Violenza sulle donne: ci sono anche uomini violenti che chiedono aiuto

Sono quasi 50 in Italia i centri nei quali gli uomini cercano di guarire dalla violenza e 4 sono a Roma

Canale 5, Pomeriggio Cinque. Conduttrice Barbara D’Urso. Tema: il femminicidio. Ylenia Grazia Bonavera, 22 anni è stata aggredita dal fidanzato che ha provato a darle fuoco, l’11 gennaio 2017. Barbara D’Urso le fa la domanda: “Ma lo sai che ci sono uomini che fanno queste cose per troppo amore?” Un’affermazione pesante, soprattutto sbagliata, che mette in luce un convincimento duro a morire. Che per troppo amore si possa maltrattare la propria compagna. Non c’è amore nella violenza. Può esserci odio nell’amore, quando si cade in una profonda delusione, ma non c’è amore nella violenza. La violenza non mette in mostra l’amore ma il sentimento di possesso dell’uno sull’altro.

Barbara D’Urso ha espresso un concetto molto diffuso tra le donne vittime delle violenze, quelle che tacciono sperando in un ravvedimento, perché in fondo lui le ama. Ma non è così, questa è la speranza, l’illusione, l’inganno in cui queste donne cadono, nel desiderio di sentirsi amate. Ma l’amore è un’altra cosa, non ha nulla a che vedere col sentimento di possesso e gelosia che comunemente la gente considera come tale. L’amore è donazione, è darsi per l’altro, è non chiedere niente in cambio, l’amore è crescita, piacere, condivisione, non ha nulla a che fare con il possesso, la gelosia feroce, la violenza e la sopraffazione. La D’Urso forse nemmeno si rende conto del danno che ha fatto pronunciando quelle parole. L’idea del “troppo amore” che sfocia in gesti di sopraffazione, in quanto esagerato, è una balla, una menzogna, una fregatura che ha minato i rapporti di coppia, la premessa di un possibile omicidio, che porterà quell’uomo in galera e la sua compagna sottoterra. Prima o poi succederà. Quella domanda apre alla giustificazione. Un uomo troppo innamorato è un bel messaggio per pensare al perdono. Ma non c’è da perdonare, c’è da fare fronte alla violenza e alla mentalità possessiva di lui. Chi sarebbe troppo innamorato è più giustificabile? Nient’affatto. Non è così. È un errore nel quale cadono sia lei che lui. Non c’è nessun grande amore nel sentimento di possesso, c’è solo la voglia di ridurre l’altro a un oggetto, un giochetto nelle mani del despota e se le cose si mettono male, alla morte.

Sono diffusi più al nord in Italia i centri per uomini violenti

Dal 2009 sono nati in Italia i primi centri per uomini violenti. Il primo è nato a Firenze, si chiama CAM (Centro Ascolto Uomini Maltrattanti). Qui arrivano, di loro spontanea volontà, uomini violenti, che hanno picchiato le loro compagne, mogli e fidanzate e anche i figli. Uomini che capiscono che c’è qualcosa in loro stessi che non va, cha va corretto, uomini che chiedono aiuto. In queste strutture psicologi e psicoterapeuti lavorano per far prendere agli uomini consapevolezza del loro stato, della loro capacità distruttiva. Sono incontri prima individuali e poi di gruppo, come per gli alcolisti anonimi o per le persone che vogliano liberarsi dalla dipendenza dalle droghe. Anche dall’atteggiamento violento ci si può liberare. È difficile ma ci si riesce.  Oggi se si vuole risolvere il problema delle donne vittime di violenze (oltre 6 milioni) e dei femminicidi (un centinaio all’anno), bisogna lavorare sulla consapevolezza degli uomini.

