Vivere in Provincia: Orte, snodo strategico con vocazione all’accoglienza
La provincia sarà la meta del futuro per le giovani famiglie o per gli anziani in cerca di ambienti salutari
I comuni a nord di Roma hanno un incremento demografico del 10% all’anno. Orte è uno dei preferiti. Snodo strategico tra Sud e Centro nord. Collega molte piccole realtà con i grandi centri. Ma questa crescita non ha messo in moto nessuna programmazione a lungo termine. Tutto viene lasciato al caso.
Orte, snodo strategico
Le persone vanno a vivere a Orte e in altri comuni, anche lontani da Roma, aumentando il pendolarismo, i costi degli spostamenti, incrementano il traffico e l’inquinamento atmosferico. Per assurdo lo fanno nella speranza di andare a vivere in un luogo più sano.
Questa “emigrazione” al contrario comporta tuttavia altri costi, quelli per la riorganizzazione di questi piccoli centri. Se aumenta la popolazione residente ci vogliono scuole, più sanità, più reti fognarie, più rete elettrica, più servizi di nettezza urbana, più vigilanza, più grande distribuzione, ecc. I comuni a nord di Roma, da Fiano e Riano in su per capirci, vedono incrementare la propria popolazione al ritmo del 10% annuo. Chi si pone il problema?
Si preferisce le città a nord di Roma rispetto a quelle a sud
Perché il lato nord del Lazio attrae più del lato sud? Questo fenomeno si sta verificando sotto i nostri occhi ormai da anni e non se ne parla mai. Non esiste al riguardo nessun progetto a lungo termine che ipotizzi un riassetto di queste zone in previsione di spostamenti di persone che aumenteranno sempre più nel futuro.
Le stime a 20 e 30 anni parlando di un decremento demografico a Roma e di un incremento nella fascia dei centri urbani che la circondano. Ancora una volta l’amministrazione regionale e quella nazionale saranno impreparate e verranno “colte di sorpresa” quando esploderà il fenomeno.
Bisognerà istituire lo smart working per tutti coloro che lavorano nelle istituzioni romane ma vivono lontano da Roma, per esempio. Ci dovremmo porre il problema di come faranno questi impiegati, tecnici, dirigenti, studenti a reggere il costo del carburante che vola ormai oltre i 2€ al litro e non si vede come potrà mai tornare ai livelli ante guerra ucraina.
Prenderanno il treno. Certo. Bisogna calcolare 50 minuti all’andata e altrettanti al ritorno. Significa partire più o meno tra le 5.50 e le 7 del mattino per essere a Roma Termini in meno di un’ora con un costo di poco più di 5 € e da lì raggiungere l’ufficio o la scuola. Idem per il ritorno, con molti treni quasi ogni ora tra le 18 e le 20. Sempre che non ci siano incidenti, scioperi, maltempo che interrompono la corsa.
Il fenomeno da gestire per non trasformare queste città in dormitori
Tra le ragioni di questo esodo strisciante, ma costante, ci sono i costi delle case nelle gradi città e lo stress della vita nelle metropoli. Il fenomeno infatti, non riguarda solo Roma ma accade da tempo in tutte le grandi città dell’Occidente. La periferia delle grandi città è in genere un luogo inabitabile.
Disadorno, degradato, senza verde, sono zone sotto il controllo della criminalità organizzata, luogo di spaccio e di altre nefandezze del genere. Chi può andarsene da San Basilio a Roma, come dal Quarto Oggiaro a Milano o da Scampia a Napoli non ci pensa due volte. Intorno alle città c’è ancora un territorio meno contaminato, laddove c’è una storia, un’identità culturale, un passato, un ambiente sano e vivibile. La campagna italiana, la provincia, che anche gli Italiani stanno riscoprendo, sarà la meta del futuro per le giovani famiglie o per gli anziani in cerca di ambienti salutari.
