Si era classificata terza al concorso della polizia locale, ma ha deciso di fare causa al Comune. Il motivo? Riteneva di essere stata discriminata.
La notizia arriva da Cesena, dove una giovane vigilessa ha deciso di rivolgersi al tribunale del lavoro. La giovane ritiene di non essere stata ritenuta idonea in virtù di alcune personali caratteristiche estetiche. Si contesta infatti una battuta ritenuta sessista e detta, secondo il suo avvocato, dal comandante dei vigili urbani. Questi, sempre secondo il legale, avrebbe affermato che in virtù della sua bellezza non avrebbe ottenuto gratificazione dagli utenti.
Non dello stesso avviso però la commissione che ha giudicato i candidati, secondo la quale la giovane presentava lacune nella preparazione, presentando mancanze in tema di competenze tecniche necessarie per lo svolgimento del servizio in totale autonomia.
Il sindaco di Cesena, Enzo Lattuca, fa sapere che “sarà il giudice a valutare se la procedura è stata legittima”. Il comune, fa sapere il primo cittadino “ha 587 dipendenti di cui 386 donne, il 50% di dirigenti e capiufficio sono donne, tra cui il direttore e il segretario generale. Nella polizia locale ci sono 47 uomini e 32 donne, con una vicecomandante e un commissario di polizia locale che ha partecipato alla commissione. Nel 2022 il personale assunto è di 72 unità, di cui 46 donne”.
Intanto, per comprendere meglio la vicenda, abbiamo chiesto un parere a Fulvio Abbate, scrittore e filosofo.
“La vigilessa è un topos erotico, anche cinematografico” – ha detto Abbate – “Soprattutto della cinematografia degli anni settanta. E’ quindi è molto grave che nonostante questo, non si sia riusciti a legittimare la bellezza sotto il casco della polizia, cosiddetta metropolitana. Questa storia mi rimanda a una vicenda che risale agli anni settanta. In cui a una ragazza, diplomata al nautico, fu impedito di fare l’ufficiale di coperta. Perché una presenza femminile a bordo, avrebbe turbato il resto dell’equipaggio. Ricordo un dibattito televisivo, al quale partecipava il leggendario Ammiraglio Birindelli. Egli diceva che per le donne era più opportuno un ruolo ausiliario e non di comando. Mi sembra di capire che molti passi avanti non siano stati fatti in questi decenni. In ogni caso l’avvenenza non dovrebbe essere una qualità ostativa”.
Quale timore potrebbe esser sorto?
“Non saprei. Che se messa a lavorare alla curva della morte, come nel film Il Vigile, regia di Luigi Zampa, con Alberto Sordi, possa indurre gli automobilisti a distrarsi e creare tamponamenti a catena? Potevano affidarle servizi in ufficio“.
Al di là della vicenda, è secondo lei un ulteriore esempio di discriminazione femminile?
“Il paradosso è che si ritiene che la bellezza agevoli nel lavoro. Sia al maschile che al femminile. Guardi il caso di Francesco Giorgi ed Eva Kaili. In questo caso tutto viene inspiegabilmente ribaltato. La vigilessa ha tutta la mia solidarietà. Non vorrei che la costringessero a fare i provini del Grande Fratello Vip, dove potrebbe avere successo. O addirittura, spingerla verso Onlyfans“.
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