I pericoli delle stufe vengono spesso sottovalutati, eppure possono fare vittime. Ieri sera, 15 dicembre, una giovane coppia è stata trovata morta a Ferentino per una stufa malfunzionante. Due giorni fa a Velletri una madre con suo figlio di sei anni, sono morti sempre a causa di una stufa.
Abbiamo chiesto alla competenza del Vigile del Fuoco Giovanni Chiarucci, come mai succedono queste tragedie; ci ha spiegato cosa accade dal punto di vista tecnico e chimico e come possiamo evitarle.
“Sono circostanze che si verificano purtroppo e soprattutto in situazioni di indigenza e cattiva conoscenza dei dispositivi che si utilizzano. In questo caso si è trattato di una stufa catalitica.
La morte è indolore perché il CO, monossido di carbonio, è inodore, incolore e insapore. E proprio questo lo rende mortale.
Ci si addormenta finché non si satura il sangue di questa sostanza e si intossica l’organismo. Non si soffrono spasmi o convulsioni. Le cause sono da attribuire a una cattiva combustione che comporta mancanza di ossigeno. Una buona combustione di un apparato che produce calore, qualunque esso sia, produce anidride carbonica, ma non esala questi veleni come il monossido di carbonio.
I dispositivi che funzionano correttamente, se manca l’ossigeno, si spengono grazie a una valvola che interrompe l’erogazione del gas. Nel caso del camino le sostanze tossiche possono restare nello stabile a causa di venti contrari o mala areazione, saturando l’ambiente di anidride carbonica. Il Co2 che però non favorendo la combustione produce CO, mancante quindi di ossigeno. Accade con le stufe a pellet, le caldaie ecc…
Ma ora tutti questi nuovi dispositivi sono capaci di avvertire la cattiva combustione e vanno in blocco.
Questi episodi tragici avvengono nelle famiglie che vivono di stenti, che non hanno possibilità di accedere a nuove tecnologie. Non è escluso che accadessero eventi tragici, ora abbiamo informazioni più capillari, ma accadeva anche in passato.
Pensiamo al vecchio scaldaletto con brace. Era un involucro di rame, con un coperchio forato. Si mettevano dentro le braci e dai fori usciva calore. Era di fatto monossido di carbonio. Ma gli anziani sapevano che poteva essere rischioso, sapevano che il mal di testa era un segnale. Avevano quindi l’abitudine di mettere vicino una bacinella con acqua, che produceva l’ossigeno mancante.
Le nuove normative di fabbricazione e di installazione con tutte le certificazioni “ad opera d’arte” dell’apparecchio hanno migliorato le nostre condizioni di vita.
Le caldaie Gpl o a metano non sono più a camera aperta ma a camera stagna, quindi sigillata. Il macchinario prende aria dall’esterno, la brucia e la rimanda fuori. Non brucia neanche aria interna alla stanza. Raccomando dunque di informarsi sui dispositivi che si hanno in casa, farli montare da tecnici professionisti, ogni due anni rinnovare il bollino sulle caldaie, prestare attenzione a qualsiasi malfunzionamento, mantenere uno spiraglio di finestra aperta se si pensa di avere un dispositivo non perfettamente a norma. Ci può salvare la vita”.
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