Tra loro c’è M., autore di violenza nei confronti della propria compagna.La prima volta che ho picchiato la mia compagna è stato tre mesi dopo che era in cinta. Io non volevo questa figlia, che poi è nata. Non mi sentivo pronto per fare il papà. Già era difficile la convivenza prolungata. Ero giovane, non accettavo la costrizione, dover essere responsabile di una famiglia e di un figlio. Poi le violenze si sono ripetute quasi dopo ogni venti giorni. Dopo che sono venuti i carabinieri a casa le cose sono peggiorate. Lei m’ha denunciato e se n’è andata. Poi è nata una bambina. Ho fatto di tutto per sabotare questa gravidanza, perché si arrivasse a un aborto ma non c’è stato niente da fare, Lei la voleva questa figlia. Mi sono trovato a 25 anni con questa situazione che non volevo. Ero esasperato.”

La violenza è dappertutto nella società e nelle nostre vite

Le cause della violenza sono molteplici. La prima è che la violenza ognuno ce l’ha in sé. L’ha respirata e appresa con la vita, crescendo in una famiglia nella quale il padre picchiava o trattava male la moglie, poi perché la violenza è dappertutto nelle nostre società: è nelle diseguaglianze sociali, nell’ingiustizia, nei luoghi di lavoro, nella sopraffazione dei colleghi. Nel traffico c’è violenza, nella tv, al cinema, ovunque. Ce n’è così tanta che spesso pensiamo sia normale e non ce ne rendiamo conto di averla introiettata. Guardate l’odio che si scatena sui social network, nelle nostre strade, quando qualcosa ci turba o ci mette di fronte a una colpa non risolta. Subito si scatena l’offesa, l’augurio di morte, la minaccia. Agevolata dalla distanza e dall’immunità dell’essere lontani ma quando la violenza si scatena nel faccia a faccia ci può scappare il morto.

Le storie di questi uomini violenti sono storie di persone adulte con una personalità infantile. Bambini che sembrano uomini. Solo che hanno la forza degli uomini e la testa di un bambino. “Ho chiesto un rapporto sessuale a mia moglie, lei non ha voluto, l’ho picchiata con uno schiaffo e una pedata. Pochi minuti dopo mi sono trovato i carabinieri in casa. Pensavo di dovermi prendere qualcosa che era mio. Non sapevo che cosa volevo dalla vita. E ho picchiato mia moglie”. 
Non sempre serve picchiare come nel caso di T. “Non c’è stata una vera e propria violenza fisica nei confronti di mia moglie, ma una violenza psicologica ripetuta che è stata molto più dannosa. Quando ho capito che il mio comportamento era il frutto della mia incapacità di stare con gli altri, è stata dura da accettare”. 

“Ho alzato le mani su mia moglie e anche sui miei figli. Una volta l’ho cacciata da casa per una questione di pulizia di casa, tenuta conti, pagamento mutui… mi sono messo paura di tutte queste difficoltà, solo problemi problemi… mi sono esasperato e mi sono fatto paura da solo. Non c’è stata una esplosione di grande violenza, sono state piuttosto violenze ripetute, schiaffi, calci, frasi dure, offese che nel tempo si sommavano e diventava un rapporto basato sulla sopraffazione. Quando non riuscivi a impormi con le parole passavo alle botte. Era un’escalation che si verificava quando lei provava a difendere le sue ragioni.”

Ci sono uomini che hanno in sé il germe del cambiamento, sono quelli che stanno male dopo la violenza che si rendono conto di aver rotto il giocattolo. Su questi si può lavorare per un cambiamento, perché loro per primi sono disponibili a farlo. Ma vanno al centro pensando di sapere tutto di sé stessi e invece non sanno niente: “Siamo grandi e forti e ci teniamo tutto dentro, abbiamo paura di mostrarci deboli, di far capire i nostri sentimenti. Pensiamo di bastare a noi stessi, di fare a meno degli affetti ma non è vero. Mi manca mia moglie, i miei figli, mi mancano gli affetti che credevo non avessero influenza su di me. Ora mi rendo conto di quello che ho fatto e me ne vergogno. Ma recuperare il rapporto non è più possibile. Lei non mi crede e io stesso non saprei come comportarmi con lei, forse posso pensare a qualcos’altro.”

