Violenze dopo Lazio-Eintracht. Che lucidità, quel carabiniere nel video!
Encomio in arrivo per il milite che evitò di sparare ai teppisti. Il ministro Trenta: “È stato esemplare”
Il video lo avrete visto, probabilmente. È la sera di Lazio-Eintracht e la scena si svolge in una strada del centro di Roma. Un carabiniere piuttosto giovane è intervenuto per difendere un tifoso tedesco, assalito da un gruppo di teppisti incappucciati, e adesso si trova davanti il branco. Che attacca anche lui.
Il milite estrae la pistola e la tiene puntata in avanti, ma nella maniera meno aggressiva possibile. Non con l’aria spavalda di chi non vede l’ora di sparare, ma con l’atteggiamento controllato di chi si augura di non essere costretto a farlo. E intanto arretra. Lanciando rapidissime occhiate alle proprie spalle per assicurarsi che lo spazio sia libero. Continuando a tenere d’occhio i facinorosi che gli si sono rivoltati contro.
Uno di loro tira una bottiglia, che lo colpisce alla testa e lo fa barcollare. Per un attimo si appoggia a un’auto in sosta, poi riprende a indietreggiare.
Gli lanciano addosso un paio di bidoni dell’immondizia. Lo mancano.
È come se si creasse un momento di vuoto. L’inerzia dello scontro si placa per qualche istante. Quanto basta per dargli modo di girarsi del tutto e allontanarsi rapidamente. Dapprima a passi svelti. Poi di corsa. Fino in fondo alla strada.
I teppisti non lo inseguono. Forse si godono il ‘successo’ di averlo messo in fuga. Forse si rendono conto, finalmente, che hanno avuto parecchia fortuna, a trovare un agente che poteva sparare e che non lo ha fatto. Ma che potrebbe farlo, invece, se si ostinassero a braccarlo.
La lucidità del Carabiniere, l’ammirazione del ministro
“Sono rientrata a Roma dall’Afghanistan – scrive sulla sua pagina Facebook il ministro della Difesa, Elisabetta Trenta – e ho appena visto questo video: un nostro Carabiniere aggredito in pieno centro, a Roma, da un gruppo di uomini incappucciati che gli lanciano contro una bottiglia colpendolo alla testa. (…) L’ho appena sentito per telefono, gli ho espresso la mia vicinanza e quella di tutto il governo, a lui e all’Arma dei Carabinieri. L’ho ringraziato per la lucidità mostrata durante l’intervento e l’ho invitato al Ministero della Difesa per dirgli personalmente grazie, a nome del Paese.
Quanto ai balordi che lo hanno aggredito, pagheranno. Vi assicuro che pagheranno!”.
Poi, in un’intervista pubblicata oggi dal Messaggero, torna sull’argomento. L’intervistatore parte così: “Il comportamento del carabiniere è, con ogni evidenza, di grande responsabilità e consapevolezza, ma torna alla memoria la vicenda di piazza Alimonda a Genova. Si può scegliere di non sparare, anche in situazioni di oggettivo pericolo?”.
Replica: “Le due circostanze sono molto diverse, non le metterei sullo stesso piano, non possiamo paragonare i due episodi. Quello che posso dire è che il comportamento tenuto dal carabiniere a Roma è stato esemplare, di una lucidità e di una professionalità straordinarie. Gli darò un encomio”.
Ma ogni caso è un caso a sé
La risposta del ministro è corretta. La domanda era fuorviante.
Non tutte le “situazioni di oggettivo pericolo” sono pericolose allo stesso modo. E a spostare l’ago della bilancia, facendolo passare dall’essere pronti a sparare allo sparare davvero, non sono le valutazioni di principio ma le circostanze reali. Basta un singolo particolare, a volte. Se uno dei secchi dell’immondizia avesse raggiunto il carabiniere del video, facendolo sembrare una preda ormai in trappola e inducendo i teppisti a lanciarglisi addosso, la minaccia sarebbe diventata troppo incombente, per astenersi dal fare fuoco.
Dio ce ne scampi dagli agenti dal grilletto facile, come accade con una inquietante e non casuale frequenza negli USA, ma l’alternativa non è non sparare mai. È sparare a ragion veduta. Anche se poi, e anche questo i censori da tavolino tendono a dimenticarlo, valutare il da farsi mentre le cose stanno accadendo è cosa ben diversa dalle analisi a posteriori.
L’encomio al carabiniere del video è meritatissimo. Ma è stato reso possibile dal fatto che l’aggressione potenziale non è diventata un’aggressione effettiva. O troppo probabile.
Onore a lui. E un grazie alla buona sorte.