Cronaca

Vivere in provincia: Viterbo è bellezza e tradizione ma si teme l’estinzione dei viterbesi

Vivere in provincia è una prospettiva più aderente alle necessità che ci pone il futuro. Meno stress, dimensione più umana, più verde, più salute, costi contenuti, soluzioni più facili ai problemi quotidiani. Roma è vicina ma non devi andarci spesso, se c’è molto da fare sul posto.

Quando sei all’estero e dici che vieni da Roma, tutti sanno di che cosa si parla. Ma se dici che vieni da Latina, Frosinone, Rieti o Viterbo, nessuno sa dove siano e neanche se dici Lazio. Mentre Toscana, Sicilia, Sardegna, Lombardia e altre sono regioni conosciute nel mondo, per motivi storici, geografici e culturali, il Lazio in pochissimi sanno inquadrarlo come realtà con una propria identità. La storia del Lazio si confonde con quella di Roma, ne è assorbita completamente come accade anche per lo Stato Pontificio.

Una Regione nata per decreto che si sta costruendo una propria identità

Di fatto la Regione Lazio è nata per decreto regio, voluto da Benito Mussolini nel 1927, e poi confermato nel 1948. Sorse intorno al territorio che circondava Roma e a quello che restava dello Stato della Chiesa. La provincia di Rieti (Sabina) venne sottratta all’Umbria, con la quale ha più cose in comune che con le altre province del Lazio. Venne inglobato il circondario di Cittaducale, che faceva parte dell’Abruzzo e vennero annesse le terre che da Fondi arrivano a Cassino, Sora, Gaeta, Formia, sottraendole di fatto alla Campania con la quale condividono storia, in parte l’idioma e alcune produzioni eccellenti.

Nacquero così le province di Latina (Agro Pontino) e Frosinone (Ciociaria).  Viterbo, la Città dei Papi, è il capoluogo della Tuscia, quindi una terra di origini etrusche, molto più affine alla Maremma toscana, di cui rappresenta la parte meridionale. Questa parte laziale della Maremma ha storia, espressioni, culture, produzioni agricole, gastronomia, in continuità con la parte toscana, che sono ancora del tutto evidenti. Nel 1970 finalmente la Regione Lazio divenne un’istituzione con le elezioni del consiglio regionale e del Presidente della Giunta.

Viterbo è il capoluogo della Tuscia, ovvero la Maremma Laziale

Per questo motivo ogni provincia del Lazio ha caratteristiche molto diverse dalle altre. Che la legano più alle vicende storiche delle regioni vicine che a quelle della regione di appartenenza, se non fosse per le relazioni con Roma. Cosa può legare Frosinone con Viterbo o Rieti con Latina se non Roma? Ma tra loro sono tutti mondi diversi.

Per trasferirsi a Viterbo bisogna amare quel mix di natura selvaggia, che offre la Maremma, e di storia medievale che si respira in città. Può essere una scelta giusta perché Viterbo riesce a stupire e ad affascinare chiunque, per la bellezza dei monumenti ma anche per le tradizioni che si tramandano da diverse generazioni, che hanno dato al carattere dei viterbesi un tocco di genuinità e socievolezza come pochi.

Chi sceglie di vivere qui deve avere un amore sconfinato per la natura quasi incontaminata che si può incontrare in questa provincia. La foresta del Lamone, rifugio dei briganti di fine ‘800, le dolci sponde del lago di Bolsena, le coste sabbiose di Montalto di Castro, le distese di ulivi di Canino, sono tutte possibili escursioni da fare a cavallo, a piedi o in bicicletta e che possono far ritrovare la voglia di respirare aria pura e godere dei paesaggi agricoli che caratterizzano questa parte d’Italia. Le colline di Tolfa, le mandrie di vacche maremmane, il malinconico fascino di Civita di Bagnoregio, da Città che muore a città che è rinata, grazie agli artisti, agli artigiani e ai tantissimi turisti che la visitano ogni anno.

La Città dei Papi con un centro storico medievale tra i meglio conservati d’Italia

Viterbo conta 65mila abitanti e il suo territorio occupa più di 400 kmq, a 326 m sul livello del mare. Come importanza regionale viene subito dopo Roma e Latina, ma come storia è certamente una delle città più interessanti per la ricchezza dei suoi monumenti e la bellezza del suo centro storico, che le altre città capoluogo non possono vantare, a parte Roma. La chiamano la Città dei Papi perché fu sede pontificia per 24 anni e il Palazzo papale vide eleggere e regnare molti sovrani. Il suo centro storico è ben conservato e potremmo definirlo un gioiello medievale per quanto si presenti integro e ben conservato (Quartiere di San Pellegrino). È sede dell’Università della Tuscia e conosciuta anche come città termale.

Ben 2000 metri quadrati di piscina situata all’interno dell’impianto delle Terme dei Papi. Questo bacino idrotermale e idrominerale è famoso per le sue proprietà terapeutiche.

Probabilmente il suo nome deriva dal latino Vetus Urbs, ovvero città vecchia, come per Orvieto e Civitavecchia. In base ai dati del 2022 Viterbo ha una popolazione straniera residente del 10%, ovvero 6.600 abitanti. Per lo più sono di origine rumena (28%), bengalese di Sri Lanka (8,8%), ucraina (4,6%) e albanese (3,9%).

La Macchina di Santa Rosa: una festa medievale Patrimonio dell’Umanità

Tra le cose più interessanti che segnano l’identità storico culturale di Viterbo c’è la piazza di San Lorenzo, che ospita, una grande fortezza da cui il Papa si affacciava per benedire i fedeli.