Gli uomini si rivolgono ai Centri perché si sentono in colpa per le violenze che hanno compiuto sulle compagne e anche sui bambini.  Violenze fisiche, verbali, psicologiche anche sessuali. Prima ci sono dei colloqui con lo psicologo e poi vengono immessi in piccoli gruppi gestiti da un terapeuta dove ciascuno racconta le proprie storie i propri vissuti e gli altri li commentano e tutti insieme cercano di capire da dove nasce la violenza e come si possa combattere. La donna viene vissuta come un “qualcosa” che deve stare dentro a un ruolo, neanche come qualcuno ma qualcosa, quando afferma dei diritti e delle ragioni di dissenso viene percepita come minacciosa.

I femminicidi sono una costante della nostra società

Ogni anno è costante il numero delle vittime di questi femminicidi, tra i cento e 130. Si è scoperto che questi omicidi non dipendono solo dalla volontà di predominio e di possesso del maschio sulle femmina. Dipendono da una serie di fattori, culturali, psicologici, economici che scatenano la violenza. Il maschio di oggi non è abituato ad accettare l’indipendenza della donna, la sua determinazione, la sua sicurezza. È impreparato di fronte a questo e reagisce male, con un’aggressività esagerata, fuori luogo, che denota la sua fragilità emotiva. La donna gli sfugge, è decisa, si oppone alle sue angherie e soprusi e lui sballa, va fuori di testa. Non regge la nuova autodeterminazione femminile, ne è spiazzato. Quando la compagna lo esclude per sempre dalla propria vita, perde il controllo di sé stesso e diventa violento. Ma è una violenza basata sull fragilità. La premessa della sua sconfitta. La vittima femminile, non cede alla violenza, alla fine lo lascia e se lui la uccide il risultato, in termini fisici, è anche peggiore. Lui ha ucciso l’oggetto del suo desiderio, la ragione del suo star bene, anche se si esprimeva con il senso di possesso. Quando l’oggetto del desiderio è morto, per colpa sua, lui è perso, dilaniato e il senso di colpa lo porta alla disperazione più completa, la sua malvagità si rivolge contro lui stesso e non gli rimane che il suicidio.

Ma la violenza sulle donne non deve essere solo un problema di donne, è soprattutto un problema che debbo affrontare e risolvere gli uomini. Credo che se non saranno aiutati non riusciranno ad affrontarlo. Ma oramai che sia un problema di uomini è evidente a tutti, forse meno che ai legislatori e alla maggioranza degli uomini stessi. Al Governo pensano a una nuova legge, la chiameranno Codice Rosso, come quello degli ospedali. Quando una donna avverte che il pericolo  una violenza sta per abbattersi su di lei, per colpa del marito o del fidanzato, può rivolgersi urgentemente a un magistrato che interviene a separare la coppia e a mettere in sicurezza la incolumità della donna e dei figli, se ce n e sono. Adesso la legge interviene solo quando il dramma s’è consumato. Finché non c’è il delitto non c’è la ragione dell’intervento della legge. Per questo motivo le donne muoiono. Perché nessuno le ascolta e anche quando denunciano nessuno può intervenire su una famiglia se ci sono solo sensazioni di paura e qualche livido. La magistratura ha le mani legate. Ci vuole il reato. Ma quando ci sarà il reato sarà troppo tardi.  Questa legge dovrebbe consentire alle donne un accesso al parere del giudice immediato, senza aspettare i tempi di un processo. Solo per intervenire preventivamente e allontanare i due contendenti, siano essi fidanzati, coniugi o ex coniugi.

