Il senatore semplice di Scandicci Matteo Renzi, finalmente ha mandato a casa il Premier e tutti i ministri che hanno promesso di tutto e hanno realizzato un bel nulla. In quasi due anni e mezzo l’avvocato arrivato da Volturara Appula (Foggia), è stato un fallimento totale. Con un Paese che ha registrato più decessi in assoluto per Covid, rispetto al resto del mondo. E che ha chiuso le scuole più a lungo di tutti. Con un tasso di disoccupazione altissimo, attenuato solo per la Cassa Integrazione e il blocco dei licenziamenti, che prima o poi finirà.
Nel duemila venti sono stati buttati inutilmente 150 miliardi, con bonus e tante altre sciocchezze e il debito pubblico è arrivato al 170% del prodotto interno lordo. Il PIL, certificato dall’Istat a -9%. Che altro doveva combinare per essere scaricato dai Cinque stelle e dal Partito Democratico? Zinga avrebbe dovuto mettere al centro della discussione politica i contenuti e non la difesa ad oltranza del premier uscente. Come se fosse un esponente di spicco del Partito Democratico.
Meglio che torni a governare la Regione Lazio e lasci la segreteria politica del partito a dirigenti migliori di lui. E che siano riformisti, progressisti e socialisti, anziché imperniare il dibattito politico con troppa cultura post comunista. E’ tornato alla ribalta anche Massimo D’Alema, come consigliere politico, dopo aver distrutto quel poco che restava della sinistra italiana. Dopo l’esaltazione mediatica dei stati generali convocati lo scorso anno e la continua e interminabile telenovela imperniata di soli buoni propositi non sono capaci di organizzare progetti credibili e dettagliati con chiari obiettivi da presentare all’Europa per ottenere i fondi del Recovery Fund che è ancora poco più di una bozza.
L’Europa chiede riforme strutturali quali la giustizia, snellimento della burocrazia, codice degli appalti e tanto altro e solo dopo potrà assegnare e far utilizzare i fondi europei. Purtroppo questi dilettanti allo sbaraglio hanno accumulato solo sconfitte in tutti i settori: sanità, lavoro, sociale. Eppure molti tifano contro il Professor Mario Draghi, per tentare nuovamente di rimettere nelle mani di Gigino Di Maio e di altri incompetenti il destino dell’Italia.
Come ha potuto il popolo farsi incantare da un comico e mandare attraverso il voto sui più alti scranni del Parlamento questa pletora di falliti privi di capacità, esperienza e cultura di governo. E’ vero che il popolo è sovrano, ma dovrebbe essere più accorto nella scelta dei propri rappresentanti. Far votare il popolo è inutile e dannoso se continua ad esprimere consensi a una classe politica senza arte né parte.
Cesare Giubbi
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