Voto subito o nuovo Governo mentre le parole dei leader infiammano gli elettori
Renzi e i Cinque Stelle puntano a un “Governo di legislatura” anti-Lega, centro-destra e Zingaretti vogliono il voto
È quasi emblematico che i giorni più torridi dell’anno siano anche i più caldi dell’estate politica. La mossa del vicepremier Matteo Salvini ha sparigliato completamente le carte, mandando nel pallone (ex) alleati e avversari. Le cui dichiarazioni sembrano a volte dettate da veri colpi di calore, ma in realtà assomigliano più che altro ai leggendari discorsi prima di una battaglia – nel senso che servono solo a infiammare gli spiriti dei propri seguaci.
Ecco perché, per esempio, l’altro vicepremier Luigi Di Maio ha iniziato a vaneggiare di come il leader della Lega abbia "Tradito il Paese", facendo saltare Reddito di cittadinanza e Quota 100, rischiando di causare l’aumento dell’Iva e, per buona misura, tornando tra le braccia di Silvio Berlusconi. Tutte iniziative, guarda caso, premiate dai sondaggi, che danno il Carroccio in volo verso il 40% e il M5S sempre più in caduta libera: e senza neanche un Gerry Scotti che dia dei suggerimenti su cosa dire.
Giggino continua a fingere di ignorare che nessuno voleva più il Governo gialloverde, esclusi i trinariciuti a Cinque Stelle: e non riesce proprio a capire che ogni volta che scarica su Salvini la responsabilità della crisi dell’esecutivo lo carica anche di voti.
Ma è quando parla di economia che le sue farneticazioni raggiungono lo zenit – o meglio il nadir. Il pericolo che scattino le clausole di salvaguardia, infatti, è stato causato esclusivamente dalla follia assistenzialista dei grillini: al punto che, se davvero il Reddito cessasse, sarebbe “merito”, non “colpa” del Capitano.
Quanto a Quota 100, il capo politico del MoVimento dimentica un piccolo dettaglio: se si tornerà alle urne e se, come appare probabile, gli elettori premieranno il centro-destra di nuovo unito, la Lega potrà riproporre il provvedimento, assieme alla Flat Tax e a tutte quelle misure su cui i pentastellati si sono sempre messi di traverso. Il che dovrebbe far pensare ai leghisti che sia meglio un giorno con Berlusconi che cento con Grillo.
Tra l’altro, quando il Ministro dell’Interno ha evocato il patto con il Cav e con Giorgia Meloni, «l’Italia del sì contro l’Italia del no», non ha escluso di potersi rivolgere anche ai grillini positivi che ha conosciuto, affermando di chiudere soltanto a «chi è disponibile ad andare anche con Renzi».
Già, l’altro Matteo (sic transit gloria mundi) ce la sta mettendo tutta per spaccare in due il Partito Democratico. Pare abbia anche già deciso di chiamare il suo nuovo gruppo parlamentare “Azione civile” – il che però potrebbe creargli qualche problema con Antonio Ingroia, il cui movimento ha lo stesso nome.
Del resto, secondo un big della Ditta come Carlo Calenda la scissione è già in atto. «Renzi ha fatto un’intervista, non solo facendo zompare per aria il Pd ma anche facendolo diventare argomento di conversazione al posto della crisi di Governo» si è sfogato l’ex Ministro dello Sviluppo Economico. «Il tutto senza fare una telefonata a nessuno. E questo aveva detto che avrebbe fatto il senatore semplice e che non avrebbe parlato per due anni… pensa se parlava».
In un Pd che ha dunque più anime degli Horcrux di lord Voldemort, a fare da pontiere ci ha provato Goffredo Bettini, che ha lanciato l’idea di un Governo di legislatura che duri almeno fino al 2022, quando si dovrà votare il nuovo Presidente della Repubblica. L’idea sarebbe quella di imporre ai grillini un programma che prescinda dai «temi più demagogici ed eversivi», che imponga la damnatio memoriae su tutte le leggi proposte dal Carroccio e, soprattutto, impedisca l’elezione di un Capo dello Stato di centro-destra (o, peggio ancora, leghista). Per allettare i pentastellati – che altrimenti non si capisce perché dovrebbero sostenere un esecutivo in cui farebbero gli “utili idioti” del Pd -, si ipotizza che tale ircocervo potrebbe essere guidato da Raffaele Cantone, che in effetti ne avrebbe tutte le carte in regola: magistrato, idolo dell’house organ ufficioso del M5S, con già all’attivo danni incalcolabili quando era alla guida dell’Anac. Praticamente il prototipo del grillino, se non fosse laureato.
Secondo indiscrezioni, una tale prospettiva non sarebbe sgradita neppure a Sergio Mattarella, che nel frattempo assiste dalla Sardegna, dove si trova in vacanza, agli sviluppi della crisi. Il primo passo lo ha fatto la presidente di Palazzo Madama Elisabetta Alberti Casellati che, constatata l’assenza di unanimità nella Conferenza dei capigruppo, ha convocato il Senato per martedì 13 in modo da votare il calendario dei lavori – decisione che è perfettamente nelle sue prerogative, malgrado i piagnistei dei dem che avevano preventivamente blaterato a proposito di «un’assurda forzatura».
Il presidente dei senatori democratici, il renziano Andrea Marcucci, si è anche lasciato sfuggire che l’obiettivo corrente è arrivare a un nuovo Governo, facendosi subito smentire dalla maggioranza del partito che ha derubricato la sua dichiarazione a «posizione personale».
Non è un mistero, infatti, che il segretario Nicola Zingaretti incarni la linea favorevole alle elezioni anticipate, convinto che «l’accordicchio» col M5S – che anche Calenda ha liquidato come folle e ridicolo – sarebbe un favore (l’ennesimo) a Salvini.
Anche perché è oggettivamente difficile che i competenti possano contare sulle dimenticanze degli elettori, i quali già ora stanno perfidamente rilanciando sui social l’intervista di neanche due settimane fa in cui Renzi spergiurava che avrebbe lasciato il Pd piuttosto che allearsi con un movimento i cui valori sono «la lotta ai vaccini, il rifiuto della scienza, la mancanza di democrazia interna, il giustizialismo, la lotta contro la competenza, l’elogio di chi non studia, l’assistenzialismo».
Ora, invece, sembra pronto a lasciare il Pd proprio per abbracciare il MoVimento e salvarsi la poltrona. Contrordine compagni, avrebbe ironizzato il grande Giovannino Guareschi.
*Foto dalla pagina Facebook di Matteo Salvini