Van Gogh a Roma, la nostra intervista a Vittorio Sgarbi
Il commento del noto critico e storico dell’arte, nell’immediata vigilia dell’apertura della mostra su Van Gogh a Palazzo Bonaparte
A partire da sabato 8 ottobre, Palazzo Bonaparte a Roma celebra i 170 anni dalla nascita di Vincent Van Gogh ospitando una nutrita esposizione composta da 50 opere del celebre artista. Nell’immediata vigilia dell’inaugurazione, abbiamo voluto fare due chiacchiere con Vittorio Sgarbi, critico e storico dell’arte, politico e opinionista italiano.
Una vita dedicata all’arte in virtù di esperto e appassionato, Vittorio Sgarbi è autore di numerosi commenti di alcune delle opere dei più importanti artisti, autore di numerosi saggi e libri specializzati.
“Ragione e Passione“, “Davanti all’immagine“, “Contro l’indifferenza“, sono solo alcuni dei titoli che si legano alla figura di Sgarbi, personaggio iconico e carismatico, capace da sempre di dividere l’opinione pubblica, da sempre indiscusso protagonista di sfide dialettiche e non solo dialettiche, che resteranno nella storia della televisione italiana.
“Professore, che significato ha oggi l’esposizione di Van Gogh a Roma?”
“Non c’è niente di giusto, niente di sbagliato. Palazzo Bonaparte è una struttura di prestigio, un palazzo molto efficace davanti al Complesso del Vittoriano. È una operazione nobilmente commerciale, perché prende le opere di un artista molto conosciuto e le porta nella Capitale. Una operazione che porterà molto profitto“.
“Certamente il valore artistico dell’autore, il tocco, i colori, sono componenti di un affascinante motivo di interesse da parte del pubblico. Crede però che anche l’attrazione psicologica, il tratteggio di una personalità tormentata e controversa, possano destare curiosità nella gente?”
“Per molti artisti la componente biografica gioca un ruolo importante. E’ stato e sarà sempre così. Vale per Modigliani, che esprime una singolare interpretazione del concetto di primitivo, di immobile, slegato dal tempo della storia. E’ così anche per Caravaggio, per Toulouse Lautrec. Quest’ultimo da piccolo si ruppe entrambe le ginocchia e con le gambe che non saranno più le stesse condurrà una vita intera fisicamente deforme. Nonostante appartenesse a una famiglia nobile, ha sempre evitato i salotti borghesi.
Questo in virtù di un carattere spigoloso motivato verosimilmente dal nanismo. Condusse la vita nel quartiere di Montmartre. La personalità, il trascorso ,in generale la vita degli artisti, parimenti alle loro opere, è indubbiamente elemento di eccitazione morbosa da parte del pubblico“.
“Ma chi è oggi Van Gogh per l’uomo, per l’Occidente?”
“Van Gogh è l’esaltazione dei sensi, un tripudio della sensibilità. Questa è una condizione moderna. La più forte, la più alta. Gli basta andare ad Arles in Provenza, per trovare nella luce, nel calore e nella natura in genere qualcosa che si distaccasse dall’occidente. E’ la non possibilità di vedere le cose come appaiono, per rappresentarle come si sentono, figlia di un sentire complicato, nevrotico“.
“Il talento di Van Gogh come spesso avvenuto nella storia degli artisti è stato riconosciuto solo dopo la sua morte. Un incontro tra genio e follia. Può essere questo un fattore che lo rende affascinante e contemporaneo?”
“La mostra ricostruisce la produzione di Van Gogh tracciando le tappe della sua vita sino al soggiorno parigino. Tutti gli artisti in realtà sono contemporanei. Alcuni con più ardita intenzione. Perché ci mettono nelle condizioni di riflettere“.