Quando monta la rabbia chiamare il “time-out” può servire

Quando nel rapporto di coppia lui comincia a prendere a male parole la sua lei e la lite degenera in farsi violente, siamo solo nell’anticamera della violenza fisica. Potrebbe arrivare o meno, dipende da tanti fattori. Il più determinante è la fragilità dell’uomo. Più si sente perso, debole, sconfitto di fronte alle frasi determinate della donna, più sente che sta perdendo il controllo sulla compagna, fidanzata, moglie, più dovrà riaffermare la sua autorità e lo farà nella maniera violenta che la sua cultura gli ha insegnato. Non può farsi mettere sotto da una donna, anche se è sua moglie, la fidanzata, la donna che dice di amare. La sua fragilità è la causa scatenante della violenta sopraffazione che si determinerà di lì a poco. Contro questa violenza bisogna agire preventivamente. Sappiamo che prima o poi si scatenerà, che è solo questione di tempo. È una lunga sottile guerra dei sessi, quella che lega uomini e donne e che gli psicanalisti conoscono nei dettagli e nelle pieghe delle battaglie che si conducono per il predominio. L’amore è una cosa diversa, nasce da una passione ma si nutre di responsabilità, tolleranza, disponibilità, solidarietà. Mentre l’infatuazione spesso non tiene conto di questi sentimenti positivi ma solo di ciò che spinge al soddisfacimento immediato del piacere. L’amore possessivo, distruttivo, il fuoco che brucia la passione, brucia anche i protagonisti e il loro sentimento. Sono storie travolgenti e -a volte- affascinanti ma lasciano macerie dietro di sé. Cosa rimane infatti di una famiglia devastata dalla gelosia e dalla prepotenza? Disastri, rovine, poi il vuoto.

Elisabetta Reguitti, su Il Fatto Quotidiano (4/8/2012), ha pubblicato l’esperienza di Massimo Mery, psicologo del consultorio per uomini attivato dalla Caritas nella diocesi Bolzano-Bressanone.  Qui si insegna la tecnica del Time-out. Quando la tensione nella coppia sale si usa una parola-codice che segnala lo stato emotivo pericoloso e scatta un campanello d’allarme. Ci si ferma. Come nel time-out del volley e del basket e si riflette.  “Mentre monta la rabbia, afferma Sandro, inizio a spostare oggetti, quelli che ho a portata di mano” Una penna, una forchetta, un posacenere, i bicchieri o anche i giochi di uno dei tre bambini della sua famiglia. Quando Giuseppe ha saputo che sua moglie aveva fatto battezzare la figlia a sua insaputa, non ha capito più niente. Ha attaccato il telefono, mentre montava la rabbia e si sentiva raggirato. E’ finito al pronto soccorso con un attacco di panico provocato dalla rabbia:  “Non ho mai picchiato una donna ma se in quel momento lei fosse stata presente sarei potuto trascendere” La rabbia acceca.

Sono oltre 3500 le richieste di aiuto in undici anni di attività. Nelle sedute laboratorio del Training anti violenza per uomini violenti, chiamati “offender”, i partecipanti devono firmare un contratto col quale si impegnano a cessare immediatamente qualsiasi forma di prevaricazione fisica o psicologica con la partner. In 28 incontri bisettimanali imparano a guardarsi allo specchio, a mettere a nudo la propria personalità e le proprie fragilità. Cosa non facile per un uomo.I gruppi sono guidati da terapeuti esperti, fra loro c’è anche una donna che funge da elemento di provocazione. Basta che uno dei partecipanti cominci ad ammettere le proprie responsabilità e poi tutti gli altri si aprono con una necessità che spiega la durezza del loro passato. Sono come bambini inascoltati.

