Vincenzi, Regione Lazio. 50 anni fa una legge dello Stato istituiva le Regioni a Statuto ordinario. Il 7 giugno 1970 il regionalismo, già definito nella Costituzione del 1948 e avviato parzialmente con le 5 Regioni a Statuto Speciale, diventava finalmente una realtà.
Il cinquantenario di questo evento importante e rivoluzionario nel nostro Paese diventa un’occasione per riflettere sulla storia, sulle buone pratiche e sulle prospettive future del ruolo delle istituzioni regionali. Ne abbiamo parlato con Marco Vincenzi, presidente del Gruppo del Partito Democratico in Regione Lazio.
Presidente Vincenzi, i 50 anni delle Regioni cosa rappresentano?
Sono un traguardo importante per un’istituzione che ha reso lo Stato più vicino ai cittadini, ampliando le basi della democrazia, rifiutando, come dice il presidente Mattarella, l’esperienza fascista dell’autorità centralista dello Stato, mantenendo le peculiarità dei vari territori, che sono la vera ricchezza della civiltà in Italia.
L’esperienza delle Regioni ha attraversato cinquant’anni di storia non facile per il nostro Paese, scossi dalla lotta contro il terrorismo, contro le mafie, con la necessità di una crescita inclusiva accompagnata da un processo di modernizzazione e semplificazione della pubblica amministrazione.
I tanti confronti aperti e le riforme prodotte hanno modificato il profilo degli enti locali di prossimità e il funzionamento complessivo dei poteri democratici della Repubblica.
Nel corso di questi anni le Regioni hanno puntato a essere un punto di riferimento serio e concreto per le Istituzioni locali, per l’economia, per il mondo produttivo e per i cittadini, per il ruolo decisivo che hanno nella loro vita quotidiana, come ad esempio nella gestione del sistema sanitario.
E mi piace ricordare che la Regione Lazio ha retto l’urto dell’emergenza Coronavirus grazie proprio al suo sistema sanitario regionale, con un grande lavoro di squadra.
Un vero e proprio patto di solidarietà e collaborazione tra sindaci e amministratori locali, tra operatori sanitari e volontariato, tra cittadini e istituzioni di tutti i livelli,con l’unico obiettivo di garantire la salute e la sopravvivenza di tutti i cittadini.
Proprio l’emergenza Covid-19 ha fatto però emergere tante incongruenze nella gestione sanitaria sul territorio nazionale, contribuendo a dare l’impressione che le peculiarità territoriali siano usate come giustificazione per una spinta autonomista che non tiene conto però della doverosa preoccupazione per la salute di tutti.
La lotta alla pandemia ci ha posto di fronte alla responsabilità collettiva su come rendere migliore ed equa la cura della salute de i cittadini, evitando innanzitutto inefficaci e spesso paralizzanti sovrapposizioni tra istituzioni territoriali e lo Stato. E anche certi protagonismi e personalizzazioni da clima elettorale che non aiutano, anzi peggiorano la necessità di interventi immediati e risolutivi.
Mantenere la libertà dei territori e l’autonomia delle comunità è certamente fondamentale in un quadro però di collaborazione leale tra le varie istituzioni, con l’intento di rafforzare l’unità nazionale e assicurare a tutti un equo sviluppo. Per questo la Conferenza Stato-Regioni deve diventare sempre più uno strumento di concertazione, mediazione e armonizzazione delle politiche e della loro applicazione nei territori, qualificando così l’azione di un governo davvero vicino ai cittadini.
Quale pensa che debba essere il ruolo futuro delle Regioni?
Credo che l’elaborazione del nuovo ruolo delle Regioni non possa prescindere da una completa revisione della macchina amministrativa, puntando a realizzare sistemi snelli, efficaci, in grado di valorizzare le mille opportunità e differenze territoriali, che rappresentano un fortissimo volano di sviluppo civile, economico, culturale, di innovazione tecnologica e competitività, con ben saldi valori costituzionali di solidarietà e equità sociale.
Dalla mia esperienza di amministratore locale, prima come sindaco di Tivoli e poi ora come consigliere regionale, mi sento di affermare che senza una Regione forte e trasparente non ci può essere sviluppo reale e visione del futuro per i territori e le Comunità e che senza Regioni leali e collaborative non ci può essere uno Stato che riesca a garantire i pieni diritti sociali, di uguaglianza e cittadinanza della popolazione.
A cinquant’anni dalla sua costituzione, dove si trova oggi la Regione Lazio?
Oggi la Regione Lazio, grazie al grande lavoro fatto dall’amministrazione Zingaretti, sta camminando su una strada promettente, dove le decisioni riguardanti lo sviluppo, gli investimenti pubblici, la tutela territoriale, la valorizzazione culturale, vengono declinate tenendo sempre conto della ricaduta sulla vita quotidiana dei propri cittadini, per la costruzione di un futuro armonico, equo, solidale e tecnologicamente innovativo. In un proficuo e costante rapporto collaborativo con lo Stato. Con i piedi ben saldi all’interno dell’unità nazionale e con lo sguardo rivolto all’Europa, che oggi è chiamata a rivedere e valorizzare la dimensione regionale, come elemento di sviluppo e integrazione.
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