La sera del 13 ottobre 2019 Michele Montalbotti, 21 anni, e Roberto Vestri, 25 anni, aggrediscono e riducono in fin di vita il 58enne Giovanni Maria Farina in via della Pettinara, in pieno centro, a Viterbo.
I due ragazzi hanno avvicinato l’uomo nel corso della serata in un locale e una volta in strada Vestri, all’improvviso, sferra un pugno in pieno volto a Farina, che cade a terra privo di sensi. In quell’istante Montalbotti avrebbe rubato dei soldi, sfilando il portafogli dalla tasca dei pantaloni dell’uomo e lo avrebbe preso a calci prima di darsi alla fuga con l’amico. Il 58enne viene trasportato al pronto soccorso di Belcolle in codice rosso per un’emorragia cerebrale e operato d’urgenza. I due giovani vengono rintracciati grazie a una telecamera di sorveglianza e arrestati 5 giorni dopo per tentato omicidio a scopo di rapina.
Questa mattina, venerdì 18 giugno, si celebrerà l’udienza di discussione in Corte d’Appello per il ricorso presentato dal legale di Michele Montalbotti, condannato a 8 anni e 8 mesi per tentato omicidio e rapina aggravata, in concorso con Roberto Vestri, ai danni di Giovanni Maria Farina. Per i due la Procura aveva chiesto 10 anni, ma alla fine, lo scorso settembre, il Tribunale ha condannato in primo grado a 8 anni e 8 mesi ciascuno, disponendo inoltre un risarcimento di 50 e 20 mila euro alle parti civili. Subito dopo la lettura del dispositivo il difensore del 20enne, l’avvocato Samuele De Santis, ha annunciato che la battaglia sarebbe continuata nel secondo grado di giudizio.
“C’è soddisfazione – afferma De Santis – per quanto riguarda la combinazione della pena rispetto alle richieste della procura, ma siamo intenzionati a proseguire per ciò che riguarda il reato di tentato omicidio che non condividiamo, e poi per le attenuanti non concesse”.
Michele Montalbotti, pochi giorni prima di Natale, aveva scritto una lettera dal carcere per chiedere perdono alla vittima, che ha riportato danni permanenti. Una lettera virtuale, dal momento che Farina era ancora ricoverato in ospedale in coma. “Ci tengo a farle sapere che mi dispiace molto per quello che è successo quella maledetta sera e che non le ho scritto prima perchè stavo pensando a ciò che le ho procurato” dichiara l’aggressore. “Purtroppo tutto ciò è dipeso dal troppo uso che ho fatto quella sera di alcol e droga da me assunta. Ci tengo a dirle che tutto ciò non è una giustificazione, è solo per farle capire che non ero in me”. E conclude con “Ho sbagliato ed è giusto che paghi”.
Il verdetto dei giudici della Corte d’Appello è atteso in giornata.
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