Il problema della violenza sulle donne sorge spesso in ambito familiare

Secondo i dati ufficiali il 31,5% delle donne comprese tra i 6 e i 70 anni (6 milioni 788 mila) ha subito nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale. Il 5,4 % ha subito uno stupro o un tentato stupro. Il 13,6% ha subito violenza fisica o sessuale dal partner attuale o dall’ex.  La maggioranza delle donne ha poi lasciato il partner violento (68,6%) e per il 41,7% questa è stata la causa principale della rottura della relazione. Il 24,7% delle donne ha subito violenza fisica o sessuale da un non partner: Di queste il 13,2% da un estraneo, il 13% da una persona conosciuta, amico, parente o collega di lavoro. Quindi come si vede il problema è prevalentemente in famiglia. Da altre ricerche sappiamo che i femminicidi, la morte in seguito a violenza, è più un’emergenza nei paesi del nord Europa che in quelli del sud, Italia compresa. Questo dato è stato spiegato con la maggiore propensione all’autodeterminazione delle donne di quei paesi, che mettono comunque in crisi i loro compagni, impreparati a far fronte a questo cambiamento di ruolo delle donne e quindi alle prese con una reazione scomposta e incontrollata.

Oggi in Italia contiamo almeno 46 centri che a vario titolo e con varie forme si occupano di queste problematiche. Ce ne sono più al nord che al sud, ma la strada è tracciata e certamente saranno d’aiuto. Uno dei primi si chiama “Liberiamoci dalla violenza”, è il centro sorto presso l’Ausl di Modena fin dal 2011. Monica Dotti, coordinatrice del progetto, afferma che le persone che si rivolgono al Centro hanno già scelto di non voler più usare la violenza per risolvere i propri conflitti e per cambiare. Il modello cui ci si ispira è quello di Oslo in Norvegia, dove vengono assistiti molto da vicino un numero limitato di utenti. In questo caso non si supera la trentina. “La nostra, – continua Monica Dotti, – è stata una sfida fin dall’inizio. Non sapevamo quanti uomini sarebbero venuti e i risultati sono stati sorprendenti. Abbiamo fatto una grande operazione di informazione nei servizi perché tutti fossero a conoscenza dell’opportunità: è importante che gli uomini vengano per loro volontà, è il primo passo verso il cambiamento. Non dimentichiamo che occupandoci degli uomini violentituteliamo in primo luogo donne e minori”.   Come ricorda la responsabile: “L’Emilia Romagna stando ai dati è una regione con un alto numero di femminicidi, ma non dimentichiamo che in Italia il 96% delle donne non denuncia la violenza subita da uomini, padri o mariti. È un dato molto pericoloso, che impedisce a servizi e operatori di intervenire concretamente. Per questo raggiungere gli uomini violenti potrebbe permettere di arrivare là dove la paura di denunciare ci toglie qualsiasi strumento d’azione”.

ELENCO COMPLETO DEI CENTRI CHE ACCOLGONO UOMINI CHE HANNO AGITO COMPORTAMENTI VIOLENTI NEI CONFRONTI DELLE DONNE ATTIVI AL 15/1/2017

TRENTINO ALTO ADIGE

Bolzano

Consulenza per uomini – Training anti-violenza

Caritas
tel.: 0471 304 331 -0471 324 649

e-mail: mb@caritas.bz.it

web: www.caritas.bz.it

Trento

Cambiamenti- percorso antiviolenza per uomini

tel.: 335 1802162

e-mail: cambiamenti.antiviolenza@gmail.com

www.cambia-menti.org /percorso-antiviolenza.html

FRIULI VENEZIA GIULIA

Trieste

INTERPARES

tel.: 3481094342

e-mail: interpares.ts@gmail.com

VENETO

Bassano del Grappa (Vicenza)

Centro ARES

Ascolto e trattamento rieducativo per uomini autori di violenza domestica e di genere

tel.: 3887742014

e-mail: centroares.bassano@gmail.com

Le Nove

Associazione studi e ricerche sociali

Sede Legale

Via Duca degli Abruzzi 37 – 05020 Lugnano in Teverina (Terni) C.C.I.A.A. 91174, Tribunale 24322
CF-PI 01574500359

tel.: 3887742014

e-mail: centroares.bassano@gmail.com

web: www.centroares.com

Montebelluna (Treviso)