Orte è tra le mete strategiche di questo esodo. La sua posizione sull’A1 e sulla superstrada E45, a pochi minuti da Roma la pone in una posizione ideale per essere sufficientemente lontana e sufficientemente vicina alla Capitale.
Ma Orte è anche a un passo da Terni, da Rieti, da Viterbo, da Perugia, è sulla traiettoria Siena – Arezzo – Firenze, volendo scavalcare Roma con la bretella che congiunge l’A1 all’autostrada per Napoli, non è distante neanche dai Castelli e dai centri a Sud di Roma.
Questi collegamenti sono sia su strada che su ferrovia. Orte da sempre è conosciuta come snodo sia ferroviario che stradale. Il rischio, senza una programmazione delle esigenze che il fenomeno farà nascere, è che questi centri diventino essi stessi un dormitorio con annesso un centro storico. Sarebbe una tragedia.
Una delle città più multietniche del Lazio
Orte ha circa 9.500 abitanti in un territorio di appena 70 kmq. Si divide in due entità, Orte Centro e Orte Scalo. Sorge su una rupe tufacea a circa 300 metri sul livello del mare.
Sotto la rupe scorre il Tevere sul lato Nord Est e a Sud il torrente Rio Paranza. L’abitato ha la forma di una nave, che si è adattata all’ellisse della rocca, con le pareti delle case a picco sullo strapiombo. Essendo un importante snodo ferroviario in basso s’è formato il centro Orte Scalo che è l’unico che può avere una prospettiva di crescita, giacché lo spazio sulla rupe è completamente occupato.
Curiosamente è uno dei centri più multietnici del Lazio grazie a una presenza cospicua di stranieri tra i residenti, ben 2.000 abitanti, pari al 21%. Di questi la maggior parte sono rumeni, quindi comunitari, seguiti dai nigeriani, bengalesi e via via altre comunità africane oltre a ucraini e albanesi. La maggior parte dei nuovi cittadini vive allo Scalo, dove la percentuale degli stranieri arriva al 40%.
«La nostra città ha l’accoglienza nel dna. Il papa e i leader politici vengano a vedere come si vive qui». Così diceva l’ex sindaco di Orte, Angelo Giuliani, in carica tra il 2016 e il 2021.
«La città di Orte – raccontava Giuliani – ha sempre avuto una vocazione all’accoglienza, sin dalla nascita della stazione ferroviaria alla fine dell’800, che ha fatto confluire qui famiglie di tutta Italia. E all’epoca i meridionali erano considerati come gli extracomunitari di oggi. Quindi Orte ha l’integrazione nel dna».
Un crocevia conteso nella storia
Il nome sembra derivi da Orthe o Orthi, antica città della Tessaglia dalla quale provenivano i Pelasgi, suoi fondatori. In tal senso sembrerebbe che Orte abbia le stesse origini di Pisa, anche l’antica Repubblica Marinara dovrebbe i suoi natali ai Pelasgi in fuga dal Peloponneso in seguito alla discesa degli Elleni.
Sia Pisa che Orte hanno poi avuto un forte sviluppo sotto la dominazione degli Etruschi. I corredi delle necropoli sono tutt’ora conservati nei Musei Vaticani. Roma la eleva a municipio agli inizi del sec. I a.C. Arriva poi il Cristianesimo, le fortificazioni bizantine e la città assume maggiore importanza proprio per la sua posizione strategica. Per questo viene a lungo contesa dai Longobardi che tramite Orte volevano controllare il collegamento tra Roma e Ravenna e Bologna.
Nel 914 viene occupata dagli Arabi. Nel 1.550 conta già 5.000 abitanti, quando Roma ne aveva 35.000. L’accentramento del potere pontificio in seguito ne ha ridotto l’importanza e la crescita. Orte ha vissuto a lungo di pastorizia e artigianato.