Sul Tempio Pagano dedicato a Ercole, sembra sia stato costruito il Duomo di Viterbo, caratterizzato al suo interno da i pregiati affreschi della Cappella di Santa Caterina, le tele di Bonifazi e Romanelli, la fonte battesimale in marmo e la cappella dedicata alla Madonna.

Il quartiere medievale di San Pellegrino, ricco di vicoli e angoli fioriti che sprigionano un’aura di magia è uno dei quartieri medievali meglio conservati d’Italia. Spesso viene usato come set cinematografico.

Sulla piazza di questo quartiere sorge il museo della Macchina di Santa Rosa. Una torre complessa in vetroresina, alta 30 metri, che sorregge la statua di Santa Rosa e viene portata a spalla per le vie della città ogni 3 settembre, da 100 uomini incappucciati e vestiti di bianco, chiamati i “Facchini di Santa Rosa”.  La processione si snoda per più di un chilometro attraversando le vie molto strette della città, che mettono a dura prova la forza e la destrezza dei facchini. La festa è dal 2013 inserita nel Patrimonio orale e immateriale dell’Umanità dell’UNESCO.

Musei da non perdere sono: il Museo civico, il Museo archeologico Etrusco, il Museo della ceramica della Tuscia, Viterbo sotterranea.

Si fanno meno figli nella Tuscia ma in compenso cresce l’integrazione culturale

In base a uno studio Istat sull’ultimo censimento del 2021 nella Tuscia si fanno sempre meno figli. La popolazione della Regione Lazio ammonta (nel 2021) a 5 milioni 714mila 882 residenti con un calo dello 0,3% rispetto al 2020 ma in aumento (3,9%) rispetto al 2011. Come sta succedendo in gran parte del territorio italiano il decremento dovuto alla bassa natalità e al tasso di mortalità (11,2 per mille nel 2021) viene compensato dall’immigrazione straniera, soprattutto da paesi come Romania, Filippine e Bangladesh. Il dato che viene sottolineato come importante è quello della bassa natalità: 5,8% da qualche anno in continuo calo.

Non solo si fanno sempre meno figli, ma la mortalità nella Tuscia è leggermente più alta che nelle altre province, quindi con un’età media tra le più elevate della Regione. C’è chi assurdamente parla di “estinzione possibile” dei viterbesi. Questo tipo di valutazioni non hanno niente di logico e di serio, se non venissero usate come propaganda politica ci sarebbe da riderne e basta. Da sempre le popolazioni del mondo emigrano, si incrociano, si mescolano. Questo è stato il grande vantaggio delle popolazioni italiche.

Nella mescolanza c’è il rafforzamento della genetica ma anche lo scambio culturale, l’accrescimento delle capacità culturali e artistiche. Il melting pop ha sempre favorito chiunque lo abbia assecondato anziché contrastarlo. La storia dell’Impero Romano è una storia di melting pot.

Un’economia a forte vocazione agricola e mineraria

La provincia di Viterbo è caratterizzata da sempre da una forte vocazione agricola, che la fa essere la prima provincia del Centro Italia e la settima in Italia per incidenza del settore sul Pil. Il 15% degli occupati della provincia sono lavoratori agricoli, contro il 3,31% del dato regionale e il 5,02 del dato nazionale. Un territorio vocato alla produzione di eccellenze agroalimentari ed enologiche, vigneti, uliveti, cereali, patate, zootecnia e cereali sono i prodotti di punta di questa produzione. Oltre a queste le produzioni alimentari di alta qualità riguardano le nocciole, le castagne, il grano duro, i vini, i latticini e gli oli extravergine di oliva.

Nel viterbese si producono 1.5 milioni di ettolitri di vino all’anno su oltre 4.000 kmq di terreno vitato. Ne discende un forte settore della trasformazione alimentare con 2.300 aziende che operano un po’ in tutti i campi, compresa la lavorazione delle carni e dei formaggi, con una presenza di circa 12.000 addetti.

Frutta e verdura ma anche artigianato (ceramica) e turismo

Nel settore frutticolo operano 2.000 aziende con una estensione di 3.500 ettari di terreno coltivato. La produzione di castagne si aggira intorno alle 6 mila tonnellate. Nella filiera orticola operano 4.400 aziende. Sono 51 mila gli ettari coltivati a frumento.

Nell’industria e artigianato sono attive 38 mila aziende dove, a parte l’agricoltura, sono in forte espansione le imprese edili e quelle destinate al commercio all’ingrosso e al dettaglio. L’industria estrattiva ha una propria tipicità e una forte specializzazione su pozzolane, rocce lapidee e sedimentarie, cave di tufo, peperino, con miniere di basalto e travertino.

Nell’artigianato si contano numerose aziende personali o familiari di produzione e lavorazione del legno, metalli e leghe, tessili e delle ceramiche (Civita Castellana). Il 50% della produzione di ceramiche è destinata all’esportazione.

Il turismo è un altro elemento di traino dell’economia della Tuscia, potendo diversificarsi nel tempo e nei luoghi in turismo d’arte e archeologico, termale, agriturismo e gastronomico, turismo balneare estivo di mare e di lago. Un settore in costante crescita che incide sul Pil con il 3,4% del totale. Nella provincia ci sono 110 strutture alberghiere con 5.000 posti letto, cui vanno aggiunti altri 214 esercizi extralberghieri per un totale di altri 17.000 posti letto, dei quali 15mila solo nei campeggi.

Si evince che la provincia offra molte occasioni di lavoro in svariati campi e per molte opportunità di produzione, ricerca, commercio, vendita e comunicazione.

Foto di Adriano Di Benedetto

Carlo Raspollini

Autore e regista televisivo, responsabile marketing, consulente gastronomo e dello spettacolo, viaggiatore.

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