Cambiamento Maschile

tel.: 3459528685

e-mail: cambiamentomaschile@gmail.com

Padova

Servizio Uomini Maltrattanti

Gruppo R Società Cooperativa Sociale
tel.: 0498900506 – Fax: 0498909386 –

Cell.: 3497611326

e-mail: consulenza.uomini@gruppopolis.it

web: www.gruppopolis.it

Verona

Non Agire Violenza Scegli il Cambiamento

Spazio di Ascolto per Uomini che agiscono violenza nelle relazioni affettive e intra familiari
tel.: 045 8078904 – 333 9313148
e-mail: spazio.uomini@comune.verona.it

PIEMONTE

Asti

L’Orecchio di Venere

tel.:366-92.87.198

e-mail: centroascolto.cri@gmail.com

Torino

Cerchio degli Uomini – Sportello d’ascolto disagio relazionale maschile e prevenzione alla violenza alle donne.
tel.: 0112478185 – 366 4061086

web: www.cerchiodegliuomini.org

Torino

OPPORTUNITY

Tel.: 335 7737714; 011 3841024

e-mail: sanmauro@gruppoabele.org

web: www.gruppoabele.org

LOMBARDIA

Bergamo

#Mai+violento
tel.: 800 121939

e-mail: cooperativa@aeper.it

facebook: Mai+violento web: cooperativaaeper.it

Servizio Uomini Maltrattanti

Gruppo R Società Cooperativa Sociale
tel.: 0498900506 – Fax: 0498909386 –

Cell.: 3497611326

e-mail: consulenza.uomini@gruppopolis.it

web: www.gruppopolis.it

Brescia

Cerchio degli Uomini

Tel: 348 464 4766

e-mail: cerchiouominibrescia@virgilio.it

facebook: AssociazioneCerchioDegliUomini

Castelleone (Cremona)

CAM – Centro Ascolto Uomini Maltrattanti

tel.: 335 6530122
e-mail: camsezionecremona@gmail.com web: www.centrouominimaltrattanti.org

Como

Spazio per Uomini che vogliono cambiare

Servizio per uomini che agiscono comportamenti violenti nelle relazioni affettive tel.: 3341423510

e-mail: spazioperuomini@icarus-online.org

Milano

C.I.P.M – Presidio Criminologico Territoriale

tel.: 335 8357559

e-mail: paolo.giulini@cipm.it

web: www.cipm.it

Milano

S.A.Vi.D. (Stop Alla Violenza Domestica)

tel.: 02 50315676

e-mail: isabella.merzagora@unimi.it

web: www.cattedracriminologia.unimi.it

Milano

VIOLA

tel.: 331 1129532

e-mail: info@associazioneviola.org

Milano /Varese/Lodi (Milano)

Uomini-non più violenti-si diventa

tel.: 02 8716 8243

e-mail: info@nonpiuviolenti.it

web: www.nonpiuviolenti.it

LIGURIA

Genova

White Dove – Progetto Lato Oscuro

tel.: 010 5705493 – 3425741597

e-mail: info@whitedove.it

web: www.whitedoveonlus.it

EMILIA – ROMAGNA

Ferrara

CAM – Centro Ascolto Uomini Maltrattanti di Ferrara

Tel.: 339 8926550

e-mail: ferraracam@gmail.com

web: www.centrouominimaltrattanti.org

Forlì

CTM- Centro Trattamento Uomini Maltrattanti di Forlì

c/o Studio Associato SAIPS
tel.: 0543 30518 – 800 161085

e-mail: Ctm.forli@gmail.com

web: www.centrotrattamentomaltrattanti.com

Modena

LDV- Liberiamoci Dalla Violenza

Centro di accompagnamento al cambiamento per uomini tel.: 366 5711079

e-mail: ldv@ausl.mo.it

web: www.ausl.mo.it

Parma

LDV- Liberiamoci Dalla Violenza

Centro di accompagnamento al cambiamento per uomini
c/o Casa della Salute Parma Centro
tel.: 0521 396601 – 396612

