Cronaca

Women Of Change Italia: certificazione della parità di genere e la she-covery

“Aiutateci tutti a sciogliere veramente e completamente tutti i legami che ancora avvincono le mani delle nostre donne e avrete nuove braccia, liberamente operose per la ricostruzione d’Italia” – Teresa Mattei, Assemblea costituente, seduta del 18 marzo 1947.

In coerenza con il lancio della Missione per il raggiungimento dell’Obiettivo 5 dell’Agenda 2030 (uguaglianza di genere ed emancipazione di tutte le donne e le ragazze), la Certificazione della Parità di genere (e relative misure attuative), inserita nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) ha nuovamente accesso il dibattito sull’annosa questione dell’uguaglianza formale e sostanziale tra uomini e donne, in ambito lavorativo e non solo, gettando le fondamenta per la costruzione di una reale dimensione sistemica in cui centrale è il ruolo delle donne nella ripresa economica post-Covid, una ripartenza all’insegna della She-covery (neologismo coniato in occasione del Women’s Forum G20 Italy).

Il contesto normativo

Istituita con il nuovo art. 46-bis, a partire dal 1° gennaio 2022, la Certificazione di Parità di genere è una delle tre importanti novità, insieme al concetto più esteso di discriminazione e un rapporto più dettagliato sulla situazione del personale (chiesto ogni due anni alle aziende con almeno 50 dipendenti, che dovrà riportare anche le retribuzioni e i premi riconosciuti ai lavoratori dei due sessi), previste dalla Legge 5 novembre 2021, n. 162, entrata in vigore il 3 dicembre 2021 modificando il Codice Pari Opportunità (Dlgs 198/2006).

Il 24 marzo 2022 la Ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia, Elena Bonetti e il Presidente UNI, Giuseppe Rossi, hanno presentato la prassi di riferimento UNI/PdR 125:2022, che definisce criteri, prescrizioni tecniche ed elementi funzionali alla certificazione di genere. Al fine di trasmettere le linee guida e indicare le direzioni da intraprendere per avviare quello che definiamo “un percorso sistemico di cambiamento culturale”.

Il ruolo delle aziende

In tale contesto vincono le aziende che adottano modelli di open innovation, attente alle esigenze e consapevoli dell’importanza della valorizzazione del capitale umano e della centralità di principi come la conciliazione tra vita privata e lavoro, aperte al confronto interno con i propri dipendenti e ad accogliere gli input di crescita e sviluppo che provengono dal contesto esterno, nazionale ed internazionale.

E di aziende disposte ad innovare nel nostro Paese sembrano essercene diverse, aziende che oltre a percepire la Certificazione di parità di genere come un obbligo calato dall’altro, stanno mostrando interesse verso la normativa e la prassi di riferimento, e che sono disposte a cogliere le opportunità offerte dalla prospettiva di parità, in termini di crescita, sviluppo sostenibile, incentivi fiscali e premialità.

Il ruolo delle associazioni

Se è vero, come diceva Ruth Bader Ginsburg (per13 anni giudice della Corte d’Appello e per 27 anni giudice della Corte Suprema degli Stati Uniti, attivista impegnata in difesa dei diritti delle donne, pioniera della parità di genere, ricordata oltre che per la fermezza nel difendere il diritto della donna ad abortire, e per la sua azione volta ad affermare il principio della gender pay equality), che il Cambiamento duraturo è quello che si ottiene a piccoli passi, è anche vero che è oggi il momento dell’accelerazione del cambiamento, quel decisivo cambio di rotta per cui molte donne, singolarmente o in forma associativa, hanno molto tempo atteso, per cui hanno lavorato e soprattutto costruito.

Se è vero che ricorderemo 162 e 125, verranno ricordati come i numeri della svolta, colonne del tempio del Ri-Nascimento 4.0. è anche vero che abbiamo ancora tanto lavoro da fare.

She-session pandemica

I due anni di She-session pandemica hanno prodotto il fenomeno della rinuncia al lavoro da parte di molte donne per dedicarsi alla gestione del carico di cura. Alla luce della differenza di retribuzione rispetto al compagno/marito, dall’incremento delle violenze domestiche spesso legate a doppio filo alla mancanza di indipendenza economica. Dal diffondersi del fenomeno della ri genderizzazione, delle violenze di genere e delle violenze di branco tra i giovanissimi.

Molte Associazioni e Alleanze di Associazioni, hanno monitorato la situazione, coinvolgendo sia l’opinione pubblica che i KOL (key opinion leader), figure chiave del mondo delle Aziende, del Terzo Settore, delle Istituzioni. E hanno aperto tavoli di confronto, con le donne e con gli uomini, con gli stakeholders di tutti i livelli, hanno fatto Sistema e “spinto” affinché a livello centrale fosse affrontata l’annosa questione dei bias di genere, della disparità, delle discriminazioni.

Il mondo del Terzo Settore è nuovamente chiamato a svolgere un ruolo attivo di sensibilizzazione e mediazione tra i diversi stakeholders.

Women Of Change Italia, rinnova il suo impegno in tal senso.

Redazione

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