La ripresa è iniziata con la costruzione della ferrovia pontificia nel 1864 e il ruolo di snodo prima ferroviario e poi autostradale le ha conferito un ruolo di crocevia strategico che aveva avuto anche in passato. La chiesa dei SS. Giuseppe e Marco è stata costruita negli anni ’30-’40 del 1900. In stile neogotico, l’edificio è simbolo della ricostruzione di Orte Scalo dopo la distruzione materiale e morale della seconda guerra mondiale.
Una città con una forte impronta medievale
Orte è una città con una forte impronta medievale. Tra le sue strade e i suoi palazzi si respira un’atmosfera di fascino antico. Durante la festa per l’Ottava di Sant’ Egidio, per una settimana, si svolgono, giochi, spettacoli ed eventi per le strade della città che coinvolgono gli abitanti. Tra i quali ci sono alcuni che si cimentano nel Palio degli Arcieri, in una sfida tra i più forti delle varie contrade.
La storia e l’architettura sacra hanno segnato la bellezza di Orte. Ricordiamo la Basilica di Santa Maria Assunta, la Chiesa di San Pietro del XV secolo e quella di San Biagio, inizialmente di origine romanica e poi ricostruita nel XVIII secondo la moda dell’epoca, in seguito ad un incendio. Tra i musei, quello Diocesano di Orte, con alcune tavole risalenti ai secoli XII-XVI, il Museo Comunale Civico Archeologico, che conserva al suo interno numerosi reperti di epoca etrusca, romana e medievale. Inoltre il Museo delle Confraternite, all’interno della grande sacrestia della Chiesa di Santa Croce, che custodisce al suo interno oggetti devozionali risalenti ai secoli XVII-XVIII.
C’è anche un’Orte sotterranea visitabile
All’interno della rupe su cui sorge l’abitato antico di Orte, nel corso di quasi 2500 anni di vita ininterrotta, sono state ricavate la rete di rifornimento idrico (cunicoli, cisterne, pozzi) e di evacuazione delle acque reflue, i magazzini, i depositi, le cantine, le stalle, le colombaie, alcuni vani di abitazione, i laboratori artigianali (per la lavorazione di lana e canapa), i lavatoi, le fontane, i triclini estivi, i vivai e i luoghi di delizie di giardini privati.
In un unico itinerario sono riuniti i luoghi di maggior richiamo turistico ed un servizio guide può condurre il visitatore alla scoperta di questi monumenti del sottosuolo urbano.
Combattere l’incuria e la superficialità di turisti sprovveduti
Come molte realtà storiche del nostro Paese anche Orte necessita di interventi costanti. A tutela dei suoi monumenti e della struttura stessa della città. Oggi il vandalismo, più che l’usura è il nemico delle nostre bellezze artistiche.
C’è in giro una tale ignoranza del valore di questi tesori per cui c’è da essere seriamente preoccupati per il livello di comprensione minima dei problemi della comunità. Quando manca la conoscenza e la cultura non c’è rispetto per la bellezza perché non la si riconosce.
Così può accadere che cittadini sprovveduti, siano essi stranieri o meno, giovani o meno, possano danneggiare il nostro patrimonio. Scritte inopportune, sporcizia abbandonata in giro, uso improprio delle gradinate e degli spazi pubblici, sono tutti fenomeni con i quali abitualmente si fanno i conti e non basta l’atteggiamento repressivo della Polizia Municipale a eliminare il fenomeno.
Se manca la cultura di base non ce la possiamo fare. Il turismo di massa ha ovviamente incrementato la presenza di questi comportamenti. Ma non per questo si dovrà rinunciare alle entrate dei turisti “mordi e fuggi”. L’unica risposta la possono dare i cittadini. Sono loro che possono vigilare e segnalare alle autorità tutte le mancanze, tutte le infrazioni di cui possono essere testimoni durante o dopo l’accaduto. Il resto lo faranno le telecamere di sicurezza e l’intervento dei vigili.