Riceviamo e pubblichiamo lettera del gruppo consiliare "Per Valmontone" sulla questione Valmontone Hospital:
"Viste le preoccupanti notizie relative a decisioni che la ASL RMG e la Regione Lazio intendono prendere nei confronti del nostro ospedale, riteniamo doveroso informare i cittadini su cosa sta accadendo e sul rischio che la nostra struttura sanitaria corre. Per farlo però bisogna ripercorrere fin dall’inizio la storia della Valmontone Hospital così da far comprendere chiaramente a tutti la natura della struttura e le finalità del progetto originario. Come molti ricorderanno nei primi anni duemila l’Ospedale di Valmontone era ormai una struttura senza futuro; le scelte infatti compiute dalla ASL, fatte di tagli di risorse e di chiusura di interi reparti, avevano portato giorno per giorno a depotenziare la struttura fino a renderla inutilizzabile. Dopo tante battaglie condotte, l’allora amministrazione Miele, pur di non farlo chiudere, scelse di intraprendere una via innovativa che la Legge dell’allora Ministro della Sanità Rosy Bindi permetteva ( D.Lgs. 502/1992); che stabilisce che le Regioni possono autorizzare programmi di sperimentazione aventi a oggetto nuovi modelli gestionali che prevedano forme di collaborazione tra strutture del servizio sanitario nazionale e soggetti privati, anche attraverso la costituzione di società miste a capitale pubblico e privato.
Con questa formula fu individuato, tramite un bando di evidenza pubblica, un partner privato con il quale costituire una Società per Azioni (la Valmontone Hospital), dove il 51% è composto dalla parte pubblica (ASL + Comune di Valmontone) e il 49% da quella privata (Società A.T.I Madonna delle Grazie Magis Hospital). Nel 2005 la Regione autorizzò la sperimentazione gestionale dell’Ospedale di Valmontone, permettendo di effettuare tutta una serie di prestazioni. Di cui alcune di esse (Riabilitazione motoria, Servizio di emodialisi, ecc.) non si sono ancora potute attivare per mancanza di spazi nella struttura. Quindi, anche se normalmente si è portati ad associare l’idea di ospedale ad un luogo dove si svolgono servizi di assistenza sanitaria tradizionale (pronto soccorso, ricovero e cura dei pazienti, ecc.), è bene chiarire una volta per tutte che anche il Presidio Ospedaliero di Valmontone (pur erogando solo alcune tipologie di prestazioni) è da sempre una struttura pubblica facente parte integrante del Servizio Sanitario Nazionale. Ora, a distanza di 10 anni di attività, la Regione deve per legge chiudere la sperimentazione gestionale e stabilizzare l’ospedale. Nel farlo vorrebbe, pur prendendo atto dell’esito positivo di tale sperimentazione, trasformare il presidio ospedaliero in una struttura convenzionata privata.
Tutto ciò noi lo troviamo semplicemente assurdo e non accettabile. Non si capisce infatti perché invece di premiare un’esperienza che ha raggiunto un tale livello di positività da essere considerata non solo un’eccellenza nel panorama sanitario regionale, per la quantità e la qualità dei servizi erogati, garantendo oltretutto risparmi notevoli al Servizio Sanitario Nazionale e generando ogni anno per di più importanti utili di gestione, la si voglia affossare facendola diventare una clinica privata accreditata. Tutto il contrario di quello che invece ha fatto la Regione Emilia-Romagna con il Comune di Sassuolo, dove si è fatta la stessa esperienza di gestione dell’ospedale terminata con la stabilizzazione della struttura che ha riconfermato lo status di ospedale pubblico. Noi sappiamo bene quali e quanti interessi girano nel mondo della sanità, e comprendiamo bene che chiudere l’ospedale di Valmontone vuol dire liberare risorse e spazi ad altre strutture del territorio, ma non permetteremo a di toccare l’ospedale dei valmontonesi! Per questo motivo abbiamo richiesto la convocazione di un Consiglio Comunale – che si terrà venerdì 16 giugno alle ore 9.00 – per discuterne nella massima assise del futuro della struttura e votare una mozione d’ordine che impegna l’amministrazione Latini a fare quello che è giusto fare; difendere l’ospedale che è un bene di tutti!".
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