa di Natale in Comunità, per ricevere la benedizione durante la Pasqua, per le messe di commemorazione per chi non c’è più, per il volontariato alla Caritas e al canile.

I residenti della Comunità, dieci persone, hanno una età media di 50 anni, si sono inseriti nella realtà particolare del quartiere Rinascita, sono ben voluti dai residenti locali, ed escludendo un episodio iniziale, non hanno mai creato disagi, problematiche alla gente del posto.

Certo dei problemi ci sono stati, non siamo tutti accoglienti, e una volta si è parlato di una raccolta delle firme da parte degli abitanti del quartiere per far dimettere un ospite della Comunità “Francesco”.

Grazie alla collaborazione del Comune di Valmontone, ho potuto  organizzare negli anni diversi convegni aventi per tema non solo la psichiatria, ma psicopatologia forense, psicologia giuridica, psiconcologia, psicologia della sessualità, pedopornografia.

La mia equipè, che ringrazio, è formata da un tecnico della psicologia, un tecnico della riabilitazione psichiatrica, un’infermiera, un assistente sociale ed OSS.

Grazie a loro ci sono attività cliniche, attività di ergoterapia, attività ludico-ricreative, gite culturali e soggiorni.

Vita nella Comunità: gli ospiti, le regole, le attività

La giornata nella comunità inizia con la sveglia alle ore 7, alle operazioni di igiene personale segue la preparazione della colazione, alle 8 si esegue la terapia, quindi la mansione quotidiana di collaborazione alle attività, quali rifacimento del letto, pulizia della propria stanza, pulizia degli ambienti personali e ambienti comuni.

Inoltre ci sono le attività della mattina, andare a fare la spesa, uscire con l’assistente sociale per delle commissioni, soprattutto le visite mediche, mentre l’attività propriamente terapeutica è rivolta al pomeriggio.

Si va al Cinema di Colleferro una volta al mese, accompagnati dall’operatore o dall’assistente sociale. Mese per mese si svolgono le riunioni con gli ospiti per definire la programmazione delle “attività riabilitative all’esterno”: cinema, ristorante, partecipazione alle varie sagre dei comuni limitrofi (sagra della castagna, della fettuccina, del fungo porcino…) e visite nei Musei del territorio regionale.

Tutti gli ospiti sono autonomi, possono uscire dalla struttura autonomamente rispettando degli orari. Possono uscire dopo le 8:30 e rientrare massimo alle 11:30 per le attività di preparazione dei pasti (pranzo); nel pomeriggio possono uscire dalle 15:00 con rientro alle 18:30 per la preparazione della cena. Gli ospiti possono ricevere visite da parenti e amici previa appuntamento con l’operatore, un ospite gode di un permesso terapeutico, un pernotto a casa della madre.

Noi della Comunità pensiamo che …

Un ambiente sano e sicuro è indispensabile per lo sviluppo e la crescita della persona;

Le persone hanno bisogno di sentirsi rispettate e valorizzate per poter stare bene;

Il benessere personale nasce dalla capacità di creare e sviluppare relazioni che si basano sulla reciprocità;

Ogni persona è unica  e nessuno deve sentirsi definito o descritto solo in base al problema che presenta;

Ogni comportamento ha un significato e rappresenta una forma di comunicazione che deve essere ascoltata e compresa;

Le esperienze sia positive  che negative sono necessarie per uno sviluppo sano  dell’individuo, del gruppo e della comunità;

L’individuo ha una responsabilità verso il gruppo così come  il gruppo ha una responsabilità verso tutti gli individui che lo formano.

Criticità

Non riusciamo a realizzare progetti di inclusione lavorativa e/o di tirocinio ( ne abbiamo solo uno in corso), la normativa non prevede il servizio civile in questo tipo di struttura ma in compenso abbiamo tirocinanti provenienti dalle Scuole di Specializzazione in psicoterapia e tirocinanti OSS, ci manca uno spazio verde per la realizzazione di un orto biologico.

Una considerazione finale?

“ Esistono persone nelle nostre vite che ci rendono felici per il semplice fatto di aver incrociato il nostro cammino… Ci saranno quelli che prendono molto, ma non ci sarà chi non lascia niente” (Paul Monte, “L’albero delle persone importanti”).

(A cura della Dott.ssa Rosanna Mansueto, Psicologa – Psicoterapeuta, Case Manager della SRSR H24 “Francesco” di Valmontone)