e-mail: ldv@ausl.pr.it/

web: w.ausl.pr.it/cura_prevenzione/contro_violenza_sulle_donne/

Piacenza

C.I.P.M. EMILIA

Centro Italiano per la promozione della Mediazione tel.: 328.4221886; 388.7880226
e-mail: cipmpr-pc@libero.it

web: http://www.cipmemilia.it

Ravenna

M.UO.VITI – Mai Più Uomini Violenti

tel.: 327 4621965

e-mail: muoviti@cooplibra.it

web: www.muoviti.org

TOSCANA

Firenze

CAM – Centro di Ascolto uomini Maltrattanti

tel.: 339 8926550

e-mail: info@centrouominimaltrattanti.org

web: www.centrouominimaltrattanti.org

Livorno

P.U.M. Programma Uomini Maltrattanti

tel.: 334 3296864

e-mail: lui@associazionelui.it

Lucca

Sportello di Ascolto Uomini Maltrattanti (S.A.M.) tel.: 0583 494224 – 342/9756028
e-mail: sam@spaziolibero.org

web: www.spaziolibero.org

Pisa

Nuovo Maschile. Uomini liberi dalla violenza

tel.: 370 3230356
e-mail: nuovomaschile@gmail.com – info@nuovomaschile.org web: www.nuovomaschile.com

UMBRIA

Terni /Narni

Uomini fuori dalla violenza

tel.: 800 411611

e-mail: centrouvf@aslumbria2.it

LAZIO

Roma

CAM – Centro Ascolto uomini Maltrattanti

tel.: 377 5366270

e-mail: info.camroma@gmail.com

web: www.centrouominimaltrattanti.org

Roma

Sportello per uomini che esercitano violenza

Via della Lungara 19 tel.: 06 6869698

e-mail: info@ilcortile-consultorio.it

web: www.ilcortile-consultorio.it

Roma

C.I.P.M – Centro Italiano Per la Mediazione

tel.: 3703394187

e-mail: presidiocriminologico@gmail.com

Morena (Roma)

CAM- Centro Ascolto uomini Maltrattanti

tel.: 377 5366270

e-mail: info.camroma@gmail.com

web: www.centrouominimaltrattanti.org

CAMPANIA

Napoli

O.L.V – Oltre la violenza

tel.: 338 5004398; 08012549283 – 9644

e-mail: oltrelaviolenza@aslnapoli1centro.it

web: www.aslnapoli1centro.it/uopsclps31

Napoli

AIED – centro di sostegno agli uomini “Maltrattanti

tel.: 3249508222

web.: www.aiednapoli.it

Salerno

A voce Alta Salerno

tel.: 328 5632104; 338 3659886

e-mail: avocealtasalerno@gmail.com

web: www.avocealtasalerno.it

Salerno

Time Out

tel.: 338 3659886 – 328 5632104

email: avocealtasalerno@gmail.com

PUGLIA

Brindisi

Dalla parte del lupo

tel.: 800577333 www.dallapartedellupo.it

Foggia

Servizio di ascolto e trattamento per uomini in cambiamento

tel.: 392 2463806 web: www.impegnodonna.it

SICILIA

Bagheria (Palermo)

Nuova generazione

tel.: 389 1392721; 3891 351409

e-mail: centro.ascolto.uomini@gmail.com

SARDEGNA

Cagliari

Gruppo di ascolto maltrattanti in emersione (G.A.M.E.)

tel.: 348 7241225

e-mail: androzz@hotmail.it

Sassari

Servizio Di Consulenza Per Uomini Autori Di Violenza E Stalker

tel.: 079 4121834

e-mail: Sportello.uomini.aurora@amistade.org

Sassari e Olbia

Centro di Ascolto uomini Maltrattanti Nord Sardegna

tel.: 329 2935115

e-mail: segreteria.camsassari@gmail.com

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