Viterbo, morti sospette nella casa di cura di Gradoli
Chiesta la riesumazione di 8 cadaveri
Si è aperta ieri, davanti al gup Salvatore Fanti, con la richiesta di ben otto riesumazioni, l'udienza preliminare per le presunte morti sospette di anziani e pazienti psichiatrici, ospitati – secondo l'accusa – in condizioni disumane presso la casa di riposo “Il Fiordaliso” a Gradoli
Cinque gli imputati: si tratta dei titolari della struttura, il noto imprenditore umbro del settore Franco Brillo, con i figli Maurizio e Federico; il medico di base orvietano Ugo Gioiosi; e la neuropsichiatra Lucia Chiocchi, responsabile del Dipartimento di salute mentale della Asl 7 di Siena.
Secondo il PM Franco Pacifici ben otto persone sarebbero morte a causa dei maltrattamenti subiti nella struttura, nata inizialmente per ospitare persone autosufficienti, ma che in realtà operava come una Rsa, senza averne i requisiti.
Per questi motivi il Comune di Gradoli, tra il 2009 e il 2010, ne ordinò per ben due volte inutilmente la chiusura.
Gli ospiti, anziani non autosufficienti e pazienti psichiatrici anche di giovane età, sarebbero stati tenuti in locali non idonei, privi di riscaldamento, nutriti con cibi in scatola o scadenti, curati con medicinali guasti, con un'inadeguata assistenza sanitaria. In tre casi, inoltre, la direzione avrebbe ottenuto una delega sui conti delle vittime, prelevando somme non dovute per oltre 20mila euro.
Tra i reati ipotizzati l'appropriazione indebita, la circonvenzione e l'abbandono di incapaci.
I difensori dei Brillo e di Gioiosi, Remigio Sicilia e Sergio Finetti, hanno chiesto che i propri assistiti vengano giudicati col rito abbreviato condizionato a una consulenza tecnica che stabilisca le cause della morte, specificando che ciò avvenga attraverso l'osservazione diretta dei cadaveri, ovvero l'autopsia sui corpi delle presunte vittime, tumulate ormai anche da più di cinque anni.
Il gup scioglierà la riserva il prossimo 